Il consigliere nazionale leghista sulla crociata dei kompagni a favore del burkini
Anche la Germania si prepara a vietare il velo islamico integrale. I ministri regionali degli interni della CSU/CDU (il partito dell’Anghela Merkel) sono favorevoli ad imporre l’obbligo di mostrarsi nei luoghi pubblici a viso scoperto.
Cosa pensa di questa evoluzione il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri, membro molto attivo del comitato promotore del divieto di burqa lanciato dal Guastafeste Giorgio Ghiringhelli?
E’ di certo una bella soddisfazione. Per anni il divieto di burqa è stato denigrato come populista, razzista, xenofobo, islamofobo. E, più subdolamente, è stato etichettato come un “non problema” da quelli che questo divieto non lo vogliono. E chi si oppone lo fa per un solo motivo: perché rifiuta, per principio, di difendere ed imporre i nostri valori agli immigrati in arrivo da “altre culture”, incompatibili con la nostra.
Però adesso anche a sinistra si levano voci contro il burqa.
Alle Camere federali la sinistra si è battuta contro la concessione della garanzia federale al divieto di burqa, inserito della Costituzione ticinese per volontà del 65% dei votanti. Adesso arriva la giravolta: a sinistra dicono di essere contrari al burqa, ma anche a vietarlo. Evidentemente perché a sostenere il divieto è la parte politica sbagliata. Quella “populista e razzista” a cui non bisogna mai dare ragione. Ma è chiaro che i cittadini sanno riconoscere simili uregiatade.
Adesso si parla anche del divieto di burkini, che i giovani leghisti hanno chiesto per lidi e piscine di tutto il Cantone.
Sono chiaramente d’accordo con le mozioni leghiste. Il burkini, come ha detto il primo ministro francese Manuel Valls (che fa parte di un governo di sinistra), è l’ “espressione di un’ideologia basata sull’asservimento della donna” e quindi “incompatibile con i valori occidentali”. Inoltre immagino che entrare vestiti in piscina comporti anche dei problemi igienici.
Il PS (giovani e donne) si oppongono fermamente al divieto di burikini.
Fa piacere apprendere che le grandi battaglie della sinistra ticinese sono diventate le crociate a favore del burqa, del burkini e dei finti rifugiati. A dimostrazione che si tratta di un partito contro la Svizzera e contro gli svizzeri. Comunque, vadano pure avanti così. Contento loro…
I socialisti dicono che ognuno può vestirsi come vuole.
Non mi risulta che si possa entrare in piscina con i jeans o con le scarpe. E nemmeno che le donne possano stare al lido in topless. I kompagni, e non è la prima volta, usano la libertà individuale come una foglia di fico. In realtà ciò che vogliono è opporsi alla difesa dei valori occidentali e aprire le porte all’islamizzazione della Svizzera. Usano la libertà individuale come uno specchietto per le allodole. Un fumogeno per camuffare il vero obiettivo, che è la difesa ad oltranza della multikulturalità completamente fallita e, di conseguenza, dell’immigrazione illimitata. Del resto a sinistra sono i primi a voler imporre sempre nuove regole e divieti. E’ chiaro che, quando esponenti di quell’area invocano la libertà individuale, non sono credibili; se ne servono per altri scopi.
MDD