Vari paesi cominciano ad introdurre delle regole per alcune categorie professionali
Si può girarla e pirlarla come si vuole, ma dalla crisi da stramaledetto virus cinese si esce solo con i vaccini. Ovvero, con una percentuale di popolazione immunizzata che sia il più alta possibile.
Non stiamo qui a ripetere la storia travagliata della campagna divaccinazione in Svizzera. Dopo mesi di FLOP TOTALE, per il quale possiamo “ringraziare” il kompagno Berset ed i burocrati ro$$i dell’UFSP, finalmente anche il nostro Paese ha preso il ritmo. Ma adesso lo sta di nuovo perdendo, complice il periodo di vacanze estive.
Per quel che riguarda la classifica dei Cantoni, il Ticino è il secondo ad aver vaccinato di più, a poca distanza da Ginevra (così emergeva da un grafico pubblicato venerdì sulla BaslerZeitung).Almeno una nota positiva.
Cosa fare?
Su cosa fare per “stimolare” la gente a farsi immunizzare, le posizioni divergono. Ad esempio, nei giorni scorsi l’esperto di economia comportamentale Gerhard Fehr ha dichiarato che“occorre una discriminazione sistematica per convincere una fetta più ampia della popolazione a vaccinarsi”.
C’è però una categoria professionale per la quale il tema della vaccinazione si pone con maggiore urgenza; ne abbiamo scritto in più occasioni. E’ quella dei curanti, che lavorano con persone a rischio; in particolare con gli anziani.
Nello scorso mese di febbraio l’ente autonomo Lugano Istituti Sociali (LIS), che gestisce le case per anziani di proprietà della città di Lugano, ha spedito ai collaboratori sanitari una lettera in cui li si invitava energicamente a vaccinarsi, evocando anche possibili conseguenze legali. In Italia, in effetti, i tribunali sono già da tempo al lavoro su casi di curanti non vaccinati (per scelta) che hanno contagiato pazienti provocandone il decesso.
La missiva del LIS fece sbroccare i $indakati ro$$i, con tanto di interpellanze al Consiglio di Stato; il quale però diede ragione su tutta la linea all’Ente.
E tuttavia la scorsa settimana il kompagno Berset (P$) ed il farmacista cantonale hanno in sostanza detto che i curanti delle case anziani dovrebbero o vaccinarsi o cambiare mestiere. Il discorso va esteso a chi lavora nel settore delle cure a domicilio.
Il tema torna d’attualità con le varianti del virus: può capitare che anche chi è vaccinato si infetti, ma in quel caso il decorso è asintomatico o con sintomi lievi, e la contagiosità minore.
La panoramica
Nel mondo, l’obbligo di vaccinazione per il personale sanitario sta prendendo piede. Un interessante articolo pubblicato una decina di giorni orsono sul British Medical Journal (BMJ) fa il punto della situazione.
Fattori religiosi
Sempre lo stesso articolo del BMJ rileva che, ovviamente, la propensione al vaccino dipende da numerosi fattori. Tra cui anche quello religioso. Ed i paesi a maggioranze musulmane o con forte presenza islamica hanno tassi più bassi (salvo interventi draconiani, vedi l’Arabia Saudita). Le insufficientiimmunizzazioni non sono dovute alla mancanza di dosi, ma a resistenze di tipo religioso-ideologico: si disquisisce se le componenti del vaccino siano o meno halal. Ah ecco: adesso bisogna anche inventarsi i vaccini halal per gli islamisti. Ci piacerebbe sapere come si presenta la situazione su questo fronte in Svizzera.
La base legale c’è
Nel nostro Paese già esiste la base legale federale per decretare l’obbligatorietà della vaccinazione contro lo stramaledetto virus cinese. Non per tutta la popolazione, ma per determinate categorie professionali ed a precise condizioni. Sta ai Cantoni decidere se servirsene o meno.
In altre parole: il governicchio ticinese potrebbe stabilire che i curanti delle case anziani e dei servizi di assistenza e cura a domicilio sono obbligati a vaccinarsi. Potrebbe, se lo volesse.