Islamisti: Blancho e Illi del CCIS accusati dal Ministero pubblico della Confederazione
Ma guarda un po’! I vertici del sedicente Consiglio centrale islamico della Svizzera (CCIS) sono imputati davanti al Ministero pubblico della Confederazione per la propaganda ed il supporto offerti ad Al Qaïda, allo Stato islamico e ad organizzazioni ad essi associate.
Gli imputati sono Nicolas Blancho (quello che andava in giro a dire che picchiare le donne è un diritto), tale Naim Cherni nonché Qaasim Illi. Quest’ultimo è il marito di Nora Illi. Ossia la donna velata che, assieme al compagno di merende Rachid Nekkaz, sedicente imprenditore algerino, arriva di tanto in tanto in Ticino per contestare il divieto di burqa. E che ancora di recente si è espressa contro l’estensione a livello nazionale del divieto in questione, invocando i diritti della donna. Certo, come no. Il fatto che i vertici dell’associazione di cui fa parte, compreso il suo signor consorte, siano sotto inchiesta per propaganda jihadista dimostra ulteriormente il legame tra il burqa ed il terrorismo islamico.
La $inistruccia
Ma intanto talune esponenti della $inistruccia ticinese ancora difendono il burqa. Vedi le prese di posizione a seguito della riuscita dell’iniziativa federale “contro la dissimulazione del viso”. Perché evidentemente gli immigrati devono essere liberi di stare in casa nostra senza doversi minimamente adeguare alle regole di base della convivenza comune, e magari mettendosi pure a carico del contribuente. Senza fare nessuno sforzo di integrazione: tanto a fine mese i corposi aiuti sociali arrivano lo stesso. A pagare il conto, va da sé, sono gli svizzerotti fessi. Ed è proprio il caso di sottolinearlo: fessi. Perché, per permettere ai jihadisti di arrivare in Svizzera e – di fatto – stipendiarli con i soldi del nostro Stato sociale mentre procedono con reclutamenti e propaganda islamista, bisogna essere davvero fessi. Eppure accade proprio questo. Lo ha dichiarato di recente un esperto di terrorismo islamico.
Comunque, vedremo se le signore della $inistruccia cantonticinese difenderanno ancora il burqa quando, grazie alla loro politica di islamizzazione della Svizzera, saranno costrette ad indossarlo loro. Se in un futuro nemmeno tanto lontano le loro figlie e nipoti dovranno sottostare alla poligamia e alla sharia sapranno chi ringraziare. E’ il massimo: queste signore si stracciano le vesti per le quote rosa in Consiglio federale e nei CdA delle aziende e nello stesso tempo, a suon di multikulti e di frontiere spalancate agli integralisti islamici, spianano la strada alla fine dei diritti della donna in Svizzera.
Cosa si aspetta a vietare?
A dimostrazione del rispetto che i bellimbusti del sedicente Consiglio centrale islamico della Svizzera hanno nei confronti delle istituzioni, quando nei mesi scorsi si è parlato della loro messa in stato d’accusa, Blancho, Illi e compagnia cantante si sono premurati di comunicare che non si sarebbero presentati al Tribunale penale federale di Bellinzona. Bravi, avanti così! E noi continuiamo a tollerare questa foffa?
Infatti il punto è come mai il CCIS non sia ancora stato dichiarato fuori legge in quanto associazione. Ma naturalmente ogni volta che a livello federale si toccano questi argomenti, la risposta è sempre la stessa: “Sa pò mia! Mancano le basi legali!”. Quando però qualcuno chiede di crearle, queste fantomatiche basi legali, se davvero il problema è la loro mancanza, ecco che parte il disco rotto numero due: “razzismo! Islamofobia! Vergogna!”. Cari signori, ma chi pensate di prendere per i fondelli?
I finanziamenti esteri
Intanto la prossima settimana, ordine del giorno permettendo, è previsto che il Consiglio nazionale voti sulla mozione presentata lo scorso anno da chi scrive. L’atto parlamentare chiede di vietare i finanziamenti esteri alle associazioni islamiche, di obbligare queste ultime ad indicare la provenienza dei fondi a loro disposizione, e di stabilire che gli imam devono obbligatoriamente predicare nella lingua del posto.
Come al solito, il Dipartimento Sommaruga strilla la propria opposizione a tutte e tre le proposte. Non se ne parla neanche! Gli islamisti devono poter fare i propri comodi in Svizzera! Non sia mai che qualche estremista islamico abbia a lamentarsi della Svizzera non abbastanza accogliente nei suoi confronti! Bisogna aprirsi! Tappeto rosso a chi vuole islamizzare il nostro paese!
Vedremo se la maggioranza del Consiglio nazionale saprà dimostrare buonsenso o se invece, per l’ennesima volta, si allineerà pecorescamente dietro il pensiero unico multikulti e spalancatore di frontiere. Poi ci chiediamo come mai la Svizzera si trasforma in base logistica per terroristi islamici…
Lorenzo Quadri