Una cosa è certa: non si taglia neanche un centesimo alla spesa sociale a  beneficio dei Ticinesi finché ci sarà in questo Cantone anche un solo permesso B a carico del contribuente.

Si torna a parlare di stranieri UE con permesso B che sono in assistenza.

Se  ne parla giustamente, perché questi immigrati nello Stato sociale costituiscono un costo che non abbiamo nessuna ragione di assumerci. A maggior ragione adesso che si pretende di risparmiare sulla socialità a danno di tutti, ticinesi compresi.

Il trucchetto è noto. Il cittadino UE arriva in Svizzera, grazie alla devastante libera circolazione delle persone, certificando che viene per lavorare e dunque non pesa sul borsello del contribuente. Nel giro di poco tempo capita però che il posto di lavoro sparisca. Ciò può essere involontario, e si spera che sia la maggioranza dei casi, ma anche frutto di accordi truffaldini. Nel Canton Berna qualche tempo fa è stato scoperto un giro criminoso, che faceva capo a cittadini portoghesi, dedito alla gestione di contratti di lavoro farlocchi, con l’obiettivo di far giungere in Svizzera cittadini portoghesi e poi metterli a carico della socialità.

La Lega aveva ragione

La Lega, come spesso accade, il problema l’aveva visto fin dall’inizio dei dibattiti politici sulla devastante libera circolazione delle persone. Ma naturalmente erano tutte balle populiste e razziste.

Ed invece adesso capita che perfino i Paesi UE, che non hanno – a differenza della Svizzera – governi tanto gnucchi da subordinare il benessere della popolazione ai Diktat dei burocrati di Bruxelles non eletti da nessuno, vogliono limitare l’immigrazione nel loro Stato sociale. E quindi: chi non ha un lavoro torna a casa propria, come è normale che sia. Non viene mantenuto dal paese ospite. Anche se questo Paese fa parte della combriccola europea.

In Svizzera di costi sociali provocati da stranieri che si approfittano degli svizzerotti fessi ce ne sono già a sufficienza, pertanto il crescente fenomeno dei permessi B in assistenza deve venire stroncato. Naturalmente, finché era solo la Lega a puntare il dito, erano tutte balle populiste:  intanto però è stata votata l’iniziativa Contro l’immigrazione di massa e allora ci si accorge che il problema è reale. A Lugano il 16% delle nuove domande d’assistenza giungono da permessi B.

Interviene il TF

Accade ora che, in materia di lavoratori UE che… non lavorano, Tribunale federale, tanto per una volta, non si è dimostrato poi così “di manica larga” come avrebbero auspicato i rottamatori della Svizzera. Ad una cittadina portoghese senza lavoro e che ha esaurito le indennità di disoccupazione e viveva di assistenza e programmi occupazionali il TF  ha detto che deve tornare a casa sua. Perché ha perso lo statuto di lavoratrice, requisito essenziale per disporre del permesso B.

Non solo: in una precedente sentenza, il Tribunale federale –  ma naturalmente nessuno ne ha parlato – ha stabilito che il dimorante che non ha un impiego da 18 mesi perde lo statuto di lavoratore comunitario e quindi bisogna revocargli il permesso B. Altro che mantenerlo a carico della nostra socialità! E questo vale anche se la persona in questione lavora sì per qualche ora, ma non abbastanza per mantenersi senza fare capo all’assistenza. Il Tribunale federale, non la Lega populista e razzista, ha pure decretato che il fatto di seguire dei programmi d’inserimento professionale non dà diritto allo statuto di lavoratore.

C’è motivo di ritenere che il Consiglio di Stato ticinese sia più largheggiante nella sua prassi del Tribunale federale. E quindi,  che grazie al governo il contribuente mantenga stranieri malgrado il TF abbia certificato che non c’è alcun obbligo di mantenerli. Ecco il vero scandalo, che ha dei precisi responsabili: chi è ed è stato ai vertici del DSS. Sia come politico che come  funzionario dirigente. Su questo pretendiamo immediata chiarezza.

Attenzione…

In Ticino, da indicazioni del consiglio di Stato, su 4300 casi d’assistenza, ci sono circa 300 permessi B, per i quali possiamo ringraziare la devastante libera circolazione delle persone. Non si tratta quindi affatto delle “poche unità” di cui vaneggiavano gli spalancatori di frontiere per “dar contro” alla Lega populista e razzista. Sempre secondo il direttore del DSS Paolo Beltraminelli, i permessi B con sussidio di cassa malati sarebbero circa 8000. Beltraminelli ha dichiarato al proposito, con bella sicurezza, che queste persone “lavorano e quindi hanno diritto ai sussidi di cassa malati”. Frena Ugo! Prima di tutto il fatto che siano titolari di un permesso B non vuol dire che lavorino. Come detto 300 permessi B sono in assistenza; quanti sono in disoccupazione? Inoltre, il sussidio di cassa malati è pur sempre un aiuto sociale. Quindi non va erogato a chi ottiene il permesso B in quanto lavoratore tenuto a mantenersi con le proprie risorse.

E’ chiaro dunque che qui c’è urgenza di fare pulizie. Non si taglia neanche un centesimo alla spesa sociale a beneficio dei Ticinesi finché ci sarà in questo Cantone anche un solo permesso B a carico del contribuente.

Lorenzo Quadri