Finti invalidi stranieri che ritornano al paesello con la rendita pagata da noi

Il Consiglio nazionale ha di recente asfaltato un’iniziativa che voleva far sì che gli immigrati avessero diritto alla rendita AI solo finché risiedono in Svizzera. Motivo? Non bisogna scontentare i funzionarietti di Bruxelles. Ma si può essere più cocomeri di così?

Stranieri e invalidità farlocca. Un tema certamente concreto. E scottante. Infatti da una recente trasmissione del Falò RSI è emerso che, dei finti invalidi residenti in Svizzera, l’80% potrebbero essere stranieri. Così ha testimoniato un investigatore privato incaricato di indagare sui beneficiari di rendite AI che truffano l’ente pubblico. Il quale ha pure precisato di che nazionalità sono gli imbroglioni. Si tratta in prima linea di portoghesi, albanesi, kosovari, turchi. Ma come, non dovevano essere tutte balle della lega populista e razzista? E i finti invalidi stranieri colti con le mani nella marmellata non dovevano essere dei “casi isolati” (come i giovani stranieri che delinquono)?

Sospetti
Tra gli stranieri a beneficio di rendite AI svizzere, particolarmente sospetti risultano essere quelli che tornano a trasferirsi nel paese d’origine (perché, come dice qualcuno di loro senza peli sulla lingua, “è più bello”), o che comunque vanno a stare all’estero. Portandosi dietro, però, la rendita finanziata dagli svizzerotti. Questi casi sono sospetti perché sono più difficili da controllare. Al di là delle verifiche istituzionali, rimanendo in Svizzera i finti invalidi stranieri si esporrebbero al rischio di delazione magari ad opera di qualche vicino (si chiama “controllo informale”). All’estero è ovvio che questo rischio di fatto non sussiste.

Aggiornamento?
Ma quante rendite d’invalidità di stranieri vengono trasferite all’estero? Non si tratta di pochi casi. Sappiamo ad esempio che già nel 2009 venivano esportate oltre 3000 rendite AI assegnate in Ticino (di cui 1700 di frontalieri), su un totale di circa 14mila. Non era noto l’ammontare complessivo, in franchetti, delle rendite espatriate. Al proposito sarebbe molto utile avere un aggiornamento sulla situazione attuale, ottenibile ad esempio tramite atto parlamentare al CdS. Sicuramente ci saranno uno o più granconsiglieri leghisti disposti a farsi carico della pendenza.

L’iniziativa del gruppo Udc
A livello federale, gli stranieri sono, come sappiamo, il 25% della popolazione residente. Però staccano il 50% delle prestazioni d’invalidità. La sproporzione è evidente: gli stranieri hanno tendenza doppia di ottenere una rendita AI. Sono messi così male fisicamente? Oppure è legittimo il sospetto, anche in considerazione di quanto dichiarato dall’ispettore intervistato dal Falò della RSI, che una fetta – non necessariamente insignificante – di queste prestazioni sia la conseguenza di abusi? Per la serie: è così bello fare fessi gli svizzerotti…
Il problema va preso seriamente. Per un’ovvia questione di equità e per altrettanto ovvie ragioni finanziarie: i conti dell’AI sono in rosso nei confronti dell’AVS. E non ci sfagiola per nulla l’idea che un domani non ci saranno più soldi per pagare le rendite di vecchiaia ai nostri anziani perché “bisogna” foraggiare finti invalidi stranieri. Grazie, spalancatori di frontiere!

E nümm a pagum
Il consiglio nazionale lunedì si è espresso su un’iniziativa parlamentare del gruppo Udc, sostenuta dalla Lega, che proponeva un paio di cosette molto semplici. Si chiedeva di modificare la legge sull’AI, stabilendo che gli stranieri hanno diritto alla rendita d’invalidità elvetica solo se:
• Hanno pagato i contributi in Svizzera per almeno due anni interi o hanno risieduto ininterrottamente in Svizzera per 10 anni e
• Hanno il domicilio o dimora abituale in Svizzera. Questo significa che lo straniero beneficiario di una rendita AI elvetica la perde se si trasferisce all’estero.
Queste richieste sono sacrosante. Si tratta da un lato di contenere l’immigrazione nel nostro Stato sociale. E, dall’altro, di impedire che questo si trasformi in un vero e proprio self service per immigrati furbetti. Lo straniero di turno (portoghese, albanese, kosovaro, turco, per citare le nazionalità indicate in apertura) arriva in Svizzera, si fa dichiarare invalido, e poi, dopo un po’, torna al natìo paesello dove gli viene puntualmente corrisposta la rendita targata CH. Rendita con la quale il beneficiario conduce un’esistenza da nababbo, grazie alla differenza di costo della vita, senza fare un tubo da mane a sera. E magari mantiene pure tutto il parentado. E nümm a pagum!

Il njet dei partiti $torici
Ma naturalmente i partiti $torici hanno detto njet all’iniziativa del gruppo Udc! Alzare l’asticella per l’accesso all’AI di migranti che non hanno contribuito (o l’hanno fatto solo in modo irrisorio) al finanziamento dell’assicurazione invalidità svizzera? Impedire ad invalidi (finti invalidi?) stranieri di esportare le rendite al paesello? Non sia mai! Vergogna! Razzisti! E poi, i funzionarietti di Bruxelles non sarebbero d’accordo: quindi, sa po’ mia!
Qui qualcuno non ha capito da che parte sorge il sole. Mentre i Paesi UE, a partire dalla Gran Bretagna, prendono misure per impedire l’immigrazione nello stato sociale da parte di cittadini comunitari, gli svizzerotti rinunciano in partenza a fare qualsiasi cosa, terrorizzati dal pensiero di scontentare gli eurofalliti!
Sicché, grazie ai partiti $torici spalancatori di frontiere, il consiglio nazionale ha asfaltato l’iniziativa Udc per 123 voti a 67. Gli approfittatori stranieri ringraziano e se la ridono a bocca larga: “Ma come sono fessi gli svizzerotti”!
Lorenzo Quadri