Intanto si cominciano ad abituare i cittadini alla sospensione dei diritti democratici
I contagi da stramaledetto virus cinese continuano a salire. Politicanti, burocrati e stampa di regime (a cominciare da quella di sedicente servizio pubblico) fanno a gara nel terrorizzare e rendere isterica la popolazione, così da poter sdoganare anche le più immonde cappellate senza incontrare resistenze. Il copione è lo stesso che abbiamo visto in primavera, quando però lo scenario era ben diverso.
Verso l’esproprio bolscevico?
I terroristi virali mirano manifestamente ad un altro lockdown e ben pochi politicanti hanno il coraggio di dire che non se ne parla nemmeno: la Svizzera andrebbe in fallimento e la popolazione finirebbe in miseria. Se qualcuno, magari sulla scorta di quanto accaduto in marzo, pensa che sia ancora possibile rinchiudere la gente in casa per settimane a guardare le serie su Netflix mentre lo Stato paga gli stipendi, farà bene a rendersi conto che le cose non stanno così.
I soldi che usa l’ente pubblico per versare i salari di chi è stato rinchiuso e per tentare di tamponare la moria di attività economiche non crescono sugli alberi. Provengono dalle tasche dei cittadini. E non ce ne sono più. Visto poi che il vaccino contro il covid non è per domani, dopo l’impossibile lockdown 2 ci sarà magari anche un lockdown 3 e 4? E come si pensa di finanziarli? Forse con l’esproprio bolscevico di chi dopo anni di sacrifici è riuscito a comprarsi la propria casetta o appartamento e a mettere qualche soldo in banca? Visto che con la scusa dello stramaledetto virus cinese burocrati e politicanti fanno strage di diritti costituzionali, il prossimo sulla lista sarà quello alla proprietà privata?
I secondi lockdown
Israele, uno Stato di 8 milioni di abitanti (più o meno come la Svizzera) ha decretato il secondo lockdown, che ha già portato alla distruzione di 200mila posti di lavoro. Come se 200mila impieghi persi fossero un problema “solo” economico e sociale, e non anche sanitario. Se il governo israeliano vorrà tirare le somme, potrà contare le vittime che mieteranno il secondo lockdown ed il conseguente disastro economico tra malattie, invalidità (in particolare di tipo depressivo e psichiatrico) e suicidi. Poi si vedrà quale dei due, tra lockdown e virus cinese, è più pericoloso.
La presidente della Comunità di Madrid Isabel Diaz Ayuso da tempo si scontra con il governo centrale spagnolo che vorrebbe chiudere tutta la Regione. In un’intervista pubblicata venerdì sul Corriere della Sera online, Diaz Ayuso ha centrato subito i termini della questione: “Se nessuno lavora, chi pagherà le tasse? Occorre essere prudenti anche davanti alla pandemia economica. Non si muore di solo Covid”.
L’emittente di regime
Non sorprende che la prima ad invocare misure draconiane sia proprio l’emittente di regime. In un commento del capo della redazione di Palazzo federale della SSR Urs Leuthard (pubblicato sul portale della TV di Stato e prontamente ripostato su twitter dal responsabile dell’informazione della Pravda di Comano kompagno Reto Ceschi), si accusa il Consiglio federale di essere molle nella gestione della pandemia, si invoca l’esautorazione dei Cantoni e l’introduzione immediata di nuove restrizioni. Il lockdown non viene esplicitamente citato, ma è chiaro dove si vuole andare a parare.
Per chi, come i dirigenti dell’emittente di regime, ha il lauto stipendio garantito dal canone più caro d’Europa, è facile fare il chiusurista da salotto. Ma visto che il secondo lockdown comporterebbe la catastrofe economica ed occupazionale, è evidente che, in quel caso, il canone radioTV dovrà essere abolito: le economie domestiche e le imprese non si potranno più permettere di sostenere questo esborso obbligatorio inutile.
“Per vedere l’effetto che fa”
E’ poi evidente che il virus cinese viene utilizzato come prova tecnica di autoritarismo. Gli esecutivi se ne servono per cominciare ad abituare i cittadini alla privazione di libertà e di democrazia. Vedi, tanto per citare un esempio, la demenziale decisione della scorsa primavera di cancellare elezioni comunali e votazioni “per motivi psicologici”. Intanto si comincia a far passare il messaggio che lo Stato di diritto può essere sospeso a piacimento. Adesso si prende l’argomento del virus. Un domani se ne troverà un altro. Ed evidentemente, non trattandosi più di una “prima”, limitazioni ed esautorazioni saranno più facili da far passare. Se il cittadino comincia ad abituarsi alla dittatura del cosiddetto “stato di necessità”, sarà molto più facile sdoganarla anche in futuro. Così i governicchi di ogni livello potranno farsi i propri comodi senza incontrare fastidiose opposizioni.
In questo senso, il presidente del Gran Consiglio, il leghista Daniele Caverzasio, ha fatto benissimo a decidere che la seduta parlamentare di domani si terrà comunque. Perché, se per sbarazzarsi di un legislativo bastano un centinaio di contagi al giorno, vuol dire che la democrazia è davvero ad uno stadio terminale.
Lorenzo Quadri