“Situazione distesa”, “Ad un passo dall’accordo”: queste ed altre fanfaluche sono state propinate ufficialmente dalla ministra delle finanze Eveline Widmer Schlumpf in tempi molto recenti al proposito dei rapporti tra Svizzera ed Italia. Obiettivo: ottenere dal Ticino lo sblocco dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri. I fatti hanno subito dimostrato che la realtà dei rapporti con la vicina ed ex amica Penisola era, ancora una volta, estremamente diversa da come figura nelle fantasie bernesi. Ed infatti nei giorni scorsi sono ricomparsi, a Ponte Chiasso ed a Brogeda, i Fiscovelox di infausta e (Tre)montiana memoria. Di più: viene pure allegramente annunciato che i simpatici aggeggi si materializzeranno anche su altri valichi.

L’accaduto dimostra due cose.

Primo. Che il nuovo governo italiano, tra l’altro totalmente privo di qualsiasi legittimazione popolare, non si sogna di giungere ad una normalizzazione dei rapporti tra Svizzera ed Italia. Al contrario. Continua a dipingere il nostro Paese come un paradiso fiscale, e a trattarlo di conseguenza. Questo mentre a Berna governo e Parlamento hanno praticamente smontato il segreto bancario, allentandolo sempre di più: l’ultimo colpo, inferto i giorni precedenti il Natale (un bel regalo… a chi?) ha reso ancora più vaghe e nebulose le informazioni che l’autorità fiscale estera deve fornire per ottenere informazioni sulle relazioni bancarie in Svizzera di un proprio concittadino.

Secondo. L’incapacità federale di trattare con i vicini a Sud appare in tutta la sua evidenza. Si insiste nel partire dal presupposto di un’affidabilità dell’interlocutore. Affidabilità che però non ha il benché minimo riscontro nella realtà. Purtroppo questa incapacità  di relazionarsi si estende drammaticamente a tutti i temi in agenda. Un altro esempio al proposito è  il proseguimento a sud di AlpTransit. La relazione, negli scorsi mesi, dei responsabili della Confederazione per i rapporti con l’Italia nel merito di tale dossier davanti alla Commissione dei trasporti del Consiglio nazionale ha reso evidente che purtroppo queste persone, pur degnissime ed impegnate, credono ancora a Gesù Bambino.

A fare le spese di questa incapacità negoziale con l’Italia è il Ticino, che sconta le conseguenze di improvvidi cedimenti o di accordi abortiti. Per questo è chiaro che i ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri devono rimanere bloccati.

Anzi, avanti di questo passo e ci saranno le premesse per bloccare i ristorni anche nel 2012, e non necessariamente in ragione di solo il 50%. Perché, contrariamente a quanto andava raccontando la ministra delle finanze, la normalizzazione dei rapporti con il governo italiano non eletto e composto dalla casta dei professori universitari, non solo non è vicina, ma nemmeno apapre all’orizzonte. Come è chiaro che – competenza federale o non competenza federale – il Ticino, il governo ticinese, non può accettare di rimanere tagliato fuori dalle trattative tra Svizzera e Italia di cui poi si vede presentare il conto.

 

Lorenzo Quadri

Consigliere nazionale

Lega dei Ticinesi