Il caso di un turco in assistenza è illustrativo di quel che troppo spesso accade da noi

Un cittadino turco dovrà lasciare il Ticino dopo aver percepito dall’assistenza la bella cifra di 230mila franchetti. Il caso, reso noto di recente, non è certo isolato. Purtroppo.

Però è esemplare. Il migrante turco era infatti arrivato nel nostro Cantone nel 2002, a 36 anni, per sposare una sua connazionale. A seguito del matrimonio aveva ottenuto il permesso di dimora e poi, nel 2007, quello di domicilio. Subito dopo, nel 2008, il divorzio. Ohibò, vuoi vedere che si trattava fin dall’inizio di matrimonio farlocco concluso con il solo obiettivo di ottenere uno “status” che gli permettesse di rimanere durevolmente in Svizzera, a carico del solito sfigato contribuente? Quello che la partitocrazia spalancatrice di frontiere costringe a mantenere tutti?

Subito in assistenza

Ed infatti, dopo il divorzio, l’uomo finisce subito in assistenza. Negli anni successivi, dal 2008 al 2011, alterna periodi in cui lavoricchia ad altri in cui è in disoccupazione. Nel 2012 ritorna in assistenza e non ne esce più. Nel 2017 la Sezione della popolazione gli revoca il permesso di domicilio (era ora!). Ma l’approfittatore straniero non si dà per vinto e ricorre prima al Consiglio di Stato, poi al Tram, e alla fine al Tribunale federale. Perfino i legulei del TF, poco sospetto di essere un covo di beceri leghisti xenofobi, hanno stabilito che il signore deve smammare. Non solo manca qualsivoglia prospettiva concreta che in futuro sarà in grado di provvedere al proprio sostentamento, ma l’uomo non si è nemmeno sforzato di collaborare. Inoltre in Turchia il “nostro” si troverà tutt’altro che allo sbaraglio: non solo ci è nato, ma ci  ha vissuto per 36 anni. E nel paese vivono i figli avuti dal primo matrimonio, oltre che altri parenti. Mentre in Svizzera non ha né congiunti né lavoro. E’ plateale che il legame con il Ticino è solo di comodo: incassare rendite. Qui può attingere a piene mani dalle casse pubbliche. Al natìo paesello, con ogni probabilità, no.

Situazione ricorrente

Come detto il caso non è certo isolato, bensì esemplificativo di quello che succede dalle nostre parti “grazie” all’immigrazionismo ed al buonismo-coglionismo della partitocrazia.  Ci piacerebbe sapere quanti cittadini stranieri si trovano nelle medesime condizioni: matrimoni probabilmente di facciata che misteriosamente si sciolgono all’indomani dell’ottenimento del permesso C  e poi… avanti con la mungitura dello Stato sociale!

E ovviamente, sarebbe anche interessante sapere quanti milioni (di certo tanti) spende il Cantone per situazioni analoghe!

Solo dopo anni

L’aspetto preoccupante è che si arrivi ad una revoca del permesso di domicilio soltanto dopo anni ed anni di malandazzo e 230mila franchi di proprietà del solito sfigato contribuente spesi per mantenere l’ennesimo furbetto d’importazione.

Degna di nota, ma anche questa tutt’altro che eccezionale, la ricorsite del cittadino turco. Costui, pur avendo torto marcio, usa tutti i mezzi legali a disposizione per non dover lasciare quello che è un vero e proprio paese del Bengodi per furbetti d’importazione: il nostro. Tanto, essendo il ricorrente in assistenza, beneficia del gratuito patrocinio. Così il conto a carico del contribuente lievita ancora di più!

Cambiare registro

Questa vicenda ben illustra quello che NON ci possiamo più permettere in tempo di crisi nera. I soldi pubblici servono per i cittadini ticinesi in difficoltà. “Prima i nostri” anche nel sociale!

E’ chiaro che i permessi a stranieri in assistenza che sono qui per mungere vanno ritirati molto prima. Non dopo anni ed anni, e quando hanno già incassato centinaia di migliaia di franchetti pubblici! Il triciclo PLR-PPD-P$ ha rifiutato la Tredicesima AVS ai nostri anziani che tirano la cinghia solo per “non darla vinta” all’odiata Lega, però pretende di farci mantenere tutti i furbetti in arrivo da paesi esteri vicini e lontani? Ma anche no!

Se ci sono delle prassi da modificare per poter chiudere i rubinetti in tempi rapidi, le si modificano. Se ci sono leggi da cambiare, vanno cambiate. Ma in fretta!

Senza contare che, oltre all’aspetto economico, c’è anche quello legato alla sicurezza. L’assistenza sociale facile è una vera calamita per islamisti, che arrivano in Svizzera per farsi mantenere dalla nostra socialità. E poi hanno a disposizione tutto il tempo del mondo per radicalizzare.  Già da anni gli esperti ammoniscono sul pericolo. Ma naturalmente niente accade. Perché i soldatini della partitocrazia immigrazionista insorgono scandalizzati: “devono entrare tutti! Bisogna mantenere tutti!”.

Lorenzo Quadri