Furti a raffica e frontiere spalancate

Gli internazionalisti spalancatori di frontiere possono essere sempre più soddisfatti. Dopo le raffiche di furti nella Riviera, adesso il fenomeno torna a spostarsi nel Mendrisiotto. A Coldrerio in uno stesso giorno (giovedì) i ladri hanno devastato tre abitazioni, provocando anche dei danni importanti! Chissà perché, siamo pronti a scommettere che i ladri non sono patrizi di Genestrerio.
Più o meno in contemporanea due minorenni sono state fermate per un furto con scasso messo a segno in un appartamento di Muralto. Delle due minorenni si sa che sono straniere residenti all’estero. Non ci vuole dunque un grande sforzo di fantasia per immaginare che le due – viste le modalità d’azione e l’età – risiedano in effetti in un campo nomadi d’oltreconfine. Al proposito dei ladri rom, sappiamo che sono in atto i cambi della guardia: parecchi dei minorenni che venivano mandati a rubare in Svizzera nelle precedenti ondate di furto sono nel frattempo diventati maggiorenni, ragion per cui devono venire sostituiti. Da maggiorenni non godono infatti più della quasi totale impunità di cui beneficiano da minori per reati di questo tipo. Impunità che fa sì che l’andamento sia sempre lo stesso: furto, fermo, rimessa in libertà, nuovo furto. Occorre quindi formare le nuove leve. Sicché, dobbiamo attenderci nuove ondate di furti con scasso ad opera di minorenni residenti in campi nomadi d’Oltreconfine, per cui speriamo che le Guardie di confine, come pure le polizie di ogni ordine e grado, ne siano consapevoli e si stiano preparando!
Se siamo diventati il paese del Bengodi per malviventi stranieri i motivi sono noti: smantellamento delle frontiere quando invece sarebbe stato necessario potenziarle e libera circolazione delle persone allargata, che ha permesso alla delinquenza dell’Est di installarsi comodamente in Italia, base da cui poi partire per fruttuose scorribande nella vicina Svizzera.
Nei prossimi giorni (6 dicembre) ricorreranno i venti anni di un voto storico: il NO elvetico allo SEE. Naturalmente gli ambienti istituzionali passeranno all’acqua bassa. Quel NO ci ha insegnato una cosa molto importante: gli scenari catastrofici che, in perfetta malafede, ci erano stati dipinti in caso di rifiuto di adesione, non si sono affatto verificati, perché erano solo frottole. E’ infatti accaduto il contrario: se la Svizzera se la passa ancora relativamente bene, è solo grazie a quel NO. Tuttavia – e questo ci rode – la stessa identica cosa sarebbe successa se non avessimo sottoscritto gli accordi bilaterali. Ossia, le catastrofi paventate sarebbero rimaste nel regno delle fantasie distorte. E a quest’ora non saremmo invasi da manodopera straniera a basso costo senza alcun freno, e potremmo ancora controllare i nostri confini. Perché un paese che non difende i propri confini, come ebbe ad osservare un visitatore straniero giunto in Svizzera per la prima volta, “è un paese morto”.
Lorenzo Quadri