Che ci sia un problema a livello di sussidi per il pagamento dei premi di cassa malati è evidente. Basti pensare che il tasso dei beneficiari è passato da un già stratosferico 30% al 40%, e con tutta probabilità aumenterà ancora. Quindi ci si sta pericolosamente avvicinando ad una situazione in cui metà della popolazione riceve sussidi pubblici per pagare un’assicurazione sociale obbligatoria. E’ chiaro che qualcosa ciurla nel manico. A maggior ragione se si pensa che anche redditi non certo bassi riescono ad ottenere contributi, in genere a seguito delle deduzioni fiscali per figli.
Problema noto…
Il problema è noto da tempo, ed infatti negli anni scorsi si è anche cercato di risolverlo cambiando la base di calcolo del sussidio ed introducendo il famoso criterio del “reddito disponibile semplificato”, in vigore dal 2012. La proposta, accolta con entusiasmo dal Gran Consiglio cui era stata “venduta” particolarmente bene, a prima vista sembrava bella. L’applicazione pratica ne ha però mostrato i limiti. Tanto per cominciare i proprietari di una piccola sostanza immobiliare (sempre loro!) si sono visti decurtare gli aiuti. Ciò ha messo ancora più in difficoltà gli anziani proprietari di una casetta o appartamento che, per questo motivo, già non ricevono la prestazione complementare. Inoltre il nuovo sistema di calcolo nella sua complessità non riesce comunque a rispecchiare la reale disponibilità finanziaria del cittadino; ciò ha imposto dei correttivi che l’hanno snaturato ulteriormente.
… Ma irrisolto
Così il problema non solo non è stato risolto, ma si è addirittura aggravato. Si è ampliato il numero dei beneficiari di sussidi ed è diminuito l’ammontare pro-capite dell’aiuto: quindi questo è diventato meno incisivo. In sostanza, dunque, un sistema ad innaffiatoio dai costi non più sostenibili.
A ciò si aggiunge la questione non irrilevante degli stranieri con permesso B che beneficiano di sussidi di riduzione del premio di cassa malati, ciò che comporta una spesa quantificata ad occhio e croce di almeno 15 milioni di Fr; che è più o meno quanto si vorrebbe risparmiare sulle spalle della gente con il Beltrataglio. Visto che il permesso B viene rilasciato a persone che dovrebbero essere in grado di mantenersi con il proprio lavoro, i sussidi sociali a chi dispone di questo statuto dovrebbero essere uguali a zero.
Appurato che esiste effettivamente un problema a livello di sussidi di cassa malati, ecco che si interviene con l’ormai noto Beltrataglio, su cui voteremo il 18 maggio.
Che il Beltrataglio abbia una sua logica non lo nega nessuno (e ci mancherebbe che il governo e la maggioranza del parlamento approvassero misure totalmente campate in aria). Tuttavia sbaglia bersaglio. Per non versare aiuti ai “meno poveri” si taglia su tutti, compresi i veri bisognosi.
Pagano i più deboli?
Il Beltrataglio è la soluzione sbagliata ad un problema effettivo. E aggiungiamo anche un altro elemento: i ticinesi negli ultimi 18 anni hanno pagato 450 milioni di Fr di troppo di premi di cassa malati, ma ne vedranno indietro solo 68. Ai ticinesi, già derubati di oltre 380 milioni di Fr, si vogliono pure decurtare i sussidi? E’ il danno che si somma alla beffa. Senza contare che non sta né in cielo né in terra che l’unica misura di risparmio del Cantone venga fatta pesare sul groppone dei più deboli, quando il Cantone continua a spendere allegramente a destra e a sinistra e i contenimenti dei costi all’interno dell’amministrazione pubblica latitano.
La via da seguire
Qual è allora la soluzione? Quella di avere il coraggio di modificare radicalmente il sistema di calcolo dei sussidi di cassa malati, anche se questo è entrato in vigore solo da un paio d’anni. La via l’hanno indicata il presidente dell’Ordine dei medici Franco Denti e l’ex direttore dell’Ufficio assicurazione malattia del DSS Bruno Cereghetti. Si passi dunque al modello basato sul reddito dall’imposta federale diretta, già in vigore in altri Cantoni e che permetterebbe notevoli vantaggi, ad iniziare dall’esigenza generale di avere un modello semplice, trasparente e sopportabile economicamente per le casse del Cantone. In altre parole, aiuti più incisivi e mirati a chi ne ha bisogno. Con un potenziale risparmio che i promotori di questa soluzione calcolano attorno ai 60 milioni.
Quindi il prossimo 18 maggio votiamo No al Beltrataglio ai sussidi di cassa malati, interrompendo la catena delle misure sbagliate prese nell’illusione di coprire lo sbaglio iniziale, e che ottengono invece il risultato di accrescere sempre più lo sfasamento.
Lorenzo Quadri