L’amministrazione federale, gonfiata come una rana, aggrava la carenza di personale medico
L’amministrazione federale è gonfiata come una rana. E, invece di ridimensionarsi, si pompa sempre più. I fantasiosi esperti secondo i quali in Svizzera si creerebbero “troppi posti di lavoro” almeno una cosa giusta l’hanno detta: in prima fila tra i creatori di impieghi c’è la Confederella. La quale però li genera con i soldi dei contribuenti.
Al proposito, la NZZ ha pubblicato di recente un interessante articolo. Il focus è sull’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Quello che – sotto l’ala del kompagno Alain “Blick” Berset, P$ – durante la pandemia di stramaledetto virus cinese ne ha combinate peggio di Bertoldo, con la connivenza della stampa di regime.
700 specialisti
La “carenza di medici” è un problema riconosciuto in Svizzera. Tant’è che si continua ad importarne dall’estero. E l’UFSP del kompagno Berset non fa che peggiorare la situazione. Esso infatti conta al proprio interno qualcosa come 700 “specialisti” del settore della medicina. Una cifra che è letteralmente esplosa: la crescita è stata del 50% in 20 anni.
Pur considerando che non tutti questi “specialisti” trasformati in burocrati sono medici o infermieri, sta di fatto che c’è del personale sanitario, e mica poco, che manca dal terreno poiché risucchiato dall’amministrazione pubblica. Così una situazione già critica si aggrava ulteriormente.
Si inventano il lavoro
Oltretutto, i burocrati in esubero si inventano il lavoro per giustificare la propria cadrega. “I numerosi nuovi funzionari devono pur occuparsi di qualcosa. Quindi producono proposte di legge, studi e raccomandazioni. Così facendo vanno ulteriormente a gravare chi opera sul terreno”. Questa dichiarazione sembra ripresa dal Mattino della domenica. Ma non lo è. E’ farina del sacco dell’ex consigliera nazionala Verde-anguria (!) Yvonne Gilli, attualmente presidenta dell’associazione mantello dei medici FMH. La buona Yvonne farebbe bene ad esprimere le proprie rimostranze al suo partito che, in tandem con il P$ (di cui è la fotocopia), continua a pompare senza ritegno l’ente pubblico con nuovi compiti e quindi nuovi burocrati per svolgerli, blaterando della necessità di avere uno “Stato forte”; dove forte è in realtà sinonimo di opprimente e deresponsabilizzante.
Medici esasperati
L’esplosione della burocrazia in ambito sanitario fa sì che medici ed infermieri impieghino un quinto del proprio tempo di lavoro per riempire scartoffie; durante queste ore, non si possono occupare dei pazienti. Per questi professionisti, la situazione è esasperante. Non solo. I progetti di nuove leggi e ordinanze – sempre più lunghi ed arzigogolati: mattoni di svariate centinaia di pagine – prima di venire sottoposti al giudizio del parlatoio, sono mandati in consultazione tra le cerchie interessate: associazioni professionali, casse malati, cantoni, rappresentanti dell’industria, eccetera. La redazione delle prese di posizione implica parecchio lavoro. Data la complessità della materia, il ricorso a specialisti esterni (che si fregano le mani ed incassano gli onorari) diventa spesso necessario. Poi però queste prese di posizione in molti casi nemmeno vengono prese in considerazione dai politicanti. Specie se le risposte non sono quelle auspicate.
Politichetta allo sbando
Naturalmente anche il parlatoio federale – ma a livello cantonale il meccanismo è identico – ci mette del suo. Parecchio del suo. L’ipermediatizzazione della politichetta crea mitomani in continua fregola di visibilità. Costoro, per ostentare di essere sempre “sul pezzo”, ad ogni problema che si presenta reagiscono chiedendo allo Stato nuovi studi, nuove leggi, nuove ordinanze, nuovi controlli. Nella pratica, ciò si tramuta in una pletora di burocrati per formulare le regole richieste, ed in un’altra pletora per applicarle, mettendo i bastoni tra le ruote a chi lavora al fronte. Inutile dire che, oltretutto, i costi a carico del contribuente esplodono.
La presidenta FMH Gilli, già politicanta Verde-anguria, lamenta – giustamente – che spesso e volentieri i burocrati che preparano leggi ed ordinanze hanno una conoscenza “solo teorica del funzionamento del sistema sanitario”. Non è nemmeno raro (aggiungiamo noi) che si tratti di “mazze” a livello pratico, le quali, una volta incadregatesi nell’amministrazione pubblica, poi pretendono di pontificare, magari animate da spirito di rivalsa.
La soluzione? Sfrondare
L’effetto perverso della macchina burocratica che alimenta sé stessa è evidente e pernicioso. In genere i burocrati federali – ma non solo federali – operano in condizioni di privilegio (stipendio elevato, posto garantito a vita, poco stress) e di conseguenza sono sempre più disconnessi dalla realtà. Se lo Stato, con i soldi dei contribuenti, offre condizioni di lavoro che l’economia privata non si può permettere, è fatale che l’ente pubblico continuerà a drenare sempre più forze dal fronte. Il circolo vizioso è particolarmente deleterio in quei settori dove sul terreno c’è carenza di personale. Come quello medico, appunto. Che però non è certo l’unico. Anzi.
La radice del male? Una mentalità di stampo $inistrato, sposata anche dal cosiddetto “centro” sempre a rimorchio dei kompagnuzz*, che considera i cittadini degli inetti da mettere sotto tutela tramite uno Stato-balia deresponsabilizzante ed opprimente.
La cura? Sfrondare l’amministrazione federale e cantonale. Riportiamola alle dimensioni di 20 anni fa. Poi vediamo se la situazione non migliora. Per non parlare del vantaggio economico che una simile operazione comporterebbe.
Lorenzo Quadri