Quando si dice: oltre al danno, la beffa. Ed è proprio il caso di dirlo nella vicenda, scandalosa, della finta invalida serba residente nel locarnese. Scandalosa per i suoi contenuti, e per il fatto che, poco ma sicuro, non si tratta di un caso isolato.
I fatti risalgono al 2009 quando si scoprì che la finta invalida, 55enne, nei periodi in cui si trovava – ed accadeva spesso – al paese d’origine conduceva una vita normalissima e non presentava alcun problema di salute. Quando invece la donna era in Ticino, prima delle visite mediche si autoinfliggeva delle ustioni. Una truffa in piena regola, dunque. Non c’è santo che tenga.
La “furba” venne colta in castagna da un detective della sua assicurazione privata, la quale assicurazione aveva voluto vederci chiaro. La verità venne rapidamente a galla. Sicché la 55enne “non patrizia” finì sotto inchiesta per una truffa di 300mila Fr, assieme al marito-complice.
Due fatti, già a questo punto, fanno rizzare i capelli in testa.
1) Come mai i medici che visitavano la donna non si sono accorti di niente? Come mai non hanno mai sospettato che le ustioni fossero autoinflitte? Al proposito vale stiamo ancora aspettando la risposta all’interrogazione leghista che chiedeva al governo di stilare una classifica dei medici che redigono il maggior numero di certificati d’invalidità.
2) Il PP Garzoni, che per primo si occupò del caso della finta invalida, emise un decreto di non luogo a procedere. Ne seguì smentita e bacchettata da parte della Camera dei ricorsi penali. L’incarto passò poi alla PP Bergomi la quale procedette all’arresto della donna. Dimostrazione lampante di come certi magistrati, davanti a gravi abusi nel sociale, diano prova di allarmante leggerezza: assoluzioni a go-go! Per fortuna che qualcun altro ha dimostrato maggior scrupolo professionale.
E purtroppo non è ancora finita perché nei giorni scorsi, rispondendo ad una precisa interrogazione leghista, il Consiglio di Stato, seppure con quasi due anni di ritardo, doveva ammettere a denti stretti che la coppia, ossia moglie finta invalida e marito complice, ha anche risieduto in albergo a spese del contribuente. Per la precisione, i due serbi, su indicazione dei servizi sociali, i quali hanno anche pagato il conto ovviamente con denaro pubblico, hanno vissuto in albergo dal 1° aprile al 10 maggio del 2009. Dopo essere stati condannati per la loro truffa. E per questo periodo, il costo totale del soggiorno, a carico del contribuente, è stato di 5800 Fr.
Però! 5800 Fr sono una cifra superiore allo stipendio medio ticinese. E allora, quanti ticinesi possono permettersi di spendere questa somma per trascorrere più di un mese in albergo? Lo Stato li ha sperperati per mantenere in hotel a Locarno dei finti invalidi, dei simulanti condannati per abuso di prestazioni sociali. Persone che hanno ringraziato per l’ospitalità ricevuta nel nostro paese truffando la nostra socialità. Qui qualcosa non torna. Ma non torna proprio. Oppure, c’è qualcuno che fa apposta a fare arrabbiare la gente…
Lorenzo Quadri