A Stäfa (ZH) un’apposita giornata d’indottrinamento è stata cancellata causa proteste
Nel ridente comune zurighese di Stäfa, lunedì 15 maggio si sarebbe dovuta tenere la “Giornata del gender”, dalle 8 alle 16.30. Gli allievi della locale scuola media (Sekundarschule) hanno ricevuto l’invito (vedi foto), naturalmente redatto con asterischi, in cui si sottolinea la presenza obbligatoria: l’indottrinamento gender viene infatti conteggiato come giorno di scuola.
Un’immagine del volantino è finita sui social, dove ha scatenato vivaci proteste. Lo crediamo bene. Non sta né in cielo né in terra che la scuola dell’obbligo si metta ad inondare di ideologia LGBTQVattelapesca dei ragazzini di scuola media. Magari sostenendo l’esistenza di un fantomatico terzo sesso (che invece non esiste), di figli con due padri o con due madri (neppure questo è possibile, le leggi di natura dicono altro) o la storiella del genere che non sarebbe un dato biologico, bensì un’opinione mutevole: un giorno uno si sente uomo ed il giorno dopo si sente donna. L’ormai defunto Credit Suisse aveva un manager di questo tipo, biologicamente uomo, che un giorno andava in ufficio in giacca e cravatta e quello dopo con vestitino rosa e parrucca bionda. E il CS se ne vantava anche, bullandosi pubblicamente di essere un datore di lavoro inclusivo. Se queste erano le priorità dei mammasantissima stranieri di Credit Suisse, niente di strano che la seconda banca svizzera sia andata in malora.
L’esercizio di tedesco
Queste iniziative gender mirano a buttare all’aria l’intera società per correre dietro alle pretese di una minoranza numericamente infima, ma maestra nel vittimismo e nella rivendicazione ad oltranza. E anche nella censura contro la libertà d’espressione. Non è così che va il mondo, e non è nemmeno accettabile che si lavi il cervello a dei ragazzini con il “gender fluid” propagandato come esempio da seguire. Ma del resto, a Zurigo ci sono pure gli asili d’infanzia con le drag queen…
Alle nostre latitudini si ricorderà il caso dell’esercizio di tedesco assegnato ad una classe di seconda media, dove si tentava di far passare il concetto che una coppia di genitori può essere composta da “Elsa ed Emma”. Una strumentalizzazione che con l’insegnamento della lingua di Goethe non c’entra una fava.
Autocritica?
La giornata gender a Stäfa si sarebbe dovuta tenere lunedì 15 maggio; l’evento tuttavia è stato annullato. Il volantino finito sui social ha infatti – come detto – dato il là a vivaci proteste. La direzione scolastica ha ritenuto che ci fosse il rischio che la giornata venisse disturbata e che ci fossero problemi di sicurezza. Ö la Peppa! Ecco che chi non è d’accordo con l’ideologia gender a scuola viene denigrato come potenziale teppista, chiaramente perché di “destra”. “Peccato” che i disturbatori e vandali violenti siano praticamente tutti di $inistra, vedi brozzoni e affini.
Almeno la scuola media in questione avesse riconosciuto di aver cappellato… invece no. La direzione scolastica ancora pretende di aver ragione si atteggia a vittima.
Non facciamoci illusioni
Non ci sarebbe da stupirsi se un’iniziativa come quella di Stäfa venisse importata alle nostre latitudini. Le fetecchiate sul gender sono infatti di gran moda tra le politicanti di $inistra incadregate sotto le cupole federali. (Le quali, tanto per dirne una, pretendono che la Confederella utilizzi le parole che terminano in asterisco nelle comunicazioni ufficiali. Finora il governicchio federale ha risposto picche: vediamo fin quando durerà). Visto che l’attuale direttora del DECS proviene proprio da quegli ambienti…
Dopo gli scioperi dei docenti importati dalla vicina Penisola, le giornate gender copiate da Zurigo? Non sarebbe una sorpresa, in una scuola ticinese ostaggio della propaganda ro$$overde. Non dimentichiamo infatti il diario scolastico ufficiale di un paio di anni fa, improntato al climatismo. E la grande idea di introdurre nella scuola dell’obbligo la distribuzione gratuita (ossia finanziata dal contribuente) di assorbenti igienici. Come se fossero queste le priorità. L’obiettivo di quest’ultima iniziativa è sempre il solito: non certo evitare alle allieve, rispettivamente alle famiglie, una spesa irrisoria, bensì inculcare nei giovani (che poi diventeranno elettori) la mentalità del sussidio. Così da creare le basi, appunto, per una società di sussidiati. La quale comporta, per ovvi motivi, uno Stato gonfiato come una rana. Che poi pesa come un macigno sul borsello dei contribuenti. E anche sulle loro libertà.
Lorenzo Quadri