Risanare le pensioni ha giocoforza un prezzo: quello proposto è accettabile

 

Il prossimo 24 settembre saremo chiamati ad esprimerci sulla Previdenza 2020, un pacchetto di misure che mira a stabilizzare la situazione finanziaria del primo e del secondo pilastro. La riforma pensionistica fa fare salti di gioia? No, ovviamente. Perché quando le casse vanno nelle cifre rosse, se si vuole risistemare la “baracca”, la possibilità è una sola: scontentare. Non certo fare contenti.

Certo, sarebbe bello dire: con 2.4 miliardi di spesa prevista nel 2018 per i finti rifugiati con lo smartphone, dirottiamo da lì i fondi per sistemare i conti del primo pilastro (il buco dello scorso anno era di mezzo miliardo). Facile, ma non realistico. Per una simile operazione non ci sono le maggioranze. Ringraziare la partitocrazia.

Numerosi compromessi

Sono ormai tanti anni che si parla di riforme dell’AVS senza mai venirne ad una. Questa volta, le camere federali hanno svolto un lungo esercizio di compromessi e di correzioni per dare al pacchetto sottoposto al voto popolare una sostenibilità complessiva. L’età del pensionamento delle donne sarà portata a 65 anni, è vero. Ma le possibilità di pensionamento flessibile ed i 70 Fr al mese di AVS in più permettono alle lavoratrici che lo desiderano di andare in pensione un anno prima senza perderci.  Il tasso di conversione del secondo pilastro viene modificato verso il basso. Non suona bene. Ma bisogna considerare che quello oggi in vigore da tempo non è più in linea con i rendimenti dei capitali. Che, come sappiamo, sono stati ridotti ai minimi termini. La conseguenza è che lavoratori attivi con i loro contributi finanziano le rendite di chi è già pensionato invece delle proprie. Questo non è giusto e non può andare avanti.

D’altra parte, però, verrà migliorato l’accesso dei redditi bassi (in genere conseguiti da chi lavora a tempo parziale) al secondo pilastro: una misura di cui beneficeranno in particolare le donne. Perché, se è vero che già adesso i redditi più bassi possono versare dei contributi pensionistici volontari, i rispettivi datori di lavoro non sono tenuti a fare lo stesso. Nulla cambierà, per contro, per la parte sovra obbligatoria.

Consolidare l’AVS

I 70 Fr al mese in più – che fanno pur sempre 840 Fr all’anno – di rendita AVS andranno a compensare la riduzione del tasso di conversione della previdenza professionale. E in ottica leghista, dopo oltre un ventennio di battaglie per la “tredicesima AVS” (affossata dalla partitocrazia per non “darla vita” all’odiata Lega) questa parziale tredicesima AVS non può che essere ben vista. E’ infatti “cosa buona e giusta” consolidare il primo pilastro. Indebolirlo come vorrebbero fare gli oppositori della Previdenza 2020, per spostare sempre più il peso della rendita di vecchiaia sulla previdenza professionale, non può che avere conseguenze negative. Specie nel nostro Cantone dove la sicurezza occupazionale si fa sempre più labile  – per usare un eufemismo.

30 cts su 100 Fr

C’è poi la questione dell’aumento dell’IVA, che  passerà all’8.3% dal gennaio 2021. Un argomento su cui gli oppositori insistono ad oltranza. Certo che aumentare l’IVA non è simpatico. Ma spendere 30 centesimi in più su 100 Fr di spesa, che si riducono poi a 20 centesimi per i beni e servizi che sottostanno alle tariffe agevolate, è davvero un prezzo troppo alto da pagare per garantire il futuro delle pensioni?  E di questo, checché ne dicano gli oppositori alla Previdenza 2020, approfitteranno anche i pensionati attuali, dato che si vedranno garantite le rendite almeno fino al 2030. Ciò che, se la riforma non passerà lo scoglio della votazione popolare, potrebbe anche non essere il caso.

Qual è l’alternativa?

Già, gli oppositori. Essi dicono e  scrivono peste e corna della Previdenza 2020. Ma la loro alternativa qual è? Hanno forse in tasca una riforma ancora meno costosa per il cittadino? Certo che no. Il coniglio nascosto nel loro cilindro è la pensione a 67 anni. Del resto è in questa direzione che si stanno muovendo svariati paesi europei come Germania, Italia, Olanda, Danimarca… Diritto alla pensione a 67 anni in un mercato del lavoro che, grazie in particolare alla devastante libera circolazione delle persone e conseguente invasione di frontalieri, è ormai off-limits per chi perde l’impiego sopra i 55 anni? No grazie!

Quanto alla tesi dei contrari secondo cui il “pacchetto” in votazione danneggerebbe i giovani, è semmai vero l’opposto. Basta pensare che, in caso di bocciatura nelle urne, i giovani a causa del tasso di conversione non più sostenibile dei capitali previdenziali  continueranno a pagare le rendite altrui invece di costruire le proprie.

Fattura più elevata

Risanare le assicurazioni sociali ha un prezzo. Non è possibile farlo gratis e non è possibile farlo stando a guardare. Pagare non fa mai piacere. Ma il prezzo chiesto dalla Previdenza 2020 è tutto sommato sostenibile. Gli oppositori, dietro l’uso torrenziale di tecnicismi fumogeni (per lasciare ad intendere che “lur sì che i a stüdiaa” mentre gli altri…) hanno già pronta una fattura molto più elevata. Non dicono di no alla Previdenza 2020 perché il  conto per i cittadini sarebbe troppo elevato. Dicono di no perché non lo sarebbe abbastanza. Il 24 settembre, votiamo Sì per evitare il peggio.

Lorenzo Quadri