E’ in gioco non già la credibilità delle casse malati, ma quella delle istituzioni federali
Come da copione, ormai i giochi sembrano proprio fatti. Dopo il Consiglio degli Stati, anche la Commissione del Consiglio nazionale ha dichiarato il proprio accordo in merito al minirisarcimento sui premi di cassa malati che i ticinesi hanno pagato in eccesso dal 1996 ad oggi.
I fatti sono noti. A fine 2013, quanto pagato in eccesso dai Ticinesi dall’entrata in vigore la LAMal supererà abbondantemente i 400 milioni di Fr. L’ordine dei medici del Canton Ticino, sulla scorta dello studio Cereghetti, indica un totale di 450 milioni. Sulla base del compromesso passato al Consiglio degli Stati, ne torneranno indietro meno di 70. Ci sono dunque oltre 380 milioni che ballano. E che continueranno a ballare.
Infatti non risulta che, nella commissione del Nazionale, sul risarcimento globale di 800 milioni (cifra da cui conseguirebbe il famoso contentino di 67-68 milioni al Ticino) qualcuno abbia tentato di rilanciare la cifra al rialzo. Se nella commissione – in cui tra l’altro siedono i ticinesi Ignazio Cassis (Plr) e Marina Carobbio (P$) – nessuno si è sentito, o ha ritenuto opportuno, puntare al rialzo, ben difficilmente una proposta di questo tipo potrebbe passare nel plenum del Consiglio nazionale quando ci arriverà (a questo punto si presume nella sessione invernale).
Credibilità di chi?
Dallo scarno comunicato pubblicato dalla commissione, emerge un’indicazione curiosa, che getta una luce non proprio edificante su quello che può essere stato il dibattito commissionale. Vi si legge infatti: «il gremio sottolinea la necessità di risolvere il problema poiché è in gioco la credibilità delle casse malati».
A parte il fatto che la credibilità delle casse malati è già andata a farsi benedire da un pezzo, di un simile argomento non ce ne potrebbe fregare di meno. Non è la credibilità degli assicuratori malattia ad essere in gioco, ma quella della Confederazione. La Confederazione ha permesso che i cittadini di alcuni Cantoni venissero indebitamente alleggeriti, anzi diciamo pure depredati, a vantaggio di quelli di altri Cantoni. L’ufficio federale della Sanità pubblica, attualmente diretto dal kompagno Alain Berset, prima ha negato ad oltranza la realtà dei fatti; quando non l’ha più potuto fare, ha tentato goffamente di nascondersi dietro il pretesto della base legale mancante per imporre premi equi, ma guardandosi bene dal proporne una; in terza battuta ha tentato di minimizzare l’entità del furto legalizzato ai danni dei ticinesi, di cui si è reso complice, fornendo cifre taroccate al ribasso. Una situazione assolutamente scandalosa dal punto di vista dei più elementari principi di equità, nonché del federalismo.
E’ chiaro che uno Stato che permette che alcuni dei suoi abitanti vengano derubati a vantaggio di altri ha fallito su tutta la linea.
In queste condizioni ben si capisce come ad essere in gioco non sia certo la credibilità degli assicuratori malattia, bensì quella delle istituzioni federali. Se giustizia non sarà fatta – e ci sono tutti i motivi per credere che non lo sarà – la Confederazione avrà dato l’ennesimo segnale forte: di sfascio.
Lorenzo Quadri