Una palese ingiustizia viene benedetta a colpi di maggioranze: Ticinesi infinocchiati per 380 milioni. Speriamo che, almeno, chi ha scodellato la soluzione avallata dal parlamento perché “è meglio di niente” non si aspetti anche di venire ringraziato…

Alla fine, come ampiamente preventivato, la montagna ha partorito il topolino. I premi di cassa malati pagati in eccesso verranno rimborsati sì, ma solo parzialmente, per una somma totale di 800 milioni di Fr.

Per il Ticino, in prima linea tra i Cantoni i cui cittadini hanno pagato troppo, quanto verrà portato a casa è un contentino davvero piccolo. In aula si è sentito parlare, al proposito, di “compromesso”. In realtà è ancora meno. Ciò non fa che confermare, peraltro, il potere della lobby dei cassamalatari e, quindi, la necessità di portare dei cambiamenti a livello popolare. Ad esempio tramite l’iniziativa  “per una cassa malati unica”. Poiché sul parlamento infiltrato dai cassamalatari non ci si possono fare molte illusioni.

Autorità federale complice

Fatto sta che, dei circa 450 milioni di Fr di premi in eccesso pagati dai ticinesi dal 1996 ai giorni nostri, al massimo rivedremo indietro 68 milioni, all’appello ne mancano dunque oltre 380, di cui un terzo finanziato dalla Confederazione – e dunque ancora da noi.

Non solo: gli assicuratori malattia non sono obbligati ad andare ad attingere dalle riserve in esubero per risarcire chi – come i ticinesi – ha pagato troppo: potrebbero anche aumentare i premi “ad hoc”. Beffa doppia, dunque.

Questa situazione deplorevole si è creata con la complicità dell’autorità federale, che prima ha negato ad oltranza che ci fossero cantoni, e quindi i cittadini di questi cantoni, che pagavano premi troppo elevati; quando non ha più potuto farlo, si è nascosta dietro la foglia di fico della “mancanza di una base legale per intervenire”. Ed in effetti, il bisogno di intervenire e la frustrazione di non poterlo fare doveva essere davvero impellente, se per anni ed annorum l’amministrazione federale non si è sognata di proporla, questa base legale, malgrado ne avesse facoltà.

Troppo facile

Si potrà senz’altro dire che 68 milioni sono meglio di un calcio nei denti. E su questo non ci piove. Sì, perché si rischiava anche il rimborso zero. Con la scusa che “è difficile trovare delle soluzioni” c’era chi non voleva fare assolutamente nulla. Ciò sarebbe stato perfettamente in linea con l’atteggiamento dei vertici del DFE (Sadis) in materia di devastante libera circolazione delle persone: il mantra del “sa po’ fa nagott”. Troppo facile.

Anche su un’altra cosa, però, non ci piove. Ossia che quando si paga un conto non dovuto, quanto è stato versato senza motivo va restituito. E per intero. Non in piccola percentuale.

Cornuti e mazziati

Quindi i cittadini ticinesi, come quelli degli altri Cantoni paganti, risultano cornuti e mazziati. Sì, anche mazziati, dal momento che la garanzia che nei prossimi anni gli alleggerimenti illeciti non proseguiranno non è ancora data. E, come abbiano già avuto modo di scrivere, la futura base legale è analoga al contentino sugli arretrati: meglio che niente, ma non fornisce alcuna garanzia che i ticinesi non continueranno a venire infinocchiati.

Una cosa deve essere chiara. I cittadini dei cantoni paganti vengono buggerati, poiché una bella fetta dei premi che hanno pagato in esubero non li rivedranno indietro. E’ un’ingiustizia manifesta, che viene avallata a livello parlamentare. E questo perché i Cantoni “paganti” sono in minoranza in entrambe le Camere federali; chi deve passare alla cassa, invece, è in maggiorana. Ecco dunque che un furto viene legalizzato e benedetto a colpi di pallottoliere. E i ticinesi, ancora una volta, restano con il cerino in mano. C’è da chiedersi fino a dove questi soprusi travestiti da decisioni democratiche si possono spingere. Bisogna anche dire che i governi dei Cantoni paganti (compreso il nostro) non si sono stracciati eccessivamente le vesti per ottenere il rimborso integrale, come avrebbero imposto i più elementari principi di equità. Come mai?

Lorenzo Quadri