La SECO, Segreteria di Stato per l’Economia, ha gettato nel water gli ultimi rimasugli di credibilità.
Il responsabile della Direzione del lavoro, tale Boris Zürcher, ha infatti pensato bene di affidare alla compiacente stampa domenicale d’Oltralpe l’ennesima bestialità. Il tenore è il seguente: “La Svizzera non sta importando disoccupati con la libera circolazione delle persone”. A questo punto una domanda nasce spontanea: ma questo Zürcher sta facendo a gara con il premier italiano non eletto Matteo Renzi (il quale ha tentato di spacciare AlpTransit Gottardo come un’opera del Belpaese) a chi spara l’idiozia più grossa?
Una lunga serie
Questo penoso episodio è del resto solo l’ultimo di una lunga serie. Ricordiamo che la SECO ha avuto pure il coraggio di negare l’esistenza del soppiantamento dei residenti con i frontalieri.
Tutto conferma che la SECO con i suoi superburocrati è ormai ridotta ad un organo di propaganda a favore della devastante libera circolazione senza limiti e della politica delle braghe calate con l’UE. Serve a fare il lavaggio del cervello agli svizzerotti. Un trattamento che questi ultimi pagano assai salato: le spese di personale e beni e servizi della SECO ammontano infatti a 100 milioni di franchetti all’anno. Apperò!
Peccato che le scemenze propagandistiche del Boris Zürcher vengano contraddette proprio dalle cifre. E mica solo quelle della disoccupazione. Anche da quelle dell’assistenza.
Per quel che riguarda la disoccupazione: a livello federale, il tasso di senza lavoro tra gli svizzeri è del 2.5%, mentre quello degli stranieri è del 7.1%, con punte di oltre il 15% per bulgari e rumeni. Quest’ultimo dato è particolarmente interessante. Proprio a partire dal prossimo primo giugno, per la serie “ma tu guarda i casi della vita”, scadranno i contingenti alla libera circolazione delle persone con Romania e Bulgaria. E questo significa: importazione di disoccupati a go-go in arrivo da questi Stati nuovi membri UE (ai quali paghiamo pure i contributi di coesione)!
Assalto alla disoccupazione
E’ forse il caso di ricordare, in barba alle castronerie propagandistiche raccontate da Renzi-Zürcher, che il cittadino UE che ottiene di stabilirsi in Svizzera esibendo un contratto di lavoro, se il giorno dopo il suo arrivo resta senza impiego, può disporre dell’intero termine quadro della disoccupazione se dimostra (?) di aver lavorato nel paese d’origine il tempo che sarebbe necessario secondo la legislazione elvetica. In sostanza, il periodo lavorativo in patria viene conteggiato ai fini della disoccupazione come se fosse stato svolto in Svizzera. Non ci vuole molta fantasia per immaginare quanto possano essere fede facenti i certificati di lavoro portoghesi o bulgari o rumeni, nevvero Zürcher? Altro che “non importiamo disoccupati”!
Una volta esaurita la disoccupazione (o in mancanza di quest’ultima) c’è l’assistenza. Ed infatti, a Lugano il 16% dei casi d’assistenza è composto da stranieri con permesso B. Quindi non solo con la fallimentare libera circolazione delle persone importiamo disoccupati, ma importiamo anche casi d’assistenza. E nümm a pagum.
Abusi legalizzati
Il colmo è che il burocrate Zürcher, nelle sue magistrali (?) interviste sulla stampa domenicale, pur di prendere gli svizzerotti per i fondelli non lascia nulla d’intentato. Credendosi furbo, dichiara infatti: “Non è in corso un’immigrazione nell’assicurazione contro la disoccupazione. Osserviamo questo punto con molta attenzione: se constatiamo abusi, li puniamo”.
O Zürcher, ma ci sei o ci fai? Il “bello” della libera circolazione delle persone, voluta dai tuoi padroni, è che i cittadini UE immigrano nella disoccupazione e nell’assistenza in modo del tutto legale! Quindi, senza bisogno di commettere alcun abuso: perché gli svizzerotti fessi si sono “aperti”! Ed ecco il risultato delle “aperture”!
Fare quello che si dice?
Forse sarebbe meglio che il Consigliere federale di riferimento della SECO, ossia il liblab Johann Schneider Ammann – soprannominato dal Blick “Leider Ammann” (ossia “purtroppo Ammann”, per l’atteggiamento passivo all’insegna del “purtroppo è così, sa po fa nagott”) – dicesse ai “suoi” della SECO di tirarsi un po’ assieme, evitando di prodursi in fregnacce manifeste in stile “Matteo Renzi” che servono solo a rafforzare la convinzione che la Segreteria di Stato dell’economia va chiusa.
E già che c’è, il buon Leider Ammann potrebbe cominciare a dare un seguito alle sue dichiarazioni. Gli ricordiamo infatti che è stato proprio lui a dire che, “per sostenere il mercato del lavoro serve una serie di misure, che magari prese singolarmente possono anche avere portata modesta, ma che messe assieme sono efficaci”. Peccato che poi di questa “serie di misure” il ministro dell’economia PLR non ne prenda nemmeno mezza. Anzi: obbedendo agli spalancatori di frontiere della grande economia, ha affossato il pacchetto di potenziamento delle misure accompagnatorie. Perché gli esponenti del PLR che contano a livello federale, è il caso di ricordarlo, non perdono un’occasione per bastonare il Ticino.
Lorenzo Quadri