Alla faccia della “casta” che le sta tentando tutte per esautorare il popolo becero

Come noto, l’iniziativa popolare per l’introduzione del referendum finanziario obbligatorio (RFO) è recentemente riuscita. I cittadini ticinesi avranno dunque la possibilità di aumentare i propri diritti in un ambito senza dubbio fondamentale: quello della spesa pubblica. Si tratta di un segnale importante, sia dal punto di visto della democrazia diretta che da quello delle finanze. Importante ed anche in controtendenza.

Democrazia in difficoltà

Per quel che riguarda la democrazia diretta. Quest’ultima di recente non se la passa bene. I camerieri di Bruxelles in Consiglio federale, la partitocrazia spalancatrice di frontiere, la stampa di regime, i “poteri forti” e compagnia cantante la stanno sabotando alla grande. E’ in corso una rivoluzione al contrario: una rivoluzione dell’establishment contro i cittadini. Una rivoluzione per tagliare fuori il “popolo becero, che vota sbagliato” e, così facendo, mette i bastoni tra le ruote alla “casta” internazionalista, arraffona, multikulti e politikamente korretta.

Da un lato, la volontà popolare viene impunemente calpestata: lo abbiamo visto a Berna con il compromesso-ciofeca che ha rottamato il “maledetto voto” del 9 febbraio. In Ticino c’è chi sogna di fare il bis con “prima i nostri”, recitando fino alla nausea il mantra del “sa po’ mia”.

Dall’altro, il ministro degli Esteri PLR Didier Burkhaltèèèèr (quello che regala i nostri soldi all’ONG Maos che trasporta illegalmente i finti rifugiati in Italia) ardentemente brama di sottoscrivere lo sconcio accordo quadro istituzionale con l’UE, per accontentare i suoi padroni di Bruxelles. Un accordo che ci obbligherebbe alla ripresa automatica delle leggi della fallita UE. Col risultato di affossare non solo la sovranità nazionale, ma anche i diritti popolari.

Diritti popolari sotto attacco

Come se non bastasse, l’esercizio dei diritti popolari è “sotto attacco”.  Il Là l’hanno dato i padroni del vapore. I loro soldatini del “Think tank” Avenir Suisse da tempo predicano l’inasprimento dei criteri per la riuscita di iniziative popolari e di referendum (leggi: aumento del numero delle firme necessarie). Perché? Ovvio: l’establishment non deve essere disturbato dal “popolo becero” mentre svende la nazione per i propri interessi. Adesso è arrivato anche il supporto politico. Da parte di chi? Ma da parte del PBD. Ovvero il partitino dell’ex ministra del 5% Widmer Schlumpf. Il quale ha presentato un’iniziativa parlamentare dal contenuto analogo alle richieste di Avenir Suisse: il numero di firme necessario alla riuscita di iniziative e referendum va aumentato. Non sarà che il PBD se nesce con simili fetecchiate perché il presidente del partito, il consigliere nazionale Martin Landolt, di lavoro fa il lobbysta dell’UBS?

E’ evidente che questi scandalosi tentativi di esautorare il popolo per spalancare le frontiere e promuovere l’immigrazione scriteriata vanno denunciati e – soprattutto – sventati.

Tuteliamo le nostre tasche

Per quel che riguarda le finanze pubbliche. Il referendum finanziario obbligatorio, se verrà approvato dal popolo, permetterà a quest’ultimo di tenere sotto controllo la spesa del Cantone, votando sulle uscite importanti. Infatti, la clientelare politica ticinese non è in grado di risparmiare. Questo perché la partitocrazia campa sul mercimonio: favori (a galoppini, lobbies, gruppi d’interessi…) in cambio di voti. E i favori si finanziano con i soldi del contribuente. Poiché la logica conseguenza di questo modus operandi è che i conti pubblici vanno in profondo rosso, la politica rimedia mettendo le mani nelle tasche del contribuente. Negli ultimi anni sono stati creati svariati strumenti a tale scopo: dal moltiplicatore cantonale ai nuovi balzelli (naturalmente motivati con tutto un florilegio di argomenti politikamente korrettissimi). Il referendum finanziario obbligatorio può dare una bella mano per ostacolare tale andazzo. Esso infatti permetterà al popolo di bloccare spese spropositate ed inutili. Che altrimenti verrebbero effettuate – e poi finanziate battendo cassa presso i cittadini. Avete presente i 3.5 milioni che sarebbero stati sperperati per Expo 2015 se la Lega non avesse lanciato il referendum?

Lorenzo Quadri