Intanto la politichetta per il momento più che spendere i soldi degli altri non fa
E’ ben comprensibile l’irritazione degli allevatori, come pure dell’Associazione per la protezione del Territorio dai grandi predatori, davanti alle sparate del cosiddetto Gruppo lupo svizzera (GLS). Tale organizzazione si ammanta di serietà scientifica e di onestà intellettuale. Nel suo sito compaiono infatti roboanti dichiarazioni del seguente tenore: “forniamo informazioni fattuali e scientifiche sui grandi predatori”. In realtà quella fornita è propaganda lupista da tre e una cicca, del tutto scollegata dalla realtà. Come ben dimostra l’ultimo comunicato stampa, dal delirante titolo: “Scandalo: il 98% degli animali da reddito uccisi dai lupi in Ticino era privo di protezione del gregge”.
Si tratta di panzane manifeste, già solo per il fatto che il 70% degli alpeggi ticinesi non è proteggibile. Il colmo è che chi divulga simili comunicati-fregnaccia pretende di arrogarsi la funzione di “facilitare la convivenza tra esseri umani e grandi predatori autoctoni”. Come diceva Totò: ma ci faccia il piacere! Su quanto il lupo sia autoctono si potrebbe poi discutere, dal momento che in passato era praticamente sparito. In realtà il GLS fa semplicemente l’avvocato d’ufficio del predatore. Non gliene frega un tubo di chi subisce i suoi assalti. Anzi, le vittime vanno colpevolizzate per assolvere il lupastro. Speriamo almeno che il Gruppo in questione non riceva finanziamenti pubblici.
Fortuna estetica
Del resto basta dare un’occhiata alla pagina d’apertura del sito del GLS per rendersi conto che si tratta di semplice propaganda unilaterale. Spicca il florilegio di immagini di lupi e lupetti stile pubblicità del Mulino Bianco o della Pasta Barilla, mirate a titillare la fantasia degli animalisti da salotto urbano che nemmeno sanno come è fatta una pecora e che non hanno la più pallida idea della vita e del lavoro degli allevatori.
Come scritto a più riprese, il lupo deve la propria fortuna all’estetica. Assomigliasse ad un ragno gigante e dovesse venire giudicato solo per le sue azioni e non per il suo aspetto, i lupisti da salotto si squaglierebbero come neve al sole.
Aumentano i crediti
E’ notizia recente che a Berna il governicchio mira a facilitare la “regolazione” del lupo tramite modifica dell’ordinanza federale sulla caccia. Si tratta di un passetto (minimalista) nella giusta direzione. Annullato però dalle tempistiche bibliche con cui la burocrazia bernese tratta le segnalazioni sul lupo. Autorizzare l’impallinamento ad un mese o più dalla predazione è una farsa: l’animale responsabile non verrà identificato. Per non parlare delle decisioni, basate su argomenti grotteschi, con cui vengono annullati ordini di abbattimento cantonali. In realtà la novità di maggior rilievo introdotta dall’ordinanza è l’ammissione (per quanto tardiva) che il lupo costituisce un pericolo per l’uomo. Circostanza che invece veniva finora negata, e perfino irrisa.
L’8 dicembre il Consiglio nazionale tornerà a chinarsi sull’ iniziativa parlamentare presentata dalla Commissione dell’ambiente, del territorio e dell’energia del Consiglio degli Stati. Anch’essa propone una maggiore “regolazione” del predatore. Tra tanti blabla, le uniche decisioni concrete sono tuttavia gli aumenti dei crediti per indennizzare gli allevatori vittime delle predazioni. Traduzione: la politichetta, invece di impedire le predazioni, distribuisce allegramente i soldi degli altri. Nel medioevo esisteva il “pretium stupri”: le violenze sessuali erano tollerate, ma l’autore doveva indennizzare i parenti della donna stuprata. Col lupo si usa lo stesso sistema. Ne abbiamo piene le scuffie di spendere milioni a palate per colpa di chi si ostina a difendere il lupastro. Che questi soldi ce li mettano i lupisti da salotto urbano. A cominciare dal GLS.
Lorenzo Quadri