In tema di naturalizzazioni ed assistenza ci sarà un po’ più di trasparenza. La Commissione della legislazione del Gran Consiglio ha infatti sottoscritto all’unanimità un rapporto che accoglie parzialmente una mozione del 2005 dell’allora gran consigliere leghista Lorenzo Quadri, che chiedeva appunto di completare le informazioni accessibili al pubblico in materia di naturalizzazione ed assistenza.
“In effetti – osserva Quadri – il rendiconto del Consiglio di Stato si limita a fornire il numero di naturalizzazioni ed il tipo di procedura adottata. Per scoprire delle informazioni statistiche sul paese d’origine e la fascia d’età dei naturalizzati, occorre andare a cercarle nell’annuario statistico ticinese. Mancano invece completamente dei dati pubblici sull’attività professionale svolta (o non svolta) dai neosvizzeri: in particolare, non è possibile sapere quante di queste persone lavorino e quante no, un dato che è poi interessante mettere in relazione con quello sulla provenienza”.
Ma sono così importanti queste informazioni?
L’attuale frammentazione ed incompletezza delle osservazioni è sospetta. L’impressione è che si preferisca nascondere certi dati statistici – che il cittadino ha tutto il diritto di sapere – per non dar ragione a chi, come la Lega, sottolinea che le naturalizzazioni facili sono una realtà, e che troppo spesso anche chi è carico dello stato sociale riesce a trovare il modo di beneficiarne. Ricordo che nel Canton Berna è stata approvata dal popolo una modifica costituzionale che vieta esplicitamente le naturalizzazioni di persone in assistenza. Dovremmo introdurla anche in Ticino.
E per quel che riguarda i dati dell’assistenza, anch’essi interessati dalla sua mozione?
Qui il tema è anche più delicato. Le statistiche pubbliche sono, è vero, un po’ più articolate di quelle sulle naturalizzazioni. Ma mancano delle informazioni essenziali.
Del tipo?
Ad esempio, sono pubbliche le percentuali globali di svizzeri e di stranieri in assistenza, mentre non lo è la nazionalità degli stranieri in assistenza. Non si sa, inoltre, da quanto tempo risiedono in Ticino gli stranieri in assistenza. Questo aspetto è molto importante, perché è utile nel dare la dimensione del fenomeno dell’immigrazione nello stato sociale. Quel fenomeno che i moralisti a senso unico negano ad oltranza, ma che in realtà…
Di recente è stato sottoscritto anche un secondo rapporto granconsigliare che di fatto sposa una proposta “di trasparenza” che lei fu il primo a formulare dieci anni fa: quella di segnalare le postazioni dei radar mobili.
In questo caso più che di trasparenza si tratta di prevenzione. Se si vuole che gli automobilisti rallentino su una tratta ritenuta pericolosa, allora il controllo radar va annunciato. Altrimenti il radar si trasforma in una trappola per sanzionare gli automobilisti e per incassare le multe, senza però prevenire le situazioni di pericolo. Anzi: l’ente pubblico fa cassetta speculando sulle situazioni di pericolo. Il rapporto commissionale favorevole alla segnalazione dei radar mobili, che spero trovi una maggioranza anche nel plenum parlamentare, mi fa inoltre piacere perché si tratta di un piccolo passo che va nel senso inverso al trend finto moralista e politikamente korretto della criminalizzazione dell’automobilista. Quel trend, per intenderci, che ci ha regalato l’aberrante programma “via sicura”, a seguito del quale un eccesso di velocità senza conseguenze pratiche viene sanzionato più duramente di una rapina.
MDD