Adesso si parla di contrazioni del 30%. Intanto in Ticino i licenziamenti indiscriminati sono già realtà
Come volevasi dimostrare, il cedimento continuo sulla piazza finanziaria sta provocando un danno enorme alla nostra economia. Un danno che non solo sconteremo, ma stiamo già scontando con la perdita di posti di lavoro – anche molto ben remunerati – per i cittadini svizzeri.
Nelle banche sono infatti già in atto, anche sulla piazza ticinese, licenziamenti indiscriminati. Vale a dire che siamo già passati oltre alla non sostituzione dei partenti e al benservito ai dipendenti “in esubero”. Siamo ai tagli veri e propri che colpiscono soprattutto persone ticinesi altamente qualificate. Queste persone dovranno fare i conti con un importante impoverimento. Non troveranno mai più un posto all’altezza delle loro qualifiche. Anzi, per trovare un qualsiasi impiego, sono giunte al punto da cancellare le qualifiche dai curriculum vitae che inviano ai potenziali datori di lavoro. Altrimenti non vengono nemmeno prese in considerazione. Questi bancari, quando lavoravano, avevano senz’altro degli ottimi stipendi. Di tasse ne pagavano tante, e spendevano anche molto, avendo la necessaria disponibilità. Sicché riempivano le casse statali e facevano girare l’economia. Tutte cose che, da disoccupati, non possono più fare. Con grave danno per la collettività.
Ma naturalmente di questa nuova tipologia di disoccupati creati dalla politica non si parla: non è (appunto) politikamente korretto. Infatti secondo la $inistra del funzionariato statale e parastatale con i piedi al caldo, autoproclamatasi “tutrice morale” del Paese senza averne neppure lontanamente i numeri, il segreto bancario non è una parte della protezione della privacy (e sì che l’ha confermato perfino Mister Dati) ma un crimine. Di conseguenza, la piazza finanziaria è un covo di delinquenti e chi ci lavora, nella migliore delle ipotesi, un complice.
Intanto si segnala che aumenta il numero degli scriteriati che vogliono demolire la piazza finanziaria e di conseguenza i posti di lavoro e le entrate fiscali che essa genera, svuotando le casse statali.
Dopo l’appello del presidente del partito $ocialista kompagno Christian Levrat a passare allo scambio automatico d’informazioni, anche il PPD nazionale si è accodato. Complimenti vivissimi.
Anche l’Agefi…
Da parecchio tempo ormai la Lega a livello politico e il Mattino sul fronte mediatico denunciano le deleterie conseguenze dello sfascio della piazza finanziaria elvetica. Sfascio perpetrato a suon di continui cedimenti sul segreto bancario. Cedimenti alle pretese di chi ha visto nella Svizzera la carovana da prendere d’assalto. E, se all’inizio era ancora cauto, si è ben presto ringalluzzito davanti alla scandalosa debolezza del Consiglio federale e segnatamente della ministra delle Finanze del 5% Eveline Widmer Schlumpf. Scandalosa debolezza che ha portato ad una calata di braghe su tutta la linea.
Ma naturalmente, erano tutte panzane della Lega populista e razzista. Eppure proprio tanto panzane non devono poi essere, dal momento che l’intervista apparsa in settimana sull’autorevole quotidiano economico romando L’Agefi al Consigliere nazionale UDC Hans Kaufamm, ex quadro bancario, va proprio nella medesima direzione.
Kaufmann ribadisce che l’insicurezza giuridica che deriva delle continue concessioni di Berna è almeno altrettanto pericolosa delle presunte ritorsioni degli Stati esteri bancarottieri e degli organismi internazionali, che ipocritamente puntano il dito contro il segreto bancario elvetico. Ipocritamente perché gli USA che fanno la voce grossa hanno al loro interno il Delaware: ossia la più grande lavatrice di denaro del mondo. Ma naturalmente nessuno dice nulla…
Kaufamm si aspetta, avanti di questo passo, una contrazione della piazza finanziaria svizzera almeno del 30%. Dunque una catastrofe inaudita per la nostra occupazione, per la nostra economia e per le nostre entrate fiscali. Questa catastrofe la si affronta difendendo con energia e coraggio quello che si ha e che si è costruito in decenni di lavoro, consapevoli che gli argomenti non ci mancano e nemmeno, se le cose si mettessero male, i mezzi di ritorsione. Siamo in guerra economica: quindi è tempo ed ora di cominciare a comportarsi di conseguenza.
Di sicuro la catastrofe non la si affronta con improduttive tavole rotonde, fatte con sostenitori dello scambio automatico di informazioni, dalle quali emerge l’illuminante indicazione che bisogna “riorientarsi”. Riorientarsi su cosa? Sulla pastorizia? Sull’allevamento di lumache? Presto, un premio Nobel per l’economia!
Lorenzo Quadri