Consiglio federale allo sbaraglio: vietare i finanziamenti esteri alle moschee? Sa po’ mia!
Ma guarda un po’, l’estremismo islamico “potrebbe” (l’utilizzo del condizionale è dettato da carità di patria) prendere piede in Svizzera. E il Consiglio federale cosa fa? Finge di non vedere. Tout va bien, Madame la Marquise! Ed infatti il governo dice njet ad una mozione del sottoscritto che chiedeva tre cose:
- vietare i finanziamenti stranieri per le moschee ed i predicatori islamici in Svizzera;
- imporre l’obbligo di trasparenza sui finanziamenti per i luoghi di culto musulmani;
- imporre l’obbligo di tenere le prediche nella lingua locale.
Inchieste d’Oltralpe
La mozione, presentata a fine aprile, non cadeva del cielo. Si era infatti da poco scoperto (a seguito di inchieste della stampa d’Oltralpe) che il governo turco finanzia almeno 35 luoghi di culto islamici in Svizzera. E ovviamente il sospetto è che il finanziamento non persegua scopi filantropici ma che Erdogan foraggi affinché in Svizzera venga diffuso l’ “islam politico”. Infatti, il principio del “chi paga comanda” – e quindi detta i contenuti – non vale solo per la stampa di regime.
Sottobosco inquietante
Abbiamo peraltro visto che anche in Svizzera ed in Ticino c’è un sottobosco inquietante. Vedi il miliziano del sedicente Stato islamico che si allenava nelle nostre palestre. Vedi il marocchino espulso dal Belpaese per simpatie terroristiche, felice titolare di un permesso B. Vedi la recente notizia che dalla Svizzera sono già partiti 76 combattenti dell’Isis (cifra ufficiale: quella reale potrebbe essere ben più elevata). E se 76 sono partiti – e che non si sognino di tornare! – chissà quanti non hanno la benché minima intenzione di farlo: preferiscono stare da noi a “radicalizzare” correligionari.
Argomenti ritriti
Nessuno s’illudeva che il Consiglio federale aderisse ad una proposta della Lega populista e razzista (ma quando mai!) come quella contenuta nella mozione di cui sopra. Tuttavia, i “ghost writer” governativi potevano almeno tirare assieme qualche pretesto un po’ più originale per dire Njet. Invece propinano le solite ribollite.
L’argomento principe è sempre lo stesso: “le regole attuali bastano”. Non per essere ripetitivi, ma si dà il caso che la storiella delle “regole sufficienti” l’abbiamo già sentita più volte; ad esempio, in campo di segreto bancario: abbiamo visto come è andata a finire. Del resto, non siamo molto disposti a berci una favoletta come quella che segue (citazione dalla presa di posizione del Consiglio federale): “le autorità federali e cantonali intervengono (nei confronti di predicatori islamici estremisti) in virtù del diritto penale, del diritto in materia di stranieri (divieto d’entrata, revoca del permesso di dimora) e delle norme a tutela della sicurezza interna”. Ammesso e non concesso che le autorità “federali e cantonali” citate effettivamente intervengano, davanti ad un ricorso da parte della persona colpita dalla revoca del permesso di dimora si troverà sempre un qualche giudice, esponente della partitocrazia spalancatrice di frontiere, smanioso di sentenziare che revocargli il permesso “sa po’ mia”. E quindi gli svizzerotti si tengono il fondamentalista!
Limitazioni massicce?
Degna di nota anche la teoria politikamente korretta del “non bisogna discriminare le comunità musulmane e gli imam e sospettarli in maniera generalizzata”. Addirittura agli scribacchini ministeriali scivola la frizione e cianciano, in relazione alle tre proposte della mozione Quadri, di “limitazioni massicce di diritti fondamentali”. Uhhhh, che pagüüüüüraaa! Magari ogni tanto i citati ghost writers potrebbero anche evitare di allestire le prese di posizione con il copia-incolla. Non risulta che i terroristi che stanno insanguinando mezzo mondo siano cristiani, o ebrei, o buddisti o seguaci di Manitù o adoratori di Giove Pluvio. Sono terroristi islamici (anche se, per ovvi motivi, ai fautori del multikulti vedere l’aggettivo islamico affiancato al sostantivo terrorista fa venire il mal di pancia). Visto che il pericolo viene da lì, pare anche ovvio che il monitoraggio sia lì.
Quando i buoi saranno scappati…
E sarebbe anche buona cosa se la si piantasse di utilizzare il pretesto, tipico dei moralisti a senso unico, della libertà di religione, trasformata in coperchio buono per tutte le pignatte (si è pure tentato, e si tenta tutt’ora, di utilizzarlo a sostegno del diritto (?) di girare in burqa). Il divieto di finanziamenti esteri per luoghi di culto islamici, la trasparenza sulla provenienza dei loro fondi o l’obbligo di predicare nella lingua locale non limitano nessuno nell’esercizio delle proprie convinzioni religiose. Tant’è che misure del genere già esistono in altri paesi, vedi ad esempio l’Austria (quella che costruirà la barriera sul confine con l’Italia: prendiamo esempio anche in questo!).
Tanto per non fare la figura di quello che vive sul pianeta Marte, terminando la sua presa di posizione il Consiglio federale uregiatescamente chiosa: “Non sono comunque esclusi, per combattere i rischi rappresentati dalle comunità e dai predicatori islamici estremisti, eventuali inasprimenti mirati del diritto”. Traduzione: “non escludiamo di cominciare ad accostare leggermente le porte quando i buoi saranno fuori dalla stalla e dal recinto”.
Se qualcuno pensa davvero di poter contrastare il terrorismo islamico con il politikamente korretto ed il buonismo-coglionismo, prepariamoci al peggio.
Lorenzo Quadri