La partitocrazia continua a vessare gli automobilisti. E a Lugano è pronta l’imboscata
Automobilisti sempre più vessati, ostacolati e munti. Compresi, ovviamente, i conducenti di veicoli elettrici. Tanto per una volta, a sostenerlo non è il Mattino, bensì l’ex aiutante capo della polizia stradale Alvaro Franchini, oggi docente di scuola guida.
L’ex graduato, in un’intervista al portale Tio.ch, deplora con parole forti la continua cancellazione di posteggi. Negli ultimi cinque anni in Ticino ne è stato fatto sparire oltre il 20%.
Per Franchini, e sottoscriviamo appieno, quello in atto “è un gioco al massacro. I conducenti diventano sempre più delle vacche da stressare e da mungere”. E ancora: “Tra residenti e frontalieri, in Ticino circolano quasi mezzo milione di persone al giorno. Si pretende che chi ha un appuntamento parta mezza giornata prima perché non sa dove lasciare l’auto?”. Criticate anche le tariffe degli autosili “volutamente molto esose”. Ohibò, sembra di leggere il Mattino!
Contro le tariffe da rapina degli autosili (che rientrano nel pacchetto di misure contro gli automobilisti) si è espresso nel recente passato anche Mr Prezzi. Ma la partitocrazia ha fatto orecchie da mercante. Idem con patate la stampa mainstream e le associazioni a sedicente difesa dei consumatori (che in realtà sono delle succursali del P$ dedite alla politichetta ro$$overde; una politichetta che depreda i consumatori, altro che difenderli!).
Tattica del salame
La mobilità individuale è sempre più nel mirino della casta, imbesuita dal mantra $inistrato degli “automobilisti cattivi”.
Alla cancellazione di posteggi denunciata da Franchini si aggiunge un altro trend, che in genere l’accompagna di pari passo: la continua riduzione dei limiti di velocità per motivi che non c’entrano un tubo con la sicurezza. A livello federale la gauche-caviar vorrebbe abbassare la velocità massima fuori dall’abitato da 80 a 60 km/h. Di recente sulla stampa d’Oltralpe un professorino blaterava perfino di introdurre i 60 km/h all’ora in autostrada. Ma sa po’?
Poi c’è il dilagare incontrollato delle zone 30. Con la tattica del salame, il 30 all’ora sta diventando la regola e non più l’eccezione. Ciò accade contro la volontà popolare: due decenni fa, un’iniziativa per l’introduzione del limite di 30 all’ora generalizzato negli abitati venne asfaltata dalle urne, con l’80% di no. In tempi ben più recenti, ovvero nel marzo 2023, due terzi degli abitanti di dieci città svizzere hanno ribadito il medesimo concetto in un sondaggio.
A schierarsi contro la proliferazione delle zone 30 è stata pure, a fine febbraio, nientemeno che l’Unione trasporti pubblici. Questo limite infatti rallenta anche i bus, che diventano meno attrattivi e più costosi. Per mantenere la stessa cadenza occorrono dunque più veicoli (sicché traffico ed inquinamento aumentano) e più conducenti.
Trasformare in mulattiere?
Eppure il trend continua. A Lugano attualmente su 197 km di strade comunali, 71 km sono a 30 all’ora. Un progetto al vaglio del municipio vorrebbe aggiungerne altri 44 km (apperò). I comparti zona 30 passerebbero dagli attuali 33 a 54.
E’ chiaro che non ci stiamo.
Da notare che le strade comunali non sono necessariamente stradine residenziali. Parecchie di esse sono vie larghe e trafficate.
Creare una zona 30 non significa solo posare un cartello. L’operazione prevede la costruzione di una pletora di ostacoli artificiali: paletti, cunette, buche, rientranze che impediscono alle auto di incrociarsi, e avanti con le diavolerie per ostacolare i conducenti.
In sostanza, si usano i soldi del contribuente – vari milioni, mica noccioline – per trasformare delle strade che dovrebbero essere carrozzabili in mulattiere impraticabili. Invece di rendere fluido il traffico, lo si ostacola di proposito. E che simili misure, al di là della solita ideologia anti-automobilisti, portino dei vantaggi ecologici, è tutto da dimostrare. Paletti, restringimenti e cunette ostacolano inoltre – vedi sopra – anche i trasporti pubblici (a maggior ragione, essendo i bus più ingombranti delle auto), come pure i mezzi di soccorso. Rallentare ambulanze e polizia potrebbe avere esiti letali.
Se ci sono troppe auto…
Cancellazione di posteggi, radar piazzati per fare cassetta, velocità abbassata per motivi ideologici e non di sicurezza, tariffe di parcheggio fuori di melone, elettrificazione delle automobili quando si sa già che non ci sarà l’elettricità necessaria a ricaricarle: è ora di finirla con queste misure vessatorie motivate con l’argomento che “in Ticino circolano troppe auto”. Se circolano troppe auto, allora si comincia a far sparire dalle nostre strade qualche decina di migliaia di targhe azzurre. Però la partitocrazia, ro$$overdi in primis, vuole l’esplosione incontrollata del frontalierato, e quindi del traffico che esso genera!
Quanto alla storiella delle zone 30 che sarebbero “chieste dalla popolazione”: l’esito delle consultazioni popolari e dei sondaggi sul tema dice altro. Le zone 30 sono come le antenne di telefonia mobile, ma al contrario. Tutti vogliono telefonare, però nessuno vuole un’antenna di fianco casa. Nel caso delle zone 30, il fenomeno è inverso. Tutti le vogliono nei cinquanta metri sotto casa propria. Ma solo lì. Quando però, a furia di creare sempre nuove zone 30 (e nümm a pagum) estendendole sulla totalità della rete viaria, il tragitto casa-lavoro diventa un incubo perché è tutto uno stillicidio di cunette, crateri, paletti e restringimenti che rendono impossibile l’incrocio con un altro veicolo, ecco che la musica cambia.
Lorenzo Quadri