Il “metodo Putin” della casta: chi osa fare cip viene denigrato come spregevole razzista
I burocrati federali prevedono che in Svizzera giungeranno centinaia di migliaia di profughi ucraini. Nel concreto si parla dell’equivalente di un nuovo Canton Ticino formato da rifugiati. E’ evidente che l’ondata solidale ed emotiva non durerà in eterno. Una volta esaurita, i nodi verranno al pettine. E allora saranno cavoli non dolcificati. Le prime crepe cominciano già a palesarsi.
Presenza temporanea
Come più volte ripetuto, la permanenza da noi dei profughi ucraini deve essere temporanea. Si spera che la stramaledetta guerra venga chiusa il prima possibile; poi la priorità sarà il rimpatrio. Ma la casta immigrazionista – $inistrati in primis – di rimpatrio non vuole nemmeno sentire parlare: sogna la bomba demografica a danno dei residenti, per tettarci dentro in grande stile.
Ad esempio, il $indakato ro$$o UNIA ha già blaterato che di rimpatriare “non c’è fretta”. Visto che UNIA ha un patrimonio di UN MILIARDO, munto ai lavoratori, pare scontato che contribuirà a coprire i costi della permanenza prolungata dei rifugiati, nevvero?
Discussione troncata
E’ evidente che la presenza di un numero stratosferico di profughi ucraini – non tutti brava gente, arriveranno anche delinquenti ed approfittatori di ogni tipo – genererà problemi. Problemi che andranno affrontati. Non certo negati o imboscati. Ma la casta immigrazionista vuole troncare la discussione. Alla faccia della pluralità e del confronto. Per farlo utilizza i metodi a lei consueti: la denigrazione e la censura. Chi osa sottolineare che la presenza dei profughi ucraini deve essere temporanea, chi fa notare alcune questioncelle – ad esempio il fatto che i profughi rifiutano alloggi nella fascia di confine italiana per venire in Ticino attirati dalle migliori prestazioni sociali, che i finti rifugiati presenti in Ucraina beneficiano anche loro del permesso S, eccetera eccetera – viene denigrato come spregevole razzista.
I soldatini sbroccano
L’isterica intolleranza dei moralisti a senso unico si manifesta nelle sbroccate dei soldatini ro$$overdi. A Berna, ad esempio, il capogruppo Udc alle Camere federali Thomas Aeschi è al centro di una shitstorm (=tempesta di cacca): intervenendo in Consiglio nazionale, ha generalizzato un episodio criminoso avvenuto in Germania, ad opera di un africano con passaporto ucraino. Apriti cielo: la presidenta Verde-anguria della Camera bassa – quella che nel dibattito autocelebrativo sulle sanzioni alla Russia si è permessa apprezzamenti del tutto fuori luogo nei confronti di chi ha osato difendere la neutralità svizzera – già farnetica di levare l’immunità parlamentare ai deputati per le affermazioni fatte nel Parlatoio. A parte che i primi ad andarci di mezzo sarebbero gli odiatori di $inistra, si tratta di propositi indegni. Si vuole zittire chi osa avere posizioni “non allineate” al multikulti ed al buonismo-coglionismo imperanti su temi quali immigrazione ed islam con lo spauracchio della denuncia penale.
C’è in ballo la guerra in Ucraina, c’è l’arrivo in Svizzera di centinaia di migliaia di profughi, c’è la pandemia ancora in corso, c’è la crisi economica dietro l’angolo, c’è di tutto e di più; ma i soldatini ro$$overdi, ossessionati dal presunto “razzismo”, riescono a pensare solo a quello.
Intimidazioni putiniane
Questa campagna di criminalizzazione e di intimidazione di stampo putiniano contro chi osa non conformarsi ai diktat immigrazionisti ha lo scopo di sdoganare la grande truffa che si prepara ai danni dei cittadini. La casta stravolgerà il diritto d’asilo: invece di aiutare i profughi nell’emergenza, li farà immigrare in via definitiva.
Perché, ad esempio, la Kommissione federale della migrazione si oppone alla creazione di classi speciali per i bambini ucraini ed insiste affinché essi vengano invece integrati nelle classi normali? Che senso ha parlare di “integrazione” in riferimento a persone che rientreranno a breve nel paese d’origine? Evidentemente, c’è chi progetta ben altro. E già pretende di cancellare dalle bocche e dalle menti la parola “rimpatrio” tramite lo stigma del razzismo.
I casi della vita
Non è certo una coincidenza se proprio in questi tempi l’inutilissima Commissione federale contro il razzismo, la cui unica attività consiste nel tentare di giustificare la propria esistenza, se ne è uscita a blaterare che in Svizzera il razzismo sarebbe un “fenomeno persistente che va contrastato”, un “problema lontano dall’essere risolto”. Uhhh, che pagüüüraaa! La Svizzera ha il 25% di popolazione straniera, senza contare i naturalizzati di fresco; eppure sarebbe un paese razzista. Ma andate a scopare il mare.
A dare man forte a simili fetecchiate arriva – ma tu guarda i casi della vita – l’Ufficio federale di statistica. I burocrati dell’UST vorrebbero far credere, tramite i consueti sondaggi farlocchi, che il 58% della popolazione svizzera considererebbe il razzismo “un problema sociale importante”. Per sfortuna degli spalancatori di frontiere, da questo medesimo sondaggio emerge pure che il 59% dei cittadini naturalizzati si sente poco svizzero. Ma come, le naturalizzazioni facili non erano tutta una balla della Lega populista e razzista?
Aspetta e spera
Attendiamo sempre che l’inutile Commissione federale contro il razzismo si esprima sugli episodi di razzismo nei confronti di cittadini russi residenti in Svizzera, che con le guerre di Putin non c’entrano una fava. Intanto i sedicenti antirazzisti del P$ vaneggiano di creare una Task force (uella!) per scovare i fondi degli oligarchi russi. Bravi, ennesima geniale pensata grazie alla quale tutti i ricchi stranieri, russi o non russi, si terranno ben al largo dalla Svizzera. I soldi delle loro tasse se li cuccherà qualche altro Stato non in balia degli isterismi ro$$overdi. A proposito: ma il $indakato UNIA citato all’inizio – che ha un patrimonio di UN MILIARDO e mena il torrone in politica – non ricade anch’esso sotto la categoria degli oligarchi?
Lorenzo Quadri