Ancora sbroccate d’Oltreramina contro il Ticino: adesso arriva pure la “scienziata”

Prosegue la saga dei personaggetti d’Oltreramina che si permettono di spalare palta sulla Svizzera in generale e sul Ticino in particolare. Ad immagine e somiglianza dei troppi frontalieri che sputano nel piatto dove mangiano.

La scorsa settimana abbiamo registrato l’incredibile quantitativo di panna, roba da pasticceria industriale, che è stata montata su una dichiarazione fuori onda del presidente del governicchio cantonale Norman Gobbi, la cui parole sono state modificate di proposito per poterci fabbricare sopra un “caso”.

Il colmo

Il colmo è che si tenta di far passare per uno scandalo il fatto che il presidente del CdS pensi prioritariamente ai ticinesi. E a chi dovrebbe pensare il presidente dell’Esecutivo cantonale, ai Seminoles?

Ma taluni soldatini e soldatine della partitocrazia, in perenne fregola di visibilità mediatica (inversamente proporzionale a capacità e ruoli ricoperti), così come pure i soliti tirapiedi $inistrati, non hanno perso occasione per saltare sul carro della polemichetta moraleggiante da tre e una cicca. Ovviamente solo perché il presidente del CdS è leghista.

Il caso Arcisate

Sempre alla scorsa settimana risale il “caso Arcisate”. Nella cittadina si segnala  un numero record di quarantene. E, secondo il pennivendolo di turno del Corriere della Sera (che qualcuno ha soprannominato “il giornale unico del virus”) la colpa sarebbe della Svizzera in generale e del Ticino in particolare, rei, in sostanza, di non aver decretato quel lockdown (=serrata) che tanto piace ai giornalai ro$$i da entrambe le parti della ramina. La R$I, che fa propaganda chiusurista con i soldi del canone più caro d’Europa, si è affrettata ad intervistare il sindaco di Arcisate nella speranza che avrebbe lanciato strali contro gli svizzerotti. Ma è andata male.

NB: secondo i chiusuristi solo le attività economiche vanno chiuse. Per contro, le frontiere devono rimanere SPALANCATE qualsiasi cosa accada, perché “libera circolazione über Alles”.

Carlazzo ci mancava

Questa settimana è stato invece il turno di una sconosciuta dottoressa di Carlazzo, ridente comune italico nei pressi del confine di Gandria, la quale ha pensato bene di avvisare i propri pazienti nei termini seguenti:

“Cari pazienti, qui la situazione Covid è molto pesante! La vicinanza con la Svizzera ci ha penalizzati, essendo i nostri lavoratori frontalieri esposti a contatti continui con gente positiva irresponsabile”.

Questa signora è meglio che cambi mestiere.

Il suo connazionale Sgarbi commenterebbe evocando a più riprese un simpatico ovino.

Che una persona, in teoria laureata, non sia in grado di rendersi conto che, senza il Ticino e gli “svizzeri irresponsabili”, tanti suoi connazionali e compaesani non avrebbero la pagnotta sul tavolo, è allarmante.

Semmai sono i ticinesi ad essere a rischio di contagio a causa dell’arrivo incontrollato di frontalieri da province italiche limitrofe (vedi Varese) dove il tasso di infezioni è ben superiore a quello del nostro Cantone.

Quindi: chiudere le frontiere!

Almeno due terzi dei frontalieri possono tranquillamente stare a casa loro, e non solo per il periodo della pandemia, ma definitivamente. Ciò a tutela della salute di tutti. Ma anche del mercato del lavoro ticinese, della qualità dell’aria, della viabilità, eccetera.

Del resto, già lo scorso marzo il Ticino si è impestato con lo stramaledetto virus cinese per colpa delle frontiere spalancate con l’Italia, volute dalla partitocrazia.

Poi a pagare gli stipendi agli ex frontalieri – ovviamente: stipendi elvetici, mica italiani – ci penserà la luminare della scienza con studio medico a Carlazzo, che solo per un’imperdonabile distrazione degli accademici svedesi (come noto ancora più irresponsabili degli svizzerotti) non è ancora stata insignita del premio Nobel.

Quando cominceranno i licenziamenti…

Risulta intanto, secondo uno studio del sindacato OCST, che entro fine anno 4000 frontalieri avranno perso il lavoro a causa della crisi economica da stramaledetto virus cinese. Beh, ci sarebbe anche mancato che gli unici a rimanere a piedi fossero i ticinesi, quando i frontalieri, in questo sfigatissimo Cantone, occupano un terzo degli impieghi disponibili!

Magari, a seguito di tali annunciati licenziamenti,  al di là della ramina qualche sofisticato intellettuale come la dottoressa di Carlazzo si renderà conto che, senza il Ticino e la libera circolazione delle persone, dalle loro parti butterebbe maluccio.

Inutile dire che anche questa volta la Pravda di Comano – sempre nell’ottica della propaganda chiusurista ed antisvizzera – è corsa a dare spazio alle sbroccate della dottoressa con tanto di intervista in ginocchio. Presto, un Pulitzer!

Lorenzo Quadri