Avanti con l’albo degli artigiani!

Che gli Accordi bilaterali di bilaterale abbiano solo il nome, ormai l’hanno capito anche i paracarri. Ed infatti, e di questo bisogna dare atto, l’Italia è bravissima nel proteggere il proprio mercato del lavoro da estranei indesiderati. Parola d’ordine oltreconfine: noi spingiamo  i “nostri” artigiani, padroncini, frontalieri, ecc ecc ad andare a cercare lavoro in Svizzera ma, alla faccia della reciprocità, di svizzero in casa nostra non facciamo entrare nemmeno uno spillo. A tradurre in pratica questa teoria, ci pensa la burocrazia della vicina Penisola, sempre più spinta, che fa sì che la ditta svizzera che vuole batter chiodo oltreconfine, e che magari ha pure ottenuto un lavoro, si trovi davanti tanti e tali ostacoli, ad una tempistica allucinante e a decisioni lasciate all’arbitrio più spinto e alle lune di singole persone, da trovarsi costretta a gettare la spugna. Ad esempio, per lavorare a Campione d’Italia una ditta di carpenteria ticinese ha scoperto che da qualche mese è necessario essere affiliati alla cassa edile, e sull’affiliazione decide – secondo i suoi tempi e il suo “buon piacere” – il presidente della cassa. Per quale motivo il presidente della cassa edile dovrebbe aver voglia e fretta di dare il via libera alla concorrenza estera, non lo spiega nessuno, e quindi…
Di tutt’altro tenore la situazione in Ticino, dove il padroncino, indipendente e lavoratore distaccato di turno entra a lavorare semplicemente notificandosi e la notifica può anche essere fatta via e-mail. Malgrado le sollecitazioni questa possibilità – che, siamo pronti a scommettere, negli accordi bilaterali non figura da nessuna parte – non viene tolta. Anche se abrogarla sarebbe il primo passo. Un piccolo passo avanti, certo, ma meglio che niente.
Come noto, nei primi sei mesi dell’anno le notifiche  di padroncini, indipendenti eccetera sono state 11mila. Questo significa che quando a fine dicembre ci troveremo a tirare le somme, ci accorgeremo che siamo a quota 20mila o lì vicini. L’anno scorso le notifiche erano 15’300 e già parevano un’esagerazione. Già era chiaro che l’andamento economico non giustificava tali cifre, e dunque – per usare un eufemismo – qualcosa non va  per il verso giusto.
Al danno si aggiunge la beffa se si pensa che gli indipendenti da oltreconfine per fatturato inferiore a 10mila Fr non pagano l’IVA. E la cifra non è cumulabile, per cui se uno entra 10 volte in Ticino a fare lavori da 9mila Fr per volta, non paga l’IVA. I residenti invece pagano eccome. Quindi siamo all’autodiscriminazione. Nessun altro arriverebbe a tanto. Correggere la situazione? Troppo complicato, dice in sostanza il ministro dell’economia Schneider Ammann.
L’Italia tuttavia, con la questione delle casse edili sopra indicata, ci dà un buon esempio. Seguiamolo. Creiamo anche noi un albo degli artigiani al quale, per lavorare in Ticino, bisogna essere iscritti. Naturalmente i tempi e i modi dell’iscrizione di persone in arrivo da Oltreconfine li decidiamo noi come più ci aggrada. Del resto, una mozione in questo senso è già pendente presso il Consiglio di Stato, che farebbe bene ad approvarla, e a farlo con urgenza. Perché la situazione, e lo dicono le cifre delle notifiche, sta precipitando.
Anche questa proposta non è la panacea. Però visto che siamo in guerra economica, è bene che cominciamo anche noi a mettere in atto qualche operazione di guerriglia. Sempre, va da sé, che vogliamo evitare di colare a picco. Perché a volte c’è davvero da chiedersi se questa volontà ci sia…
Lorenzo Quadri