Governicchio federale: successione Simonetta, chi arriverà non sarà meglio di lei
Il 7 dicembre il parlatoio federale non dovrà solo eleggere il successore di Ueli Maurer, ma anche quello (quella) della kompagna Simonetta Sommaruga. Quest’ultima ha annunciato a sorpresa le proprie dimissioni mercoledì, causate dalle condizioni di salute del marito colpito da ictus. Il motivo della partenza è certamente meritevole di rispetto. Non bisogna tuttavia dimenticare che molte persone si trovano confrontate con una malattia grave ed improvvisa in famiglia, ma ben poche hanno la possibilità di smettere di lavorare per assistere il congiunto senza doversi preoccupare delle conseguenze economiche.
Giudizio negativo
L’aspetto umano di queste dimissioni anticipate – ma nemmeno poi di tanto, essendo Sommaruga in carica ormai da 12 anni – non deve quindi influenzare il giudizio politico, che è negativo. L’attività governativa della quasi ex ministra gronda ideologia ro$$a. E dire che Sommaruga arrivò in governicchio con la reputazione di “socialdemocratica”. Ma in Svizzera la socialdemocrazia non esiste: è solo un’etichetta vuota. La $inistra elvetica è massimalista, intollerante e talebana. Essa è rappresentata dai due partiti-fotocopia P$ e Verdi-anguria, ormai impossibili da distinguere uno dall’altro, ed entrambi impantanati nelle contraddizioni. Il fanatismo climatico non ha nulla a che vedere con la difesa dei redditi bassi: al contrario, questi ultimi sono i primi a venire colpiti dalle tasse e dai balzelli in nome del “clima”. Rispettivamente, la protezione dell’ambiente è in totale contraddizione con le politichette immigrazioniste e spalancatrici di frontiere dei $ocialisti, che fanno esplodere inquinamento e consumo delle risorse naturali.
I cosiddetti socialdemocratici si manifestano solo quando ci sono in ballo delle cadreghe (vedi in Ticino la telenovela Mirante-Carobbio). Ma mai una volta che prendano posizione sui temi; men che meno su quelli importanti. Evidentemente preferiscono rimanere intruppati, o per tornaconto o per pavidità.
Escalation perniciosa
La presunta “socialdemocratica” Simonetta ha quindi portato avanti le politiche massimaliste del $uo partito. Lo ha fatto dal 2010 al 2018, come ministra di Giustizia. In quel ruolo, ha gestito (?) il caos asilo del 2015 all’insegna del “devono entrare tutti”. Per non parlare della non-applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa. Risultato: oggi in Ticino ci sono quasi 80MILA FRONTALIERI in continua crescita.
L’approdo al DATEC ha segnato una perniciosa escalation climatista e tassaiola. Sommaruga, da presidenta di turno della Confederella, andava ai convegni internazionali a blaterare che “La Terra brucia”, come una Gretina qualunque. Anche peggio: la Gretina svedese non si oppone al nucleare, la Simonetta invece sì. “Socialdemocrazia”? Ma non facciamo ridere i polli!
Come direttora del DATEC, Sommaruga ha perso tutte le votazioni popolari importanti. La “sua” legge sul CO2 è stata asfaltata dalle urne. Idem la legge sugli aiuti ai media (ulteriori sussidi alla stampa di regime). Contro l’ultima cappellata messa in piedi con la collaborazione del cosiddetto “centro” PLR-PPD, ovvero il controprogetto all’iniziativa per i ghiacciai (già soprannominato “legge divora-elettricità”), è stato lanciato il referendum.
Nessuna illusione
Proprio perché la socialdemocrazia in Svizzera è una bufala, non bisogna farsi illusioni: Sommaruga parte (auguri per la salute del marito), ma chi prenderà il suo posto non sarà meglio. Sappiamo già che sarà una lei, poiché il P$ (=Partito Sessista) ha deciso di escludere d’ufficio le candidature maschili. Un simile atteggiamento, chiaramente discriminatorio, ben esemplifica il femminismo isterico e androfobo che pervade il partito. I risultati si sono già visti alle elezioni federali del 2019: deputati dotati comunque di un certo spessore e con alle spalle un percorso politico e personale, ma rei di avere il cromosoma Y, sono stati trombati a beneficio di scartine del genere “giusto”, che di professione fanno le studentesse a vita, buone solo a pappagallare sempre lo stesso mantra in ogni circostanza: “clima e parità di genere, parità di genere e clima”. Speriamo che i $ocialisti avranno almeno la decenza di evitare di presentare, al posto della Simonetta, candidate con doppio passaporto. Ma c’è da dubitarne.
L’androfobia ro$$a assume anche la forma del fanatismo “gender fluid”. Stiamo attraversando la peggiore crisi del dopoguerra, eppure c’è una consigliera nazionala P$ che inoltra mozioni affinché la Confederella usi nelle comunicazioni ufficiali la lingua “trans-inclusiva”, ovvero quella che fa terminare le parole in asterisco. La tapina arriva al punto di definire “sessista” (sic!) la scrittura corretta. A questo punto, poco ma sicuro che per la successione di Berset i kompagn* pretenderanno un candidat* “non binari*”.
Liberare il DATEC
Appurato che la successora della Simonetta non sarà meno ideologizzata di lei, per evitare di cadere dalla padella nella brace la partita si gioca sull’attribuzione dei Dipartimenti. Occorre impedire che il DATEC finisca nuovamente in mani ro$$overdi. In caso contrario sarà lo sfacelo dell’approvvigionamento energetico, ed il tripudio dei balzelli e della persecuzione degli automobilisti. E la “doccia in due” ci toccherà farla davvero.
Già, ma cosa accadrà in sede di ripartizione dei Dipartimenti? Difficile avanzare delle previsioni, tuttavia 1) le new entry dovranno accettare quello che passa il convento e 2) è ben possibile che dei cinque consiglieri federali rimanenti, quattro (ovvero Amherd, Parmelin, Keller Sutter ed anche Cassis) siano interessati a cambiare Dipartimento. Di sicuro Amherd farà di tutto per rifilare la Peppa Tencia del militare al nuovo esponente UDC. E magari tenterà la scalata proprio al DATEC, che fu della Doris uregiatta. E non sorprenderebbe se il “medico italiano” del PLR volesse mollare il Dipartimento degli esteri dove l’unico dossier importante, quello dei rapporti con la fallita UE, è impantanato. Magari nel (vano?) tentativo di evitare che le prossime elezioni federali si trasformino per lui non già nel tasto reset, bensì nel tasto eject.
Lorenzo Quadri