Il futuro di Lugano deciso da manovratori ottantenni e sfascisti bellinzonesi? Anche no

 Gli aspiranti affossatori del Polo sportivo e degli eventi (PSE) possono raccontare tutte le panzane che vogliono. La realtà non cambia: il piano B non esiste. Non esiste perché, semplicemente, non è possibile. Se il 28 novembre passa il No, il progetto attuale è affossato. Non si può realizzarne solo un pezzo. Non si possono edificare solo i contenuti sportivi. Bisogna rifare tutto l’iter pianificatorio e di concorso per la scelta del partner privato. Comprese, evidentemente, tutte le tappe politiche. Quindi passaggi in Consiglio comunale con le annesse possibilità di referendum. Questo significa perdere un decennio e spendere almeno altri 10 milioni.

Costruire un pezzo del progetto attuale dopo un No il 28 novembre costituirebbe, semplicemente, un abuso edilizio. Ed andare a negoziare direttamente con gli attuali partner privati, quindi senza indire un nuovo concorso, violerebbe la legge sulle commesse pubbliche. Quanto al declassamento del FC Lugano: non è un’ipotesi, bensì una certezza.

Alla frutta

Capiamo che i sabotatori di Lugano siano ormai alla canna del gas perché le loro frottole vengono smantellate una dopo l’altra. Che un avvocato di lunghissima esperienza quale Fulvio Pelli tenti di vendere come praticabili delle soluzioni illegali dimostra che ormai si sta raschiando il fondo del barile. Da notare che l’ex presidente PLR, malgrado sia in politica dai tempi che Berta filava, non ha mai fatto parte di un esecutivo, nemmeno per un’ora. Però adesso pretende di montare in cattedra a calare lezioni.

Assordante è poi il silenzio degli esimi legulei luganesi e degli urbanisti della STAN membri del comitato oppositore – che pure dovrebbero conoscere procedure e leggi – davanti alle panzane raccontate dai loro compagni di cordata. Chiaro: pur di infinocchiare i votanti, tutto fa brodo. E dire che, in altre circostanze, questi signori sono gli stessi che si riempiono la bocca con l’ “etica” e l’ “onestà intellettuale”.

Prestiti bancari

Davvero surreale, poi, la tesi secondo cui basterebbe che la città di Lugano andasse in banca a chiedere un credito per la realizzazione dei soli contenuti sportivi del PSE, ed i soldi le verrebbero tirati dietro.

Peccato che – come giustamente osservato in un dibattito televisivo dal sindaco Michele Foletti – nel 2014 BancaStato, proprio sotto la presidenza di Fulvio Pelli, rifiutò di concedere un prestito alla città che si trovava allora nel pieno dell’emergenza finanziaria. Quindi delle due l’una: o a suo tempo l’Uomo del Monte volle di proposito mettere Lugano nella palta perché la maggioranza del municipio era (già allora) del colore politico sbagliato, oppure non è poi così facile farsi accordare prestiti bancari. Nemmeno se si è una delle 10 principali città svizzere.

Come le campane di Balerna

Il bello (si fa per dire) è che il piano B non l’hanno neanche i sabotatori. Essi suonano all’unisono quanto le famose campane di Balerna. Del resto, non ci si può certo attendere coerenza da un fronte contronatura composto da anziani possidenti PLR, sfascisti bellinzonesi del Mp$ in fregola di visibilità ed incattiviti “Neinsager” $ocialisti.

I possidenti parlano di accordi con i privati (contro la legge, come scritto sopra). Gli sfascisti bellinzonesi, per contro, solo ad udire la parola “privati” diventano cianotici. Giammai! Gli investitori privati sono brutti e cattivi! Privato uguale speculazione! Deve fare tutto l’ente pubblico, mungendo i cittadini a più non posso! Proprio come accaduto con il magnificato LAC, che è costato ai contribuenti luganesi 10 punti di moltiplicatore e svariati anni di ritardo su opere ben più importanti per la popolazione, come la casa anziani e centro polifunzionale di Pregassona. Con una differenza sostanziale. La riqualifica del quartiere di Cornaredo, i nuovi spazi verdi e pubblici, lo sport popolare e giovanile, i quasi 400 posti di lavoro che creerà il cantiere, la riorganizzazione dell’amministrazione cittadina, eccetera eccetera, sono di interesse pubblico. Il LAC è invece il trastullo di un’autocertificata élite dal borsello rigonfio. La maggior parte dei luganesi non ci ha mai messo piede, né mai ce lo metterà. Oltretutto è stato costruito da un’impresa generale spagnola che ha subappaltato a ditte italiche. Quindi non si sono viste nemmeno le ricadute del cantiere sull’economia del territorio (unico motivo per cui la Lega rinunciò ai tempi al lancio di un referendum).

Piano B come Piano Balle

Sicché, non solo i sabotatori raccontano fanfaluche, ma si contraddicono a vicenda. Il loro comune denominatore non è affatto l’interesse della città. E’ il sogno di “farla” all’odiato municipio reo di essere a maggioranza relativa leghista. Oltre che – ça va sans dire – la sfrontata difesa di interessi personali di saccoccia.

Insomma: il piano B altro non è che una monumentale presa per il lato B.

Ci si gioca il futuro

Il PSE è l’unico grande progetto cantonale pronto a partire. Si trova però a Lugano. Niente di strano che gli hater di Lugano  tentino di affossarlo.

La votazione del 28 novembre sarà determinate per il futuro della città, ed anche del Cantone. Davvero i luganesi vorranno consegnarlo a manovratori ottantenni (con tutto il rispetto parlando) incapaci di rassegnarsi alla perdita del potere ed a $inistrati bellinzonesi che hanno tutto l’interesse ad azzoppare Lugano? Noi ci rifiutiamo di crederlo.

Lorenzo Quadri