I vicini a sud riaprono al turismo della spesa. Ed i media ticinesi…
Come c’era da aspettarsi, il Belpaese ha allentato le misure ai confini per permettere ai ticinesotti di recarsi a fare la spesa “fuori porta”. Era chiaro che sarebbe andata a finire così. I vicini a sud nel farsi i propri interessi sono maestri. Ed è noto che, per il commercio di frontiera italico, i ticinesi sono una presenza indispensabile.
Resta comunque il fatto che chi vuole recarsi nella vicina Repubblica per più di 24 ore deve affrontare una sfracca di limitazioni: non solo tampone, ma anche l’incomprensibile formulario elettronico (in stile “Grande Fratello”) e l’obbligo di annunciarsi all’ASL locale.
Niente di tutto questo, come ben sappiamo, esiste in Svizzera. Le nostre frontiere sono sempre rimaste spalancate e senza controlli. Addirittura lo scorso sabato la R$I ha intervistato un autogestito italico venuto dal Comasco a dare man forte ai compari locali che hanno okkupato illegalmente l’ex istituto Vanoni.
Quindi: gli svizzerotti non possono recarsi liberamente in Italia (se non, da qualche giorno, per fare la spesa) mentre in senso contrario entra di tutto e di più!
Il Belpaese al momento è uno degli Stati più blindati. Almeno per quel che riguarda i confini a nord. Per quanto attiene all’accesso da sud, invece, la musica cambia. A Lampedusa i finti rifugiati con lo smartphone sbarcano “come se niente fudesse”.
Sconcertante
Ovviamente l’apertura italica al turismo della spesa mette in difficoltà i commerci ticinesi duramente provati dalla crisi. Che magari adesso cominciavano a dare qualche segno di ripresa. Ed è a dir poco sconcertante la propaganda fatta dalla stampa di regime alla spesa in Italia, con paginate e paginate dai toni esultanti per le riaperture! Se i media ticinesi servono ad incoraggiare i lettori a fare shopping nel Belpaese a scapito del commercio locale, qualcuno – e si pensa in particolare agli inserzionisti – una qualche domandina dovrebbe pur porsela. Tanto più che la stampa di regime, che gioca contro il commercio locale, si cucca sostanziosi aiuti anticrisi pagati dal contribuente.
Posizione nota
Quanto alla spesa in Italia, la nostra posizione è nota. Un conto è chi è fa fatica ad arrivare alla fine del mese, magari perché – a causa della libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia – ha perso il lavoro. Altra storia è chi ha il borsello rigonfio e potrebbe dunque tranquillamente permettersi di spendere in Svizzera. Nei confronti di questa ultima categoria di comprensione non ne abbiamo proprio.