L’opzione di un rimpatrio rapido si allontana, mentre si avvicina la bomba demografica
Privilegi ingiustificati ed irriconoscenza stanno rapidamente modificando il sentimento popolare: solidali sì, fessi no
Passata l’emotività iniziale per l’invasione dell’Ucraina, i problemi emergono con prepotenza.
E’ evidente che nessuna delle parti in causa ha intenzione di chiudere la guerra in tempi brevi. Il senescente e guerrafondaio presidente USA rimbamBiden, quello che dà la mano all’aria (vedi l’inquietante filmato diventato virale), pensa di protrarre il conflitto per indebolire la Russia. Tanto lui non ha la guerra in casa. E’ a 7000 km di distanza con un oceano in mezzo, per cui chissenefrega! A proposito: quanti profughi ucraini stanno ospitando gli Stati Uniti?
Vista la situazione, sempre più cittadini giustamente non vedono perché la Svizzera NEUTRALE dovrebbe farsi sempre più impegolare in un conflitto che ci porterà solo rogne di ogni di tipo. Dato che i belligeranti non intendono trovare una soluzione, noi ci riprendiamo la nostra neutralità frettolosamente dismessa da politicanti allo sbaraglio.
Quando poi si sentono i soldatini della partitocrazia, e specialmente della gauche-caviar, riempirsi ipocritamente la bocca con “la difesa dei nostri valori democratici”, ben si capisce che siamo alla frutta. Costoro spalancano le porte della Svizzera agli islamisti e alla sharia. I nostri valori non li hanno mai difesi. Però, quando non sanno cosa dire, pensano di impressionare il popolazzo blaterando a vanvera slogan magniloquenti? Come recita il noto spot: “Non siamo mica scemi!”.
Numeri e non solo
Intanto sul territorio cantonale cominciano a palesarsi i problemi di convivenza tra i ticinesi ed i rifugiati ucraini. Quei problemi di cui la casta spalancatrice di frontiere non vuole che si parli: a scopo di censura, denigra come “cinico” e “razzista” chi osa farlo. Ma andate a scopare il mare!
Chiaramente la difficoltà principale è legata al numero esagerato di profughi ucraini arrivati – o piuttosto: portati – in Ticino tramite un’insostenibile gestione privata dell’immigrazione.
Gli ultimi dati parlano chiaro: nel nostro Cantone sono presenti ben 2600 rifugiati; in base alle chiavi di riparto dovrebbero essere 1700. La differenza è di quasi mille persone, e scusate se è poco! A ciò si aggiunge il fatto che i 2600 profughi non sono distribuiti uniformemente sul territorio, bensì concentrati soprattutto nel Sottoceneri.
Scelte sballate
Ma oltre al numero c’è anche altro. A cominciare dai privilegi ingiustificati concessi ai titolari di permesso S. L’avevamo detto fin da subito che simili scelte politiche avrebbero indispettito i residenti. Così infatti è stato non appena scemata l’emotività iniziale.
Non sta né in cielo né in Terra che il tartassato contribuente elvetico sia chiamato, direttamente o indirettamente, a pagare spillatico, abbonamento generale per il trasporto pubblico, spese sanitarie eccetera eccetera, ai rifugiati ucraini proprietari delle numerose auto di lusso (Maserati, Porsche, Mercedes, Audi, Lexus,…) che si possono ammirare un po’ ovunque.
Certo, la guerra colpisce anche i ricchi. Ma non si possono distribuire i soldi pubblici senza criterio.
Quando poi si vede il macchinone targato “UA” parcheggiato davanti alla palestra “di standing superiore” e all’interno la proprietaria con labbroni a canotto che si allena con il personal trainer, è comprensibile che sorga qualche perplessità (eufemismo).
Gli uccellini cinguettano inoltre di pulmini organizzati che portano le signore ucraine a fare shopping al Foxtown.
Niente di illecito, ovviamente. Ma chi ha già i suoi soldi non deve ricevere i nostri.
Ulteriore privilegio, le cure veterinarie gratis per gli animali da compagnia. Ed i rifugiati ucraini ne fanno uso. Sono già arrivate delle testimonianze anche su questo.
Chi vive qui, il veterinario se lo deve pagare di tasca propria; e per portare all’estero il proprio animale deve munirlo dell’apposito passaporto. Anch’esso non è gratis (anzi). Ai profughi dobbiamo regalare tutto?
Nubi all’orizzonte
I rifugiati ucraini, inoltre, non sono tutti ucraini. Allo statuto S possono accedere anche persone che si trovavano in Ucraina, magari migranti economici (finti rifugiati) in arrivo da “altre culture”. Senza la guerra costoro mai sarebbero stati ammessi nel nostro Paese. Adesso possono arrivare in piena legalità ottenendo pure la possibilità di lavorare. Apperò. Qualcuno può ringraziare Putin.
Proprio la possibilità di lavorare causerà problemi, specialmente in Ticino. Essa sarà fonte di ulteriori distorsioni (soppiantamento dei residenti, dumping salariale) in un mercato del lavoro già devastato dall’invasione da sud voluta dalla partitocrazia. Sarebbe il colmo se i profughi ucraini venissero assunti al posto dei disoccupati ticinesi che cercano lavoro da mesi o anni! Eppure andrà a finire proprio così. Ed è ridicolo che gli immigrazionisti ci vengano a raccontare che la maggioranza dei profughi ucraini sono mamme con bambini: perché, forse che nella società odierna le mamme stanno a casa fare calzetta?
Chi, invece, non lavorerà, sarà a carico del nostro stato sociale.
C’è inoltre da attendersi, a seguito del benessere che viene loro prospettato in Svizzera, un massiccio ricorso al ricongiungimento familiare da parte dei profughi; altro che rimpatri rapidi.
Intanto già arrivano segnalazioni di ucraini che si presentano da potenziali datori di lavoro chiedendo con fare arrogante il timbro per la disoccupazione “perché loro vengono dalla guerra”.
Come turisti?
E’ un dato di fatto che un certo numero di profughi ucraini – non tutti, naturalmente – si comportano come se fossero dei turisti ed avanzano pretese da turisti, invece di mostrare riconoscenza per l’accoglienza ricevuta a spese dei contribuenti.
Non serve essere dei grandi psicologi per capire che l’irriconoscenza stroncherà in tempo di record le buone disposizioni dei ticinesi nei confronti dei rifugiati.
Solidali sì, fessi no
Con queste premesse, è facile prevedere che la convivenza non sarà rose e fiori. Se la casta crede di costringere i ticinesi a mandar giù rospi all’infinito ricattandoli con becere accuse di cinismo o di razzismo, non ha capito da che parte sorge il sole. Solidali sì, fessi no.
Lo stucchevole lavaggio del cervello pro-Ucraina che l’ “indipendentissima” stampa di regime (quella che sognava di MUNGERE ulteriori contributi pubblici) ed i politichetti triciclati stanno praticando da quando è iniziata la guerra non basterà ad ammansire la popolazione locale all’infinito.
Lorenzo Quadri