Interessante spunto sollevato nei giorni scorsi dal Mattinonline: i frontalieri ricevono (non certo da oggi) gli assegni per i figli come i ticinesi, mentre gli italiani che lavorano in patria ricevono (se ricevono) molto meno. Ma anche i figli dei frontalieri vivono in Italia, a costi della vita italiani.
Inoltre, i (pochi) frontalieri al contrario dall’Italia non ricevono un bel niente, alla faccia della “reciprocità”
Il Mattinonline nei giorni scorsi ha sollevato un problema interessante, ossia quello degli assegni per i figli di cui beneficiano i frontalieri. I quali di fatto si ritrovano di nuovo avvantaggiati nei confronti dei Ticinesi a seguito del differenziale dei costi della vita tra Svizzera ed Italia. Per non parlare poi della discriminazione tra i frontalieri e i loro connazionali che lavorano in patria, che è evidente.
Fatto sta che i frontalieri ricevono gli assegni per i figli come i lavoratori svizzeri, vale a dire 200 Fr al mese (250 per i figli sopra i 16 anni).
Gli assegni familiari esistono anche in Italia, però per importi decisamente inferiori, come si può facilmente immaginare: quello che resta in tasca ai beneficiari si aggira sui 25 euro mensili per figlio. Una bella differenza.
Però, i figli dei frontalieri vivono in Italia a costi della vita italiani, e quindi gli assegni per figli con le cifre elvetiche avvantaggiano ulteriormente i frontalieri per rapporto dei loro connazionali che lavorano in patria. Insomma, un incentivo in più per l’assalto alla diligenza elvetica (ticinese).
Oltre 45 milioni all’anno
In altre parole, visto che i figli dei frontalieri vivono in Italia e costano esattamente come quelli degli altri lavoratori italiani, gli assegni elvetici a 200 rispettivamente 250 Fr sono l’ennesimo vantaggio del lavorare in Svizzera ma vivere appena al di là dal confine.
In cifre, il “flusso di soldi” è mica da ridere. Infatti rispondendo all’interrogazione del gran consigliere leghista Daniele Caverzasio, il Consiglio di Stato indica che nel 2012 erano circa 13’500 i frontalieri a beneficiare degli assegni per i figli, per una spesa di oltre 45 milioni di franchetti, che non sono proprio noccioline.
Il governo si premura pure di precisare che, nel caso in cui entrambi i genitori lavorino, uno in Italia ed uno in Ticino come frontaliere, a pagare gli assegni per i figli residenti nella Penisola è lo Stato italiano.
Il problema comunque è che se il figlio è in Italia, l’assegno per figli andrebbe adeguato ai costi della vita italiani.
Reciprocità? Col cavolo!
Tuttavia non è finita, visto che la reciprocità non è data. Infatti come si legge sempre nella risposta all’interrogazione Caverzasio, “Di fatto, ben difficilmente il genitore (frontaliere svizzero) dipendente in Italia avrà diritto all’ANF”.
Quindi, ricapitolando: i frontalieri percepiscono gli assegni familiari secondo i costi della vita elvetici quando i figli stanno in Italia. Per tutta risposta l’Italia, ai (pochi) frontalieri al contrario, non versa niente. E’ normale questo?
E’ pur vero che gli assegni familiari fanno parte del reddito imponibile e quindi il beneficiario ci paga le tasse. Tuttavia qualcosa non quadra.
La questione degli assegni familiari è regolata nella legge federale. Bisognerà dunque valutare delle modifiche a questo livello. I vantaggi insiti nel lavorare in Ticino ma vivere in Italia devono venire a cadere: è per noi una priorità assoluta diventare meno attrattivi per il frontalierato, a maggior ragione oggi che la vicina Penisola invita esplicitamente all’emigrazione.
Ma, nella questione degli assegni per i figli dei frontalieri entrano in gioco anche degli accordi internazionali. Visto che sarebbero in corso trattative Svizzera-Italia sullo statuto fiscale dei frontalieri (plateale privilegio da abolire), in quest’ambito si parlerà anche di assegni per i figli? Chissà come mai, abbiamo il sospetto che non sarà così… E che gli “intreghi” negoziatori bernesi che vanno a Roma a parlare in inglese non porteranno a casa proprio nulla, in nessun campo.
Lorenzo Quadri