La neutralità svizzera schiva l’ennesima batosta; ma solo perché le elezioni incombono
La scorsa settimana dal parlatoio federale è arrivata almeno una buona notizia (si fanno sempre più rare). Il Consiglio nazionale ha infatti respinto un’iniziativa parlamentare a sostegno della riesportazione verso l’Ucraina di armi prodotte in Svizzera. Non era scontato, dal momento che la commissione preparatoria l’aveva invece approvata, seppur con un solo voto di scarto (13 favorevoli contro 12 contrari).
La bocciatura è dovuta al “ravvedimento”, va da sé in chiave elettorale, dell’ex partitone. Il PLR si è infatti finora sempre espresso per la riesportazione di materiale bellico verso l’Ucraina. Perfino il suo presidente nazionale Thierry Burkhart (Thierry chi?) ha presentato un’iniziativa parlamentare in tal senso. Ma si vede che, con l’approssimarsi delle elezioni, ai liblab è diventata fredda la camicia; quindi hanno pensato bene di fare l’ennesima giravolta. Ovviamente in attesa delle elezioni dopodiché… passata la festa gabbato lo santo: la sordida opera di rottamazione della neutralità potrà proseguire senza paura di perdere CADREGHE.
Escamotage
Che l’iniziativa parlamentare pro-riesportazione, detta anche “lexUcraina”, sia lesiva della neutralità, è infatti ovvio. Ma sostenere ipocritamente, come fa l’ex partitone, che proposte analoghe dove l’Ucraina non è citata in modo esplicito, ma che sono palesemente tagliate su misura per quel paese, sarebbero invece compatibili con la neutralità, è una presa per i fondelli.
Simili pensate costituiscono altrettante calate di braghe della Svizzera davanti a pressioni internazionali. Come le fregnacce che si sentono raccontare sulla necessità di modernizzare la neutralità;dove “modernizzare” è ovviamente sinonimo di “mandare al macero”.
Occorre invece fare proprio il contrario, ossia ritornare alla neutralità integrale: tutti a firmare l’apposita iniziativa popolare!
A quando il licenziamento?
A proposito di riesportazione di armi, attendiamo sempre di sapere quando verrà finalmente licenziata la direttora della RUAG, quella che ha pubblicamente affermato che i paesi stranieri dovrebbero mandare a Kiev armamenti di fabbricazione elvetica senza nemmeno chiedere il permesso: tanto, davanti al fatto compiuto, gli svizzerotti non avrebbero alcuna possibilità di intervenire. E’chiaro che la strapagata direttora di un’azienda di proprietà della Confederella non si può in alcun modo permettere di incitare alla violazione delle leggi svizzere, nonché della nostra neutralità. Pertanto… föö di ball!
Stop fregnacce
Nel mentre che il parlatoio federale prendeva una delle poche decisioni sensate, il presidente della Confederella kompagno Alain Berset soggiornava in Moldavia ad ascoltare gli improponibili sproloqui del presidente ucraino Zelensky. Costui pretenderebbe di far entrare nell’UE “tutti gli stati che confinano con la Russia a occidente”. Compresa la Bielorussia? E’ invece più probabile che la fallita e corrotta DisUnione europea perderà membri; altro che acquisirne di nuovi. Ed è ovvio che l’UE non si infarcisce di Paesi che di europeo ed occidentale hanno poco o nulla, a partire dalla stessa Ucraina, per accontentare Zelensky. Non è perché uno Statoviene invaso dalla Russia che per questo motivo diventa automaticamente un modello di valori democratici. Ed è evidente che – pur trattandosi di fantapolitica – simili estensioni dell’UE, se prese seriamente in considerazione dai balivi di Bruxelles, dovranno portare all’immediata Swissexit. Ovvero alla rescissione degli accordi bilaterali con l’UE (altro che sottoscrivere trattatiistituzionali). Perché la libera circolazione delle persone con l’Ucraina e la Moldavia… anche no. Senza contare che la Confederella verrebbe ulteriormente trasformata nel bancomat di tutti. Gli eurobalivi pretenderebbero dagli svizzerotti contributi di coesione di vari miliardi a beneficio dei nuovi Stati membri. Governicchio federale e partitocrazia, come di consueto, calerebbero le braghe ad altezza caviglia.
Altrettanto inaccettabili sono i videointerventi del presidente ucraino alle Camere federali. Si tratta di un’improponibile ingerenza negli affari interni della Svizzera; oltre che dell’ennesima operazione contraria alla neutralità. Il fatto che gli uffici presidenziali di entrambi i rami del parlatoio non siano stati capaci di dire di no nemmeno a questa cappellata conferma, ancora una volta, l’inconsistenza della partitocrazia e dei suoi politichetti federali. Povera Svizzera.
Lorenzo Quadri