Com’è la situazione sul mercato del lavoro lombardo? Nera è ancora dire poco. Rimaniamo vicino a noi. Nella Provincia di Como i disoccupati sono triplicati in 10 anni. A fine 2004 se ne contavano infatti circa 8600. Adesso sono quasi 25mila. Le cifre sono state pubblicate sul Corriere di Como nei giorni scorsi. Il tasso disoccupazione medio lombardo è dell’8.1%. E stiamo parlando della regione che dovrebbe fare da “locomotiva” alla Penisola. Quello comasco è superiore, attestandosi al 9%. Da qui ad arrivare al 10% la strada è breve.
Sempre sul Corriere di Como si legge anche che il tasso di occupazione è sceso al 64%. Ciò significa che, appena fuori dalla nostra “porta di cosa” oltre un terzo della popolazione tra i 15 ed i 64 anni non ha un lavoro.
Nessuna prospettiva
Questo continuo degrado allarma e all’orizzonte non si vedono soluzioni positive.
Ovviamente anche noi dobbiamo preoccuparci perché, in regime di devastante libera circolazione delle persone, il nostro territorio si trova a fare da valvola di sfogo alla crisi occupazionale delle Province italiane vicine. Il rafforzamento del franco sull’euro ci mette ancora del suo: aggrava il dumping salariale (frontalieri e padroncini possono proporsi a costi sempre inferiori).
In Ticino
Della situazione ticinese, si insiste nel venirci a dire che non è drammatica, che il tasso di disoccupazione ufficiale è “solo” del 4.6%, e via elencando. Peccato che queste cifre siano ben lontane dall’essere fedefacenti. Molte sono le categorie che non figurano nelle statistiche ufficiali dei senza lavoro: dalle persone in assistenza a quelle scaricate sull’AI, dai prepensionati agli eterni studenti, dalle casalinghe per forza a chi segue programmi occupazionali.
E le statistiche risulteranno prossimamente ancora più abbellite. Infatti adesso il Cantone raccomanda ai Comuni di non esortare più le persone in assistenza ad iscriversi all’Ufficio regionale di collocamento perché, nell’ambito della nuova strategia (?), ci penseranno gli uffici cantonali a selezionare i casi (quelli con maggiori chance di collocabilità in tempi brevi) da mandare agli URC.
C’è da chiedersi come potranno gli uffici sociali cantonali, da tempo sommersi dagli incarti, a decidere in modo affidabile chi tra i beneficiari di prestazioni assistenziali è facilmente collocabile, e quindi va iscritto alla disoccupazione, e chi no.
Abbellire le statistiche?
Un effetto immediato di questa nuova raccomandazione comunque ci sarà: quello di abbellire ulteriormente le cifre degli iscritti agli URC. Sicché, sulla base di dati taroccati, continueranno a dirci che in fondo non si sta così male in regime di devastante libera circolazione delle persone, perché se lo dicono le statistiche, cosa volete che sia la realtà sul territorio?
Certo che talune tempistiche sono quanto meno curiose. Le statistiche sulla disoccupazione vengono ulteriormente truccate proprio quando si tratta di concretizzare lo scomodo voto del 9 febbraio.
Quale messaggio si tenta di far passare? Forse si vuole far credere che, in fondo, non vale la pena ostinarsi a voler concretizzare quanto votato il 9 febbraio?
In caso di dubbio…
Nel caso ci fossero dei dubbi, per trovare una motivazione più che valida per non recedere di un millimetro dal voto dello scorso anno, basta guardare le cifre dell’occupazione della provincia di Como (anch’esse edulcorate) citate all’inizio articolo. Urge una diga. Altrimenti finiamo tutti travolti.
Per questo è essenziale anche un’altra cosa: che in maggioranza relativa in Consiglio di Stato resti chi questa diga la vuole costruire. Sarebbe deleterio se ci tornasse chi ha aperto gli argini, e non si sogna di richiuderli, come è il caso del PLR.
Lorenzo Quadri