Doveroso ridurre il tasso di conversione dell’IPCT. Che nessuno si sogni strani magheggi

Arieccoli! Li aspettavamo al varco e puntualmente ci sono cascati. I kompagni della VPOD (il $indakato degli statali) starnazzano allo scandalo contro la decisione della Cassa pensioni cantonale (IPCT) di ridurre il tasso di conversione dall’attuale 6.17% al 5%.

Tutte le casse pensioni navigano attorno al 5%, per ovvi motivi: dal 2015 ad oggi il tasso tecnico è passato dal 3.5% all’1.5%.Sarebbe dunque il colmo se per gli statali continuassero a valere privilegi anacronistici, finanziati dal solito sfigato contribuente ticinese che ormai non sa più da che parte voltarsi per arrivare a fine mese!

Rapina sventata

E’ forse il caso di ricordare a VPOD e compagnia cantante che alla Cassa pensioni degli statali i ticinesi hanno già versato quasi mezzo miliardo di franchetti meno di dieci anni fa. Ciononostante, governicchio e parlamenticchio cantonale erano pronti ad infilare di nuovo le mani nelle tasche del contribuenteper stuccare una somma analoga. La rapina è stata sventata solo grazie al Mattino ed alla Lega, che hanno promesso il referendum.

Di conseguenza, la maggioranza del parlatoio cantonale ha dovuto giocoforza approvare il rapporto redatto da Michele Guerra(LEGA) e Paolo Pamini (UDC). Esso prescrive il risanamento dell’istituto previdenziale tramite un anticipo di 700 milioni di franchi, che l’IPCT a sua volta investirà sul mercato per colmare il buco finanziario. Per racimolare il tesoretto da 700 milioni, che andrà restituito, il Cantone emetterà obbligazioni trentennali in tre tranches. In questo modo l’operazione sarà a costo zero per l’ente pubblico. E’ evidente che la Lega vigilerà con molta attenzione su tale aspetto. Altrettanto evidente è che questo contributo deve essere l’ultimo.

Passo doveroso

Era scontato che il prossimo capitolo da affrontare sarebbe stato quello del tasso di conversione dell’IPCT. Perché il 6.1% finora applicato è da tempo insostenibile. Qualche mese fa, l’Ufficio federale di statistica ha pubblicato i dati sulla copertura degli istituti previdenziali svizzeri. E’ emerso che, in totale, c’è una copertura insufficiente per qualcosa come 32.4 miliardi di Fr. La quasi totalità di questo ammanco plurimiliardario è imputabile alle casse pensioni pubbliche (tra cui quella del Canton Ticino). Ed infatti per i 71 istituti di previdenza di diritto pubblico la copertura insufficiente è di 31.9 miliardi, mentre per le 1263 casse di diritto privato il buco è di “solo” mezzo miliardo.

Se le casse pensioni pubbliche sono in sottocopertura mentre quelle private no, è manifesto che questo accade perché gli istituti previdenziali statali hanno delle prestazioni da paese dei balocchi. Chiaro: c’è la garanzia dello Stato. Adesso però la musica deve cambiare. La ricreazione è finita. La decisione dell’adeguamento del tasso di conversione dell’ICPT a quello delle casse private andava presa già anni fa. Ma la partitocrazia cantonticinese ha lungamente nascosto la testa sotto la sabbia per motivi elettorali (i funzionari cantonali votano).

L’adeguamento è un atto dovuto nei confronti dei contribuenti. In particolare di quelli che lavorano nel privato. Dai quali non si può ovviamente pretendere che paghino il risanamento delle loro casse pensioni ed in più foraggino con le proprie imposte i costi generati dal non-risanamento dell’istituto previdenziale cantonale!

Referendum (ancora) garantito

Sicché, non vogliamo nemmeno sentire parlare di misure compensatorie a seguito della riduzione del tasso di conversione della Cassa pensioni cantonale!

Del resto, perfino il segretario cantonale della VPOD kompagnoRaoul Ghisletta si rende conto della situazione. Sul CdT del 25 maggio infatti – dopo aver bollato come “scandalosa”(corbezzoli!) la riduzione del tasso di conversione ed annunciato non meglio precisate “mobilitazioni” in autunno (uhhh, che pagüüüraaa!) – Ghisletta dichiara: “Siamo rimasti d’accordo con il Governo che, assieme all’IPCT, avremmo elaborato uno studio per immaginare delle misure di compensazione. Ma poi il Governo dovrà redigere un messaggio. E poi il tutto dovrà passare dal Parlamento, con la possibilità che venga evocato (?)un referendum”.

Cosa, cosa? L’invenzione di escamotage farlocchi per mantenere in vigore con soldi pubblici l’insostenibile situazione attuale, sì che sarebbe “scandalosa”! Non certo l’adeguamento del tasso di conversione dopato dell’IPCT!

Di conseguenza:

1) Il referendum “evocato” dal segretario VPOD non è una possibilità, bensì una certezza.
2) Di conseguenza, consigliamo al governicchio di nemmeno perdere tempo a studiare (?) misure di compensazione: sarebbe lavoro sprecato.
3) Che nessuno si sogni di inventarsi qualche magheggio per travasare soldi dalla gestione corrente del Cantone alla cassa pensione, con l’obiettivo di tenere in piedi il tasso di conversione “dopato” del 6.17%; perché sarebbe referendum comunque!

Avviso ai naviganti

Già che siamo in tema di mani nelle tasche del contribuente: invitiamo caldamente (eufemismo) il governicchio a rinunciare alla prevista taroccatura verso l’alto delle stime immobiliari. O, se proprio la taroccatura va fatta, allora DEVE essere neutra dal punto di fiscale. In altre parole: non deve recare alcun pregiudizio ai proprietari di una casetta o di un appartamento. Né dal profilo delle imposte, né da quello dell’accesso ad eventuali aiuti pubblici (sussidi di cassa malati, borse di studio,…) e neppure in materia di calcolo delle rette per la casa anziani o simili. Visto che i contribuenti non diventano più ricchi perché il governicchio gonfia le stime immobiliari, non devono nemmeno subire alcun danno da una simile operazione del finferlo! E’ chiaro il messaggio, e qui ci rivolgiamo in primis al DFE targato PLR? Ossia quel partito che fa melina sugli sgravi in materia di imposte di circolazione (vedi articolo sul tema)?

A scanso di equivoci: in caso di mancata neutralità fiscale della riforma delle stime immobiliari, il referendum è garantito!

Lorenzo Quadri