La FINMA, sulla cui indipendenza è lecito avere dei dubbi, ha voluto colpirne uno (“stranamente” ticinese) per educarne cento?

L’ “affaire” BSI è precipitato come un meteorite sulla piazza finanziaria ticinese e luganese, che è pur sempre la terza della Svizzera.

I soliti populisti di $inistra nonché moralisti da canvetto non ci hanno messo molto per lanciarsi in un coro a cappella di criminalizzazione globale. Il tutto nella solita chiave anti-svizzera e anti-ticinese. Quando ci sono invece dei precisi responsabili con cui prendersela: ovvero chi teneva le redini della banca prima del 2013. E guarda caso si tratta di esponenti PLR, ma anche P$.
Ma d’altronde l’obiettivo dei kompagni e neo kompagni tuttologi, improvvisatisi esperti di questioni bancarie, non è quello di tutelare i posti di lavoro della piazza finanziaria, e nemmeno di ricevere delle risposte dal governo. Lo scopo è di ricordare al mondo (ossia all’elettorato) che loro esistono.

La FINMA non è insospettabile
La mazza chiodata della FINMA si abbatte sullo storico istituto bancario che portava il nome della Svizzera italiana. La piazza finanziaria ticinese viene così esposta al pubblico ludibrio. Come sempre in questi casi la domanda è: cui prodest? A chi giova? Evidentemente alle piazze concorrenti. Per cui vediamo di non lasciarci prendere dal tafazzismo (da Tafazzi: personaggio televisivo dedito a martellarsi gli attributi con una bottiglia). Perché è solo ciò che la concorrenza vuole.

E, se a pensar male si commette peccato ma ci si azzecca quasi sempre, sull’indipendenza della FINMA, l’organo di sorveglianza sugli operatori finanziari, è lecito avere dei dubbi.
Il sospetto che si sia voluta utilizzare la BSI e la piazza finanziaria ticinese come capro espiatorio non è fuori luogo. Se le stesse cose le avesse fatte una banca d’Oltralpe la FINMA avrebbe agito con pari severità? Come mai per altri fatti ben più gravi che hanno coinvolto UBS e Credit Suisse è stato usato un metro diverso?
Si è voluto “colpirne uno per educarne cento” scegliendo naturalmente di colpire il ticinese? Tanto, devono essersi detti gli alti papaveri della FINMA, notoriamente schierati a $inistra, della piazza finanziaria di un Cantone che plebiscita il 9 febbraio chissenefrega? O l’intenzione era proprio quella di randellare la piazza ticinese per avvantaggiare altri?

Una cosa è chiara: finché la FINMA sarà colonizzata da “accademici” il cui obiettivo non è sostenere il mondo bancario bensì mazzuolarlo, non ci si possono certo aspettare grandi cose.

La presa per i fondelli
Ma la vicenda BSI ha portato anche un’altra novità rivoluzionaria (?). Improvvisamente, per motivi di propaganda partitica, la $inistra finge di schierarsi a difesa dei dipendenti di banca. Ohibò: qui c’è qualcuno che pensa che la gente sia fessa. I kompagni hanno svolto un ruolo di primo piano nella rottamazione della piazza finanziaria svizzera. Non solo hanno mandato in governo l’ex ministra del 5% Widmer Schlumpf , ma hanno sempre concupito la fine del segreto bancario: quando è stato smantellato in tempo di record, i kompagni esultavano e brindavano.
E’ evidente che la fine del segreto bancario significa tanti impiegati di banca disoccupati. Infatti sulla piazza ticinese si licenzia da tempo. Poche unità per volta, per non fare scalpore, ma si licenzia.
Con quale lamiera chi ha voluto questi licenziamenti adesso finge di preoccuparsi dei dipendenti BSI che resteranno a piedi? I kompagnuzzi camerieri dell’UE si mettano il cuore in pace: i bancari ticinesi non andranno di certo ad appoggiare chi ha sempre voluto la loro rovina. E che magari s’immagina di rimediare riciclandoli nell’agricoltura.
Lorenzo Quadri