Se la partitocrazia progetta di sabotare la volontà popolare, ha fatto male i conti

 

Ma guarda un po’, abbiamo come l’impressione che qualcuno – leggi partiti $torici – stia tentando di fare il furbo sull’applicazione di Prima i nostri! Chiaro: il triciclo ex partitone – PPD – P$ ha sabotato a Berna la volontà popolare sul “maledetto voto” del 9 febbraio. Non ci si può certo aspettare che adotti un atteggiamento diverso con “Prima i nostri”, dato che alla fine, gira e rigira i temi sono i medesimi: si tratta di porre dei limiti alla libera circolazione delle persone che, lasciata allo stato brado, fa solo danni. E questo l’ha detto anche l’ex vicepresidente della BNS Jean Claude Danthine.

Il triciclo frena

Le reticenze del triciclo sopra citato si spiegano facilmente. Bisogna infatti ricordare che questi partiti hanno voluto la libera circolazione delle persone, e per anni sono andati avanti ad oltranza a negare i disastri da essa causati: erano tutte balle populiste e razziste. Da quando non possono più negare, hanno cominciato con il mantra del “sa po’ fa nagott”. Il giochetto è fin troppo prevedibile. Del resto, lo si è visto in svariate altre occasioni: si tratta di sabotare per impedire ai sostenitori di Prima i nostri, ossia Udc e Lega, di “portare a casa” i risultati che i ticinesi da troppo tempo attendono. Intanto chissenefrega di dumping salariale, sostituzione, eccetera: l’obiettivo è non permettere all’odiato nemico di segnare ulteriori punti. Altrimenti le cadreghe di PLR-PPD-P$ si riducono ancora di più.

Brutte sorprese?

Se qualcuno ha dunque in mente di giocare sporco, farà bene ricordarsi che siamo in Ticino e non a Berna. E che i ticinesi, sia il 9 febbraio che il 25 settembre, hanno votato in un determinato modo. La corda non si può tirare all’infinto. Altri schiaffi, come il compromesso-ciofeca sull’immigrazione di massa votato in Consiglio nazionale da PLR-PPD-P$, non saranno tollerati. E se qualcuno parte dal presupposto che “tanto i ticinesi non scendono in piazza” potrebbe anche avere una brutta sorpresa.

Tentavano di imbrogliare

Certamente la partitocrazia su “Prima i nostri” non è partita col piede giusto. Ed infatti ancora una volta chi ha perso la votazione del 25 settembre tenta di dettare le regole dell’applicazione, con l’obiettivo di insabbiare. Che non si riesca a decidere se per l’applicazione di Prima i nostri bisogna creare un gruppo di lavoro o una commissione parlamentare è grottesco. Ma come: prima della votazione popolare i partiti storici, che combattevano l’iniziativa, non avevano assicurato di volere anche loro la preferenza indigena? E adesso invece gettano fumogeni per ostacolarne la realizzazione? Ecco la dimostrazione che, per l’ennesima volta, la partitocrazia tentava di turlupinare i cittadini.

I compiti del CdS

Come ha ribadito il presidente del Gran Consiglio Fabio Badasci,  il Consiglio di Stato non si può permettere di fare melina approfittando delle beghe parlamentari. Infatti può e deve cominciare a modificare regolamenti e direttive interne secondo il criterio preferenza indigena. Una cosa che avrebbe peraltro già dovuto fare a partire dal 10 febbraio 2014. Ma adesso non ci sono proprio più scuse per non fare i compiti!

In Italia si agitano

La scomposta agitazione  che sta suscitando in Italia “Prima i nostri” dimostra che il voto popolare ticinese fa paura. Gli ultimi tentativi della TV spazzatura d’Oltreconfine di dipingerci come razzisti e fascisti sono illuminanti. Al di là della ramina faranno bene a ricordarsi che  in Lombardia ci sono 62’500 frontalieri, più decine di migliaia di padroncini, con le rispettive famiglie – per un totale di almeno 200mila persone – che portano a casa la pagnotta grazie al Ticino. Sicché, non  ci facciamo né ricattare né minacciare da politicanti italioti bravi solo a dare aria ai denti, ma del tutto incapaci di garantire ai loro cittadini il “diritto naturale” di trovare un lavoro a casa propria. Noi vogliamo che i nostri cittadini questo diritto tornino ad averlo. Il che significa arginare l’invasione da sud.  Le  pernacchie italiche, dunque,  servono solo a convincerci ulteriormente (semmai ce ne fosse ancora bisogno) che non si molla di un millimetro. “Prima i nostri”verrà applicata fino in fondo.

Lorenzo Quadri