Ma la partitocrazia multikulti continua a ronfare della grossa. Il prezzo sarà altissimo
Quello che “doveva” accadere è puntualmente accaduto. In Svizzera un terrorista islamico ha messo a segno il primo attentato. Il fattaccio, come sappiamo, è accaduto in quel di Morges, ridente cittadina del Canton Vaud, dove un 27enne turco, in possesso anche del passaporto svizzero, davanti ad un negozio di Kebab ha accoltellato un 29enne, che è deceduto.
Come scontato la stampa di regime e la partitocrazia spalancatrice di frontiere montano la panna sulle turbe psichiche dell’omicida turco. Ma le cose vanno chiamate con il proprio nome. Il nome è appunto terrorismo islamico. Il 27enne, qualche giorno dopo il fatto di sangue, ha dichiarato di aver agito per “vendetta nei confronti dello Stato svizzero e per vendicare il Profeta”. Ohibò, vendetta nei confronti della Svizzera che – c’è come il vago sospetto – l’ha mantenuto per anni ed anni? Ecco cosa succede a riempirsi di foffa “grazie” ad una politica migratoria scriteriata!
Terreno fertile
Che in Svizzera il terreno sia fertile per l’avanzata islamista non lo scopriamo certo ora. Gli esperti da tempo mettono in guardia nei confronti dello Stato sociale troppo generoso con gli ultimi arrivati. I jihadisti – quanti di loro sono arrivati in veste di finti rifugiati? Quanti ne arriveranno ancora? – mentre si fanno mantenere dagli “infedeli”, possono dedicare tutto il proprio tempo all’opera di radicalizzazione. Se poi pensiamo che i $inistrati hanno tentato perfino di introdurre il reddito di cittadinanza in Svizzera, scopiazzando i “5 Stalle” italici…
Quanto accaduto a Morges è gravissimo e non va minimizzato, magari usando come foglia di fico la presunta “pazzia” del terrorista turco.
A parte il fatto che c’è una persona, la vittima, che è morta senza nemmeno sapere il perché, e al suo posto ci sarebbe potuto essere chiunque altro. La domanda è: cosa cavolo ci faceva in Svizzera a piede libero un terrorista islamico di conclamata pericolosità? Perché costui è stato rilasciato dalla galera? Perché non gli è stato ritirato il passaporto rosso? Perché non è stato rimandato in Turchia?
Scelta pianificata
Il 27enne infatti fino al 20 luglio era in prigione per aver appiccato un incendio ad una stazione di benzina. Non si tratta di un gesto criminale commesso a caso o a seguito di una turba psichica. Le stazioni di benzina sono degli obiettivi specifici del terrorismo islamico. Sono indicate espressamente come tali nella pubblicazione Inspire, che è l’organo ufficiale di Al Qaeda. Quindi altro che follia, altro che improvvisazione! Tutto è stato pianificato. Magari con l’appoggio di un’organizzazione. Con una simile premessa, è inaudito che l’attentatore sia stato rimesso in libertà a fine luglio. Era scontato che avrebbe commesso atti violenti nel giro di poco tempo.
Vuoi vedere che la scarcerazione è dovuta all’intervento di qualche magistrato ro$$o, di quelli che si sciacquano la bocca con i “diritti” dei terroristi?
Reti di complicità
La Svizzera ha dunque avuto il primo attentato di matrice islamica. Non sarà l’ultimo. Adesso che c’è un apripista, altri seguiranno.
Il discorso va ben oltre il caso di Morges. Attorno agli islamisti ci sono reti di complicità su vasta scala.
Bisogna essere ciechi per non accorgersi di quello che sta succedendo sul nostro territorio, con il benestare dei soldatini del triciclo PLR-PPD-P$$. In Svizzera fioriscono le associazioni islamiche piene di soldi, vengono costruite moschee che costano milioni. Il denaro arriva direttamente dal Qatar, dal Kuwait, dalla Turchia. Però per la partitocrazia xenofila “l’è tüt a posct”! Vietare i finanziamenti esteri alle moschee? Sa po’ mia! E’ becero razzismo!
E intanto il triciclo, a suon di naturalizzazioni facili, regala il passaporto rosso a musulmani radicalizzati.
Avanti con le espulsioni!
Il primo attentato è realtà: cosa deve succedere perché i politicanti della casta aprano gli occhi? Vabbè essere imbesuiti dal multikulti, vabbè essere buonisti-coglionisti, ma a tutto c’è un limite!
Avanti con le espulsioni! Chi ha legami con l’estremismo islamico va sbattuto fuori della Svizzera per direttissima, senza se né ma! Altri Paesi, anche vicini a noi, lo fanno! E se il diretto interessato ha ottenuto il passaporto rosso tramite una delle troppe naturalizzazioni facili, glielo si ritira all’istante!
E l’imam di Viganello?
Già che siamo in tema. Non si è più sentito nulla a proposito del “famoso” Imam di Viganello, amico del P$ di Lugano. La Confederazione, come noto, ne ha bloccato la naturalizzazione ritenendo il candidato un pericolo per la Svizzera. Ebbene, se l’imam rappresenta un pericolo, come mai è ancora qui?
Lorenzo Quadri