Nella statistica di metà legislatura pubblicata dalla Confederazione sugli interventi parlamentari, il consigliere nazionale leghista è risultato il più attivo in assoluto, con 51 interventi depositati (non sono ancora contabilizzati quelli della sessione invernale). Il secondo classificato è il vallesano Freysinger con 42 interventi.

 

Lorenzo Quadri, un commento su questa nuova classifica.

Ritengo che il presentare interventi parlamentari di vario genere (mozioni, postulati, interpellanze, iniziative parlamentari)  sia una parte importante del lavoro di deputato. Soprattutto per chi viene da una realtà come quella ticinese, che, essendo incuneata nell’Italia, ha dei problemi che altri non hanno. Ci scontriamo con delle difficoltà che sono una nostra peculiarità e quindi devono essere fatte conoscere e comprendere a Berna non solo con lamentele ma anche con proposte.

Ad esempio?

E’ importante, ad esempio, evitare che passi e venga tenuto per buono il messaggio propinato dalla SECO, segretariato di Stato per l’economia, secondo cui in Ticino con la libera circolazione delle persone va tutto bene. Non ha senso limitarsi ad andare a Berna solo per schiacciare il bottoncino del voto, dove si conta uno su duecento. E’ invece importante rendersi anche ambasciatori del Ticino nei confronti dell’amministrazione e del governo federale, come pure dei deputati di altri Cantoni.

Sono necessari così tanti interventi?

E’ noto che per ottenere qualcosa non basta solo un tentativo, visto che la prima reazione del governo è sempre il “menavia”. Occorre reiterare più volte. Inoltre gli spunti di certo non mancano.

Si dice che gli interventi servano anche per mettersi in mostra…

A livello federale ben poco, poiché solo in casi rari vengono ripresi dei media. Lo stesso si potrebbe allora dire per qualsiasi attività che venga svolta nell’ambito politico. Non è di certo questa la motivazione che ci sta dietro. Se ne faccio molti atti parlamentari è perché ritengo che siano parte integrante del lavoro di un deputato. Come ho già avuto modo di dire, il parlamento non è un votificio. Anzi, l’aspetto “votificio” non è nemmeno il più importante. Inoltre dietro ogni atto parlamentare c’è un lavoro di preparazione e di documentazione.

Su che temi vertono i suoi atti parlamentari?

I temi sono numerosi, parecchi miei interventi vertono sulle difficoltà occupazionali in regime di libera circolazione delle persone. Che sono indubbiamente il principale problema del nostro Cantone, ma anche quello nei cui confronti Berna si dimostra maggiormente “dura d’orecchi”, per questioni ideologiche.

La notizia che lei è risultato essere il parlamentare più attivo di questa prima metà legislatura è stata data con risalto, ad esempio,  da LeMatin, mentre i media ticinesi l’hanno per lo più ignorata. Come se lo spiega?

Non ci vuole certo molta fantasia per spiegarselo. E’ evidente che i media di regime del nostro Cantone, tutt’altro che “indipendenti” alla faccia delle etichette autoattribuite, parlano del sottoscritto solo quando credono di poterne parlare male. Il fatto che io sia direttore del Mattino dà, evidentemente, molto fastidio ai partiti cosiddetti storici e agli organi di presunta informazione al loro servizio. Da qui i continui – e anche piuttosto patetici – tentativi di denigrazione di delegittimazione. In questo disegno rientra ovviamente l’esigenza di censurare il lavoro del sottoscritto.

MDD