Il deputato leghista: “non si tratta solo di risolvere un singolo, ma soprattutto di pensare al futuro”
E’ stata annunciata ed è arrivata. Il Consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadriha presentato una mozione che, tramite una modifica di legge, chiede la consegna all’Italia del terrorista Alvaro Lojacono Baragiola. Per la giustizia del Belpaese costui risulta (da decenni ormai) latitante in Svizzera. “Ma non si tratta –precisa Quadri – di creare solo una “lex Baragiola”, bensì di pensare anche a situazioni che certamente si presenteranno in futuro”.
Perché rivangare la vicenda Lojacono-Baragiola?
Come sappiamo il caso è tornato d’attualità dopo la consegna all’Italia del brigatista Cesare Battisti da parte della Bolivia. E’ evidente che a questo punto la Svizzera non può più macchiarsi di complicità con un terrorista come Lojacono, che sfugge ad una condanna all’ergastolo e ad una a 17 anni di prigione, pronunciate in Italia e cresciute in giudicato, perché trent’anni fa ha ottenuto il passaporto svizzero grazie alla nazionalità della madre ed a possibili connivenze politiche. Se poi pensiamo che il signore in questione beneficia pure del pubblico impiego presso l’università di Friburgo, c’è davvero di che vergognarsi. I politicanti della partitocrazia amano sciacquarsi la bocca con la “reputazione internazionale della Svizzera”, in genere usata come pretesto ricattatorio per giustificare l’accoglienza di finti rifugiati o la sottoscrizione di accordi internazionali capestro. Forse che proteggere e dare un impiego statale ad un terrorista assassino non “nuoce alla reputazione internazionale” del nostro Paese? Aggiungo inoltre che, se Lojacono fosse stato un criminale nazifascista, sarebbe già stato consegnato all’Italia da un pezzo e senza tante storie. O vuoi vedere che un criminale di sinistra merita di essere trattato meglio di un criminale di destra? E quindi che le vittime di un criminale di sinistra, e le loro famiglie, sono “vittime di serie B”?
Qual è allora la sua proposta?
In base alla Legge sull’acquisto e sulla perdita della cittadinanza svizzera, quest’ultima può essere ritirata “ad una persona che possiede anche la cittadinanza di un altro Stato, se la sua condotta è di grave pregiudizio agli interessi o alla buona reputazione della Svizzera”. Lojacono Baragiola non ha più la cittadinanza italiana, e quindi questa diposizione non può trovare applicazione al suo caso. La legge sull’assistenza internazionale in materia penale prevede dal canto suo che “nessuno Svizzero può essere estradato o consegnato a uno Stato estero a scopo di perseguimento o esecuzione penali”, a meno che vi acconsenta per iscritto. Siamo dunque ad un’impasse. Lojacono Baragiola, che ha solo il passaporto svizzero, non può venire privato della cittadinanza elvetica e dunque non è estradabile in Italia. Di conseguenza ho proposto di introdurre un’eccezione: per reati di terrorismo – quindi non stiamo parlando di quisquilie, ma di crimini della massima gravità – deve essere possibile estradare anche cittadini svizzeri.
Perché questa non sarebbe una “Lex Baragiola”?
Perché in futuro la Svizzera si troverà senza dubbio confrontata con casi di cittadini elvetici, magari beneficiari di naturalizzazioni facili, colpevoli e condannati all’estero per reati di terrorismo islamico. Persone che, proprio per non correre il rischio di un’estradizione, hanno scientemente rinunciato alla cittadinanza del paese d’origine. Ma il passaporto elvetico non deve diventare un mezzo per permettere a simili criminali di scappare dalla giustizia. Il nostro passaporto non merita di essere infangato in questo modo! Un caso Lojacono basta e avanza.
MDD