E’ ora che a certa gente venga fatto inequivocabilmente capire che, prima di parlare del Ticino e della Svizzera, deve sciacquarsi la bocca – L’ennesimo politichetto in cerca di visibilità vuole, per ritorsione al casellario giudiziale, far viaggiare i ticinesi a 30 Km/h sulle strade ed autostrade italiane? Perfetto: lo si faccia. Anche a 20 Km/h. Così si crea un megaingorgo (bastano pochi veicoli) e gli automobilisti italiani incolonnati sapranno chi ringraziare
Il bello della politica della vicina penisola è che le pagliacciate non finiscono mai. Via una, ne arriva subito un’altra. Al di là della ramina, troppa gente pensa di farsi propaganda elettorale tra i frontalieri montando la panna sull’ormai famosa richiesta dell’estratto del casellario giudiziale. Da notare che gli unici a starnazzare contro la nuova prassi istituita da Gobbi sono i politicanti italiani. Mentre i frontalieri medesimi non hanno fatto un piega.
Maroni, Comi, Librandi…
Ultimo a saltare sul carro, con l’evidente obiettivo di mettersi in mostra, è tale Gianfranco Librandi: secondo i media, sarebbe il “responsabile finanziario e membro del coordinamento politico del partito Scelta Civica di Mario Monti” (uella!).
Questo Librandi nessuno l’ha mai sentito nominare (perché avrebbe dovuto, del resto?), e allora ha pensato bene di cogliere la palla al balzo inserendosi nella polemica (?) già alimentata da Bobo Maroni e da quell’aquila della Lara Comi: quella sul casellario giudiziale, appunto.
Ecco la sua geniale proposta di ritorsione nei confronti dei ticinesotti (uhhh, che pagüüüüraaa!): “li facciamo andare a trenta chilometri all’ora sulle nostre strade ed autostrade, solo loro, così li guardiamo bene in faccia quando passano da noi”. Signore e signori, inchiniamoci: qui siamo davanti ad un genio! Il grande statista Librandi non ha spiegato come in concreto si applicherebbe la sua bella pensata. Ma a questi politicanti lombardi è ora di far ben presente che se il Ticino chiude le frontiere centinaia di migliaia di loro concittadini – frontalieri, padroncini e le loro famiglie – si trovano senza mezzi di sussistenza. Poi ci penseranno i Maroni, le Comi, i Librandi a trovare a tutta queste gente un lavoro in patria, nevvero?
Alcune domandine
Assolutamente grottesca, poi, la premessa del Librandi a giustificazione della sua temibile (?) azione punitiva contro i ticinesotti: “non rispettano gli accordi internazionali”. Librandi, ma ci sei o ci fai? Un paio di domandine facili facili, che dovrebbero essere alla tua portata:
1) chi viola sistematicamente gli accordi di Dublino? La Svizzera o l’Italia?
2) Chi viola sistematicamente la libera circolazione delle persone facendo in modo che le ditte ticinesi non battano chiodo oltreconfine? La Svizzera o l’Italia?
3) Chi è sistematicamente inadempiente negli accordi italo-svizzeri (Stabio-Arcisate, cacca scaricata direttamente nel Ceresio, eccetera)? La Svizzera o l’Italia?
4) Chi si è inventato liste nere illegali? La Svizzera o l’Italia?
Violazioni
Se poi ci si dovesse basare sul criterio della violazione degli accordi internazionali, allora noi le frontiere con il Belpaese le dovremmo sigillare tutte. E’ ora che certi politicanti della Penisola imparino che prima di nominare il Ticino o la Svizzera devono sciacquarsi la bocca. Del resto la loro stampa lo ha detto a più riprese: il Ticino – per colpa dell’inettitudine bernese – è diventato la valvola di sfogo per la crisi occupazionale lombarda. Non a caso i frontalieri sono ancora aumentati. Questo ruolo di valvola di sfogo deve finire immediatamente.
30 Km/h? E perché no?
La tesi del grande statista Librandi, comunque, possiamo anche sposarla. Facciamolo contento. E perché no? I ticinesi che vanno in Italia viaggino davvero a 30 all’ora su strade ed autostrade. Anzi, facciamo pure a 20 Km/h. Così si crea un megaingorgo: bastano pochi veicoli. Vediamo come saranno entusiasti gli automobilisti italiani che si troveranno incolonnati dietro e costretti a procedere a passo di lumaca grazie alle geniali proposte del tirapiedi di Monti. Sapranno, ovviamente, chi ringraziare.
Lorenzo Quadri