Attenzione! Col permesso S i rifugiati potranno lavorare. A scapito degli svizzeri?
Come c’era da attendersi, dall’Ucraina invasa da Putin arrivano ampli flussi di profughi.
Ribadiamo il concetto: la priorità deve averla l’aiuto sul posto. Ovvero nei paesi che confinano con l’Ucraina, e dove si trova la maggioranza degli sfollati. E’ tuttavia evidente che questi Stati non possono accogliere milioni di persone. Perché l’ordine di grandezza è purtroppo questo. Di conseguenza, i rifugiati ucraini arrivano anche da noi. Il governicchio federale ha concesso loro lo statuto S che permette ai titolari di lavorare.
Toppato su tutto
La politichetta mainstream della partitocrazia e della stampa di regime blaterava che, grazie alle relazioni multilaterali (quindi alla globalizzazione ed all’interdipendenza tra nazioni), in Europa non ci sarebbero più state guerre convenzionali. Questa politichetta è stata clamorosamente sconfessata. Partitocrazia e giornalai hanno toppato su tutto. E sarà bene tenerlo presente.
Dopo anni di siffatto lavaggio del cervello, lo shock collettivo per il ritorno della guerra convenzionale in Europa è grande. Idem la solidarietà nei confronti di chi è costretto a fuggire dalle bombe di Putin. Le emozioni non devono però portare allo spegnimento dell’intelletto.
Protezione, non immigrazione
Tanto per cominciare, va sempre ribadito che asilo significa protezione e non immigrazione. I profughi ucraini vanno aiutati temporaneamente, fino a quando (speriamo il prima possibile) la guerra sarà finita e potranno dunque ritornare in patria. Non bisogna creare premesse – men che meno incentivi – per un’immigrazione definitiva. Quanto accaduto col conflitto nell’ex Jugoslavia qualcosa dovrebbe aver insegnato.
Per il momento alle nostre latitudini arrivano soprattutto donne, bambini ed anziani. Non sarà sempre così. Arriveranno anche “furbetti”, provenienti dai paesi più disparati, che approfitteranno della crisi ucraina per infiltrarsi in Svizzera. Arriveranno anche delinquenti e sfaticati: in Ucraina non sono tutti santi. Arriveranno anche individui a cui in precedenza è stato rifiutato un permesso per trasferirsi nel nostro Paese e che non hanno alcuna intenzione di tornare in patria. Arriveranno anche persone che hanno parenti in altri Stati europei, però vengono qui. Arriveranno, o magari stanno già arrivando.
Facendo entrare tutti, è ovvio che si va incontro a rogne.
Mercato del lavoro a rischio
Particolarmente delicata la questione dell’immigrazione nel mercato del lavoro. I profughi con permesso S potranno lavorare. Non si sa (purtroppo la crisi è lungi dall’essere terminata) quante persone in grado di lavorare arriveranno in Svizzera. Non si sa di che formazione dispongano queste persone. Tuttavia l’entusiasmo di taluni ambienti economici immigrazionisti e spalancatori di frontiere (vedi Economiesuisse) davanti all’ipotesi di assumere profughi ucraini deve far suonare i campanelli d’allarme, in base alla nota massima che “a pensar male si commette peccato ma ci si azzecca quasi sempre”. I profughi ucraini verranno assunti al posto degli svizzeri, a salari inferiori? Andranno quindi ad aggravare i perniciosi fenomeni di soppiantamento di residenti e di dumping salariale che – soprattutto in Ticino – già devastano il mercato del lavoro “grazie” alla libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia? Il dubbio è legittimo. Il capoeconomista di Economiesuisse, tale Rudolf Minsch, è corso a cianciare che “gli ucraini possono alleviare la carenza di manodopera qualificata”. Frena Ugo! Come se in Svizzera non ci fosse manodopera qualificata!
Presenza temporanea
La presenza dei profughi ucraini deve essere temporanea. Quindi la dichiarazione del Minsch suona ancora più sospetta. Ad Economiesuisse partono forse del presupposto che i profughi non rientreranno in patria? Hanno magari intenzione di adoperarsi a tale scopo? Hanno già intravisto un insperato bacino di manodopera a basso costo? Intendono sfruttarlo approfittando dell’ondata emozionale, nascondendosi dietro ad una pretesa “solidarietà” che nella realtà è solo pro saccoccia, e questo a tutto danno dei lavoratori svizzeri?
Occorre vigilare
E’ quindi necessario più che mai tenere occhi ed orecchie bene aperte. Proprio perché l’ondata emozionale ottunde la ragione, i furbetti ci marciano. Quelli che sull’immigrazione incontrollata ci campano, tenteranno anche questa volta di tettarci dentro in grande stile. Il risveglio rischia di essere tardivo.
Le autorità, sia federali che cantonali, devono quindi vigilare affinché:
Ticino già nella melma
Il mercato del lavoro ticinese è già nella melma a causa dell’invasione da sud. La crisi economica da stramaledetto virus cinese peggiorerà ulteriormente la situazione. Ad essa si aggiungeranno i “danni collaterali” della guerra in Ucraina e gli effetti boomerang delle sanzioni alla Russia decise dal governicchio federale allo sbando. Ci saranno fallimenti di aziende e conseguenti cancellazioni di posti di lavoro. In questa situazione, è evidente che non ci possiamo permettere un afflusso massiccio di migranti intenzionati a rimanere qui in pianta stabile. Non se lo può permettere il nostro mercato del lavoro e non se lo può permettere il nostro stato sociale (aumento massiccio dei beneficiari ucraini di prestazioni sociali?). L’inclusione in grande stile, ovviamente a scapito dei residenti, non è possibile. Il risultato sarebbe una bomba sociale. Non ci sembra così difficile da capire! Alla faccia dei capoccioni dell’industria rossa dell’asilo che già sognano di tettarci dentro alla grande.
Riquadrato
Il contribuente pagherà il conto
Come al solito, i soldatini della partitocrazia hanno perso la testa. Prima di fare entrare tutti in Svizzera indiscriminatamente perché in Ucraina c’è la guerra, occorre ricordare ai benpensanti che il permesso S, accordato ai profughi ucraini, comporta per i titolari una serie di diritti: ricongiungimento familiare, copertura spese, cure mediche pagate, possibilità di lavorare, scolarizzazione, “argent de poche”, trasporti regionali gratuiti, eccetera. Tutti questi diritti hanno un costo. E a pagarlo sono i cittadini svizzeri. Ed altrettanto evidente è che il datore di lavoro che assume un permesso S lo fa a scapito di uno svizzero o di uno straniero residente. Quando sarà finita l’attuale isteria, i cittadini se ne renderanno conto. E si renderanno pure conto che dall’Ucraina non arriva solo brava gente. Già adesso del resto vengono segnalate presenze “sospette”. Ma allora sarà troppo tardi! E intanto troppi anziani e disoccupati svizzeri tirano la cinghia nell’indifferenza della partitocrazia xenofila.