Gli spalancatori di frontiere non si smentiscono. Ed infatti il sindacato UNIA invita a respingere l’iniziativa contro l’immigrazione di massa.
Eh già, i sindacati legati alla $inistra internazionalista proprio non ne vogliono sapere di limitare l’immigrazione. Molti tra i loro affiliati, soprattutto in Ticino, la pensano però in modo molto diverso. Perché sanno benissimo che “la barca è piena”, e che il piccolo mercato del lavoro svizzero non può in nessun caso farsi carico dei disoccupati di mezza Europa!
La deleteria politica delle frontiere spalancate ha portato ad un netto peggioramento delle condizioni di lavoro dei cittadini ticinesi (ma anche di altri Cantoni) per gli arcinoti motivi che non stiamo ad elencare per l’ennesima volta, vedi dumping salariale e sostituzione dei lavoratori ticinesi con frontalieri. Chi dovrebbe tutelare i lavoratori ma rifiuta di cambiare marcia di sicuro non fa gli interessi dei salariati; ma forse fa i propri interessi di bottega.
Infatti si è visto che i sindacati sono contrari, giustamente, all’invasione dei padroncini, ma non al dilagare dei frontalieri. Tuttavia, sia i padroncini che i frontalieri “propriamente detti” sono due facce della stessa medaglia: il frontalierato, appunto. Con una differenza sostanziale: che i frontalieri sono (o possono essere) sindacalizzati e pagano le loro cospicue quote; proprio come i residenti. I padroncini no.
Per i sindacati legati a filo doppio col P$, dunque, i frontalieri sono una vera manna dal cielo. Una ghiotta fonte di entrate, con cui finanziare gli stipendi non proprio proletari della dirigenza sindacale, oltre che le rispettive azioni politiche, naturalmente sotto la bandiera del partito $ocialista.
Perché mai i sindacati dovrebbero dunque privarsi di una ghiotta risorsa economica in continua crescita (vista l’invasione da Oltreconfine), limitando i frontalieri a vantaggio dei ticinesi che poi – marrani! – magari votano per l’odiata Lega invece che per i kompagni?
Sicché, dunque, dovendo scegliere tra gli interessi dei lavoratori ed i propri, i sindacati di $inistra hanno fatto la loro scelta: optando per i secondi. Da qui il rifiuto dell’iniziativa popolare contro l’immigrazione di massa, invocando il consueto argomento del “benaltrismo”. Ovvero, bisogna sempre fare “ben altro”, col risultato che non si fa nulla. Ed intanto il mercato del lavoro ticinese, ma non solo, se ne va a ramengo, in balia dell’ “assalto alla diligenza” da oltreconfine.
Lorenzo Quadri