Per ottenere lo statuto di protezione servono requisiti più restrittivi. Altrimenti…

Ma guarda un po’, allora avevamo visto giusto! La frettolosa concessione “di massa” dello statuto (S sta per Schutz, ovvero protezione) ai profughi ucraini ha dato la stura agli appetiti degli immigrazionisti. I quali ora lamentano la “discriminazione tra asilanti”. E dunque pretendono la generalizzazione dei privilegi previsti dallo statuto di protezione.

Insomma, per costoro l’eccezione deve diventare la regola! Ma naturalmente solo quando fa comodo.

Cappellata programmata

Si ricorda che il permesso S, creato alla fine degli anni Novanta a seguito della guerra nell’ex Jugoslavia, è stato applicato per la prima volta ai profughi ucraini. Non essendoci stato alcun rodaggio, né esperienze precedenti da cui trarre lezioni, era chiaro che ben presto si sarebbero manifestate le magagne.  Anche perché la situazione si presenta oggi ben diversa da come appariva allo scoppio del conflitto ucraino. A fine febbraio ci si aspettava una guerra breve con un rapido rientro in patria dei rifugiati. Adesso invece…

Travolti dagli eventi

Sull’onda emotiva, frutto di lavaggio del cervello, è stato messo in piedi un sistema di accoglienza “a cinque stelle”. Ora: il Gigi di Viganello, che non ha responsabilità governative, può anche lasciarsi trasportare dall’emotività. Il governicchio federale, per contro, proprio no: perché non è così che si gestisce una crisi. Il giudizio di un alto graduato dell’esercito (che ha definito Cassis ed Amherd “figure deboli, travolte dagli eventi”) è quanto mai azzeccato, ed estendibile a tutto il CF. Tra parentesi, non si sa a quali sanzioni sia andato incontro l’ufficiale che ha espresso questa palese verità.

E’ poi evidente che il clima di isteria è stato strumentalizzato dai politicanti della partitocrazia anche per sdoganare (o almeno: per tentare di sdoganare) decisioni ed atteggiamenti che in condizioni normali avrebbero portato ad una sollevazione popolare. Vedi la rottamazione della neutralità. Vedi la ripresa automatica del diritto (sanzioni) UE. Il trucco non è né nuovo, né originale.

Immigrazionisti, Achtung!

Adesso gli immigrazionisti tentano di forzare ulteriormente la mano. Sicché l’Osar,  Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati, denunciando (uella!) la disparità di trattamento tra richiedenti l’asilo, pretende la sostituzione del permesso F (ammissione provvisoria) con un tipo di statuto che permetta “un’integrazione rapida e duratura”.

Qui qualcuno non ha capito da che parte sorge sole!

Tanto per cominciare: l’equità di trattamento tra asilanti va ripristinata sì, ma togliendo i privilegi ingiustificati connessi allo statuto S. Che in nessun caso, quando giungerà a scadenza, deve essere prolungato.

Si constata inoltre che, ancora una volta, i soliti noti stanno cercando di mischiare il burro con la ferrovia, per fare fessi gli svizzerotti.

Non hanno diritto all’asilo

Chi sono infatti i titolari di permesso F? Si tratta di migranti la cui domanda d’asilo è stata respinta. Quindi di persone che NON HANNO diritto all’asilo in Svizzera. Tuttavia, per qualche motivo – magari farlocco – un loro rimpatrio non risulterebbe possibile. I legulei parlano di allontanamento “inammissibile (violazione del diritto internazionale pubblico), non ragionevolmente esigibile (pericolo concreto per lo straniero) o impossibile (motivi tecnici)”. Ö la Peppa! Se questi requisiti vengono misurati con lo stesso metro utilizzato per le espulsioni dei delinquenti stranieri – il 40% delle quali non viene attuato perché qualche giudice multikulti si mette per traverso – c’è da sospettare che parecchi rimpatri cosiddetti “impossibili” non lo siano poi così tanto.

Ma soprattutto: come detto i titolari di permessi F sono persone che non hanno diritto all’asilo. Nemmeno dovrebbero essere qui. Pertanto, altro che garantire a costoro “un’integrazione rapida e duratura”. L’unica cosa che deve essere “rapida” e “garantita” è la loro espulsione!

Tanto per non farsi mancare niente, gli immigrazionisti dell’Osar pretendono che ai permessi F venga concesso il ricongiungimento familiare (così gli svizzerotti fessi mantengono tutto il parentado) come pure la piena libertà di movimento. Magari per andare in vacanza nel paese d’origine – dove, nota bene, a loro dire non potrebbero tornare! – perché “lì è più bello”.

Privilegi per tutti?

E’ veramente squallido il tentativo della casta immigrazionista di abusare della guerra in Ucraina per tentare di obbligare la Confederella a concedere privilegi improponibili (oltre che insostenibili economicamente, socialmente e politicamente) a tutti i finti rifugiati, e questo con la scusa della “parità di trattamento” con i profughi ucraini. Deve invece accadere proprio il contrario. La concessione del permesso S va resa più restrittiva. Visto infatti che (per fortuna) non in tutta l’Ucraina si combatte, lo statuto S non va accordato a tutti i migranti che provengono da quello Stato, bensì solo a quelli che arrivano da zone dove effettivamente cadono le bombe. Altrimenti è troppo facile approfittarne. Già siamo a conoscenza di esempi di cittadini ucraini che in tempo di pace non avevano ottenuto il permesso B, ma adesso hanno ricevuto quello S. E non vengono da Mariupol.

Migranti economici

E’ poi evidente che i migranti economici “in arrivo da altre culture (islamiste)” che si trovavano in Ucraina allo scoppio della guerra, non devono ricevere il permesso S per stabilirsi in Svizzera, da cui poi ovviamente non si scrosterebbero più. Costoro devono, semplicemente, tornare al paese d’origine. E non si tratta di pochi casi. Non vorremmo che qualche furbetto extraeuropeo ne approfittasse per usare l’Ucraina come testa di ponte per ottenere lussuosi statuti di protezione elvetici.

Lorenzo Quadri