Il governicchio federale trova soldi per tutti, tranne che per i consumatori svizzeri
Come c’era da attendersi, il governicchio federale non intende fare assolutamente un tubo per ridurre il prezzo della benzina ai cittadini che tirano sempre più la cinghia. Il problema concerne anche l’olio combustibile.
Il costo del carburante è schizzato verso l’alto a causa della nota situazione geopolitica. E intanto i consumatori devono fare pure i conti, per lo stesso motivo, con l’aumento dei costi delle materie prime.
Gli effetti boomerang delle sanzioni contro la Russia, prese alla cieca dal governicchio federale per ubbidire ai suoi padroni di Bruxelles, saranno devastanti. Però il “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) del PLR dichiara che “gli svizzeri sono disposti a pagarne il prezzo”. Su che base lo afferma? Li ha forse interpellati? No, evidentemente!
Tanto per non farsi mancare niente, nel 2023 arriverà anche la stangata sui premi di cassa malati.
Il gran rifiuto
Le politiche calabraghiste ed eurolecchine del governicchio federale mettono in pericolo il potere d’acquisto dei cittadini, che diventano sempre più poveri. Ma i camerieri di Bruxelles si rifiutano, per motivi ideologici, di alleviare il salasso.
Nei giorni scorsi sono infatti arrivate le risposte ad alcuni attiparlamentari, compreso quello della Lega, che chiedevanol’introduzione di sgravi sui carburanti. Non si tratta certo di inventare l’acqua calda. I governi di Italia e Francia, questi sgravi li hanno introdotti da due mesi e mezzo. In particolare gli sconti italiani hanno conseguenze deleterie per i distributori di benzina (con negozi annessi) della fascia di confine ticinese. Sono, queste, delle realtà imprenditoriali che per decenni hanno pagato tasse e generato indotti e posti di lavoro (non solo per frontalieri, ma anche per i residenti). Adesso si trovano immerse nella palta, con cali delle vendite del 90% (sic!). Niente di strano, visto che al di là della ramina la benzina costa attualmente quasi 40 centesimi al litro in meno che in Ticino. E’ chiaro che, se l’andazzo attuale continua, ci sarà chi dovrà chiudere baracca e licenziare.
Ma il governicchio federale se ne impipa della situazione e non vuole fare un tubo.
I margini ci sono
Ora, nell’anno di disgrazia 2020 le imposte sugli oli minerali hanno portato nelle casse della Confederella 2.5 miliardi di franchetti. Quasi la metà di questo tesoretto (tesorone) non ha una destinazione vincolata. Può dunque essere utilizzata a piacimento,per qualsiasi scopo. Ad esempio per mantenere finti rifugiati.
I margini per abbassare il prezzo della benzina, dunque, ci sono eccome. Tanto più che le prospettive sono funeree: si prevede un ulteriore aumento di 10 centesimi al litro se la guerra in Ucraina continuerà. Ed ovviamente continuerà, dal momento che nessuna delle parti belligeranti la vuole chiudere.
Scuse risibili
Un recente sondaggio realizzato da 20Minuten/Tamedia indica che il 64% degli svizzeri vorrebbe un taglio alle accise sul carburante. Ma niente di tutto questo turba il governicchio federale, il quale giustifica la propria inerzia con una serie di fregnacce che non si possono sentire. Ad esempio: “Non si vede al momento alcuna necessità di adottare delle misure”. Cose turche. Il commercio della fascia di confine sta andando a ramengo, altri Paesi europei queste “misure” le hanno adottate da mesi, ma per il CF è troppo presto.
E che dire della storiella secondo cui l’Esecutivo “non sarebbe autorizzato” a rinunciare ad una parte della riscossione dell’imposta sugli oli minerali? Il governicchio si è sentito “autorizzato” a rottamare la nostra neutralità facendoci entrare in guerra (economica) con la Russia. Si è sentito “autorizzato” a spalancare le porte senza alcun criterio ai profughi ucraini (che nemmeno sono tutti ucraini) con tanto di regali inutili ed insensati.Durante la pandemia da stramaledetto virus cinese, si è sentito “autorizzato” a “chiuderci in casa come sorci” (cit. Burioni) ed a proibire a cittadini ed imprese di lavorare. E via elencando.
Quando però si tratta di compiere un piccolo gesto a sostegno dei consumatori che il governicchio medesimo ha messo nella palta, ecco che si sfrutta ogni cavillo per non fare nulla; che tra l’altro è sempre la via più comoda.
A chi siamo in mano
Una vera perla è poi la seguente fetecchiata contenuta nella risposta all’atto parlamentare di chi scrive: “In tale contesto (prezzo della benzina) è stato istituito un gruppo di lavoro interdipartimentale che riunisce il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni, il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca e il Dipartimento federale delle finanze”.
Ossignùr.
Punto primo. Il vecchio adagio “se vuoi affossare una proposta, crea un gruppo di lavoro” è sempre valido.
Punto secondo. Il compito di decidere se un domani (?) verranno introdotti degli sconti sulla benzina è stato assegnato alDipartimento Simonetta che odia gli automobilisti e le automobili e al Dipartimento delle finanze che vuole fare cassetta e quindi non si sogna di rinunciare ad entrate fiscali. Ma sa po’? E’ ovvio che, con simili premesse, di sgravi sul carburante non ne vedremo mai. L’unica speranza a questo punto è che il parlatoio federale imponga al governicchio di agire.
Camere federali?
Ma nel Legislativo bernese c’è una maggioranza in questo senso? I Verdi-anguria, lo ribadiscono ad ogni dichiarazione pubblica,godono come ricci per l’aumento del prezzo della benzina, che mette in difficoltà in prima linea i meno abbienti. Perché la missione di codesti tassaioli $inistrati è quella di rapinare i cittadini per finanziare svolte climatiste ideologiche. Il sedicente “centro”, dal canto suo, è sempre più ridotto a ruota di scorta della gauche-caviar. Infatti appoggiava la rovinosa legge sul CO2, poi asfaltata dalle urne, che prevedeva l’esplosione dei balzelli subenzina e nafta.
Sicché c’è poco da stare allegri.
La morale è sempre la stessa: per fare regali all’estero e per mantenere i migranti i soldi si trovano sempre; non osiamo immaginare quanto la fallita UE ci obbligherà a sborsare per la ricostruzione dell’Ucraina. Per gli svizzeri, invece…
Lorenzo Quadri