L’improvvida iniziativa di un battaglione ha tutta l’aria di essere un “ballon d’essai”

Certo che questa ci mancava! Nei giorni scorsi i media della Svizzera tedesca hanno reso nota la vicenda della preghiera islamica nell’esercito.

In un grande prato all’aperto, un gruppo di soldati in uniforme – appartenenti al Battaglione di carabinieri di montagna 6 – ha pregato rivolto alla Mecca. L’episodio si è verificato il 28 giugno, in occasione dell’inizio della festa islamica Kurban Bayrami. A guidare la preghiera, un capitano e cappellano dell’esercito “con retroterra musulmano”, tale Muris Begovic.

E naturalmente i politichetti ed i giornalai mainstream sono corsi ad applaudire beati (beoti?) in nome del fallimentare multikulti.

Neutralità confessionale?

E’ chiaro che non ci siamo proprio. I cappellani cattolici e protestanti sono tenuti a rispettare la neutralità confessionale dell’esercito. Questo non vale però per i musulmani: loro possono organizzare una preghiera pubblica durante il servizio militare ed in tenuta mimetica. Ah, ecco!

Sul reale grado di devozione dei militi accucciati con il fondoschiena proteso nell’aere che figurano nelle foto, è poi lecito porsi qualche domandina. Sono davvero dei musulmani così osservanti? Oppure in realtà tracannano tranquillamente birra e mangiano carne di maiale, e alla spiritualità non attribuiscono poi tutta questa importanza?

Se a pensar male si commette peccato ma ci si azzecca quasi sempre, tutta la pantomima puzza di azione dimostrativapremeditata. Tanto più che stata accompagnata dalla raccomandazione ai presenti di non parlarne con i media e di non diffondere immagini: come sanno anche i bambini, è un invito a fare il contrario. Chi è l’organizzatore? Forse il graduato di origine musulmana citato sopra?

L’islam marca il territorio conquistato. Pertanto, la preghiera islamica nell’esercito è l’equivalente dei minareti (simbolo di conquista e non prescrizione religiosa) o del burqa (idem). Ed entrambi, ma guarda un po’, in Svizzera sono vietati per decisione del popolo.

Tattica del salame

E’ lecito sospettare che con pensate quali il momento di preghiera rivolto alla Mecca si voglia promuovere, con la tattica del salame, l’istituzione dell’imam dell’esercito, inventandosene la necessità. Già alcuni anni fa qualche sveltone gallonato imbesuito dal multikulti – e dunque utile idiota dell’islamismo – tentò di introdurre l’immane boiata dell’imam militare. Dovette però fare retromarcia. E ci sarebbe mancato altro. Non c’è infatti alcuna garanzia che l’eventuale imam grigioverde predichi i valori del Paese che l’esercito è chiamato a difendere. E’ invece assai più probabile il contrario, dal momento che islam ed Occidente non sono compatibili. Il rischio è evidente: quello di trovarsi con l’esercito infiltrato dagli islamisti, mentre i politicanti triciclati e la stampa di regime applaudono giulivi blaterando di “integrazione” e di “progresso”, quando è vero il contrario. Non dimentichiamo che i divulgatori dell’islam politico – che vuole scardinare il nostro Stato di diritto per imporre le proprie regole, e che dunque è incompatibile con la Svizzera – sono spesso bravissimi nel dissimulare la loro natura e le loro intenzioni. Pensare che nel nostro Paese l’islamismo sia circoscritto a delle sbracate macchiette come i vertici del cosiddetto “Consiglio centrale islamico della Svizzera” (vedi Nicolas Blancho e soci) è un errore capitale. Ed il colmo è che nemmeno a simili soggetti viene proibito di “esercitare”…

Altro che “integrazione”!

La preghiera islamica nell’esercito era probabilmente un ballon d’essai (e la rapidità del portavoce dell’esercito nel prendere posizione davanti ai media, va da sé approvando l’iniziativa, è più che sospetta). Essa non è affatto un segno di integrazione, bensì di disgregazione. Il principio dello stato laico viene accantonato abeneficio esclusivo dell’islam, quando il nostro Paese è cristiano da mille anni.

Ecco, dunque, il bel risultato della politica delle frontiere spalancate, del fallimentare multikulti e delle naturalizzazioni facili di candidati di dubbia integrazione.

La preghiera musulmana durante un’esercitazione militare ed in tenuta mimetica si potrà magari organizzare in Afghanistan. Ma con la Svizzera non c’entra nulla. E’ anzi un pericolo. Perché serve a dimostrare a tutti che la Confederella è terreno di conquista. A rafforzare la dimostrazione provvedono i soliti isterichetti $inistrati. I quali, come da copione, si sono messi a starnazzare contro chi ha osato criticare l’accaduto.

E’ chiaro che siffatta trovata non deve avere né un bis, né un seguito. Atto parlamentare leghista a Berna in arrivo.
L’aspetto comico è che la direttora dal Dipartimento militare è l’uregiatta Viola Amherd (Viola chi?), esponente del partito che dovrebbe avere il “referente cristiano”.

Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.

Lorenzo Quadri