Ad oltre un mese dall’inizio dell’emergenza, ancora manca una regia pubblica degli arrivi

L’afflusso di profughi ucraini continua incessante infrangendo ogni record. E, col passar del tempo, lo slancio iniziale di grande solidarietà si affievolisce. Chi già da settimane sta ospitando in casa dei rifugiati, comincia a chiedersi fino a quando potrà durare la convivenza.

Era scontato: questo tipo di accoglienza spontanea può funzionare per qualche giorno. Al massimo per qualche settimana. Ma non certamente per mesi.

Compito pubblico

Stupisce l’assenza dello Stato. Eppure i soliti $inistrati del “più Stato” stavolta non hanno nulla da dire. L’immigrazione di migliaia di persone viene oggi gestita da privati ed associazioni, alcune facenti capo a connazionali dei profughi: una “galassia” che (giocoforza) si muove in ordine sparso, senza una regia pubblica.  Ora, se c’è un compito che spetta allo Stato, questo è la regolamentazione dell’immigrazione. Invece la Confederazione si limita a distribuire permessi S a tutti i richiedenti. Perfino la ricerca di soluzioni abitative per i profughi è diventata appannaggio di privati. Ma il privato ospitante prima o poi – più prima che poi – busserà alle porte dell’ente pubblico per chiedere di trovare delle alternative: lui non ce la fa ad andare oltre. E a quel momento l’ente pubblico la soluzione non l’avrà. Inutile farsi illusioni.

Tra l’altro, allo stato attuale non è neppure chiaro se i privati che alloggiano profughi ucraini al proprio domicilio riceveranno una qualche indennità.

Alloggi rifiutati in Italia?

L’immigrazione di svariate migliaia di persone solo in Ticino non può avvenire senza delle regole. Altrimenti il sistema è destinato a crollare in poco tempo. Già corre voce che camere o appartamenti nella fascia di confine italiana, per quanto messi a disposizione, rimangono vuoti, perché i rifugiati vengono dirottati verso il presunto maggior benessere svizzero. Fosse confermato, sarebbe allarmante.

E’ evidente che la priorità deve essere quella di trovare ai profughi un alloggio sicuro nell’ottica di un ritorno a casa appena possibile. Non si devono instaurare meccanismi perversi di “shopping” dello stato sociale più generoso.

Distribuzione equa

Anche la suddivisione dei rifugiati all’interno del territorio nazionale deve essere equa: ma per questo serve una regia statale. Attualmente risulta che in Ticino in proporzione siano arrivati – o siano stati fati arrivare – ben più sfollati che in altri cantoni.

La spontaneità a briglie sciolte poteva essere una risposta, magari l’unica possibile, nella primissima fase dell’emergenza. Oggi, ad oltre un mese dall’invasione russa dell’Ucraina, ci si può ben attendere un intervento dello Stato che metta ordine, regole, ed anche dei limiti. Accogliere tutti non sarà fattibile, e bisogna esserne consapevoli.

La priorità è il rimpatrio

Occorre pensare alle conseguenze future e prevenire i conflitti tra residenti e profughi. Le differenze linguistiche e culturali sono grandi. Immaginare che tutto filerà liscio è una pia illusione; tentare di farlo credere alla popolazione, una truffa.

Lo ripetiamo dall’inizio dell’emergenza (ma naturalmente è spregevole razzismo): bisogna tutelare il mercato del lavoro ticinese, come pure il nostro stato sociale. Nessuno dei due è in grado di accogliere migliaia di persone da un giorno all’altro.

Bisogna pensare alla scolarizzazione dei giovani rifugiati, che deve sì avvenire, ma non a scapito dell’insegnamento ai bambini residenti: ed i bimbi ucraini non solo non parlano la nostra lingua, ma non utilizzano nemmeno il nostro alfabeto.

Le possibilità di lavoro e di scolarizzazione previste dal permesso S non devono far dimenticare che la presenza dei profughi in Svizzera è solo temporanea. La priorità non è il lavoro, è il rimpatrio. Pertanto, sciacquarsi la bocca con l’integrazione (come già fanno, in malafede, i soliti noti) è completamente fuori luogo. L’integrazione non è un tema.

No ai regali inutili

La Confederazione ed i Cantoni devono mettere ordine e limiti all’accoglienza temporanea dei profughi e devono preparare i rimpatri. Va detto chiaramente: una permanenza lunga – o addirittura definitiva – nel nostro Paese non è né pensabile, né sostenibile. Regali inutili quali l’abbonamento generale per i trasporti pubblici o quello di telefonia mobile indispettiscono i cittadini ed accelerano la fine dell’ondata solidale. Anche perché è manifesto che questi regali verranno poi fatti pagare al resto dell’utenza.

Invece di fare entrare in Svizzera tutti i profughi senza avere i posti per accoglierli – e non arriverà solo brava gente –  e di inventarsi disincentivi al rimpatrio, la Confederazione farebbe meglio a prodigarsi affinché la guerra in Ucraina finisca quanto prima. Ah già: le possibilità d’intervento in questo campo, il governicchio federale le ha rottamate assieme alla neutralità.

Lorenzo Quadri