Disastro ex partitone, adesso perfino farnetica di “avvicinare” la Svizzera alla NATO
Ormai l’ex partitone è completamente allo sbando. Vuole demolire gli ultimi scampoli della neutralità elvetica. Il che significa mettere in pericolo il paese.
Il PLR da quando è scoppiata la guerra in Ucraina ne combina peggio di Bertoldo.
Il suo presidente di turno della Confederella, ovvero il “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) si è prestato ad unimproponibile show di piazza con Zelensky, partecipando ad una manifestazione a sostegno di una parte belligerante. Sono cose che non fanno nemmeno i premier degli Stati NATO. E le fa il presidente di un Paese che dovrebbe essere neutrale? Ma stiamo busciando? Sempre il “medico italiano” è pure riuscito, in un’intervista ad un giornale lussemburghese, a “dimenticarsi” dei bombardamenti dell’ex Yugoslavia da parte della NATO, beccandosi un (facile) cazziatone dalla Russia. Per la Svizzera un’ennesima figura di melma sulla scena internazionale.
Cassis tuttavia una cosa giusta l’ha detta: solo un tribunale può definire se ci sono stati crimini di guerra ed ovviamente accertarne la responsabilità. Per contro, la sua collega di governicchio e di partito Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) non si è fatta problemi ad usare il termine in questione, per smarcarsi da Cassis a scopo di campagna elettorale. Si sa infatti che alle elezioni federali del 2023 il secondo seggio liblab in CF scanchigna. E’ alquanto inverosimile che un parlatoio federale imbesuito dall’ideologia gender lasci a casa una donna, sicché Ka-Ka-eS grandi rischi non li corre. Ma è sempre meglio tutelarsi. Risultato: la neutralità e la sicurezza della Svizzera vengono sacrificate sull’altare della campagna elettorale uno contro l’altro dei due ministri dell’ex partitone. Proprio un gran servizio al Paese, complimenti!
Perso il “patàn”
Ma c’è anche di peggio: il neo-presidente PLR Thierry Burkart (Thierry chi?), che pure ci sembrava meglio della predecessora, se ne è uscito con una bestialità di proporzioni epiche: la Svizzera dovrebbe “avvicinarsi alla NATO”.
Qui davvero c’è da restarci di melma. Già la neutralità è a ramengo; e per rincarare ancora la dose i liblab addirittura vaneggiano di avvicinamenti alla NATO: un’alleanza militare offensiva che in quanto a guerre “non conformi al diritto internazionale” ha ben poco da imparare. E quale sarebbe la conseguenza di un simile inciucio? Un domani i soldati svizzeri potrebbero essere inviati a combattere all’estero? Qui davvero qualcuno ha perso il “patàn”. I cittadini che hanno ancora a cuore i valori fondanti del nostro Paese se ne ricordino alle prossime elezioni!
Giù le braghe!
Il fu partitone gongola per la “ripresa automatica” delle sanzioni inflitte alla Russia dagli eurobalivi. Chiaro: la ripresa automatica del diritto UE è il sogno proibito del PLR. Grazie (?) alle sanzioni, si comincia ad abituare la popolazione al deleterio andazzo.
Per non farsi mancare niente, i soldatini del PLR affermano che la Svizzera “doveva” riprendere le sanzioni, perché altrimenti sarebbe andata incontro alle rappresaglie della fallita UE o del rimbamBiden. Dunque, secondo l’illuminata visione liblab, laSvizzera è lo zerbino di tutti. Deve calare le braghe sempre e comunque. Se questa è la logica, allora il PLR non dovrebbe nemmeno difendere l’Ucraina. Infatti l’Ucraina avrebbe dovuto accettare tutte le pretese di Putin così la guerra non ci sarebbe stata.
Escalation di pretese
Intanto è diventata inaccettabile la continua escalation di richieste alla Svizzera. Da essa si pretendono decisioni contrarie alla sua sicurezza ed ai suoi interessi economici. E’ il caso di ricordare che la Confederella non ha alcuna responsabilità per quanto accade in Ucraina. Mica è la Bielorussa fiancheggiatrice di Putin!
Già la Svizzera ha rottamato la propria neutralità.
Già ha mandato a ramengo, in prospettiva futura, tanti (ma tanti) posti di lavoro ed indotti fiscali sulla piazza finanziaria con il congelamento illegale degli averi dei cosiddetti oligarchi. Come scrivevamo la scorsa settimana, la base legale per le sanzioni ai danni di privati cittadini russi è tutt’altro che solida. Quindi la Confederella rischia di dover far fronte a pretese di risarcimento stellari, con alta probabilità di perderle. Ed il conto, stratosferico, ricadrebbe sul groppone del contribuente.
Però adesso arriva l’ex comico Zelensky – e, peggio, anche l’ambasciatore USA – a pretendere che Berna faccia ancora di più? Frena Ugo! E’ ora di cominciare a dire qualche no. La Svizzera, in campo di sanzioni, ha già fatto troppo per una nazione neutrale. In più, oltre ad accogliere a tempo indeterminato profughi ucraini,sarà chiamata alla cassa per la ricostruzione del paese. Se qualche sveltone della partitocrazia si aspetta che gli eurobalivi o gli yankees si mostreranno riconoscenti per tutto questo, è meglio che scenda dal pero. Ricordiamoci che l’UE vuole ridurre la Svizzera ad una sua colonia. E che gli USA hanno affossato pro-saccoccialoro il nostro segreto bancario.
I ricatti dell’ambasciatore
L’ambasciatore statunitense si è perfino permesso di ricattarci. Costui ha minacciato conseguenze (uella!) se la Confederella non si mostrerà abbastanza servile nel congelare i patrimoni dei borsoni russi. E’ il colmo. Ma il governicchio federale, invece di rispondere a tono, tace pavidamente. All’ambasciatore USA (notocome militante LGBT e finanziatore della campagna elettorale di “Sleepy Joe”) bisognerebbe invece chiedere cosa sta facendo il suo presidente rimbamBiden perché il conflitto finisca. La pace la sta solo allontanando gettando benzina sul fuoco: si vede che agli States torna comodo così per gli affaracci loro. Tanto la guerra è in Europa, a svariate migliaia di chilometri di distanza e con un oceano in mezzo. Per cui, chissenefrega!
Lorenzo Quadri