Ginevra, estremista in moschea. Mentre nel Canton Vaud le associazioni islamiche…
Andiamo proprio bene! La moschea di Ginevra si trova di nuovo nella bufera in quanto uno dei responsabili sarebbe un integralista islamico, schedato come tale in Francia. Ne ha dato notizia Le Temps nei giorni scorsi. Da notare che il sospetto estremista è schedato in Francia perché è un frontaliere francese: avanti con la libera circolazione delle persone! E poi gli spalancatori di frontiere hanno il coraggio di venirci a dire che non bisogna chiedere l’estratto del casellario giudiziale prima di rilasciare permessi B e G? Inoltre: alla moschea non trovavano un residente da assumere?
Il bello è che il presunto estremista si sarebbe dovuto occupare proprio di “prevenire altre derive jihadiste”, dopo che due giovani frequentatori della moschea ginevrina sono partiti per la Siria.
Ovviamente il problema non è che dei fiancheggiatori dell’Isis siano partiti; il problema è che di simili personaggi ce ne sono anche Svizzera, e per questo possiamo ringraziare l’immigrazione incontrollata ed il multikulti; ed il problema è anche che questi jihadisti, non di rado neo-svizzeri grazie al regime di naturalizzazioni facili, potrebbero anche tornare nel nostro paese.
I politikamente korretti
Certo che è il massimo: alla moschea di Ginevra mettono un presunto jihadista residente in Francia a prevenire le derive jihadiste! Letteralmente la volpe nel pollaio! E poi i soliti politikamente korretti – a partire dal Consiglio federale – hanno il coraggio di venirci a dire che applicare delle misure di “sorveglianza speciale” alle moschee “sa po’ mia”!
Esempio concreto: chi scrive ha proposto al Consiglio federale di vietare i finanziamenti esteri ai luoghi di culto musulmani. Questo poiché chi finanzia, specie se proviene da paesi dove impera l’estremismo islamico, ovviamente lo fa con secondi fini (propagandare la “guerra santa” anche dalle nostre parti). Oltre al divieto di finanziamenti esteri, per ragioni di trasparenza e anche di integrazione, andrebbe imposto l’obbligo di predicare nella lingua del luogo. Replica scandalizzata del Consiglio federale: ma non se ne parla nemmeno! Sarebbe una “massiccia violazione della libertà di religione”!
Come se i finanziamenti esteri e l’obbligo di predicare in lingua locale avessero qualcosa a che vedere con la libertà di religione…
Prospettive fosche
Con il Consiglio federale che ci ritroviamo, il futuro è plumbeo. Se poi si pensa che ci sono dei politicanti spalancatori di frontiere, come il presidente del P$$ Christophe Levrat, che vorrebbero far diventare l’Islam religione ufficiale in Svizzera, come l’Islam c’entrasse qualcosa con il nostro paese – che è cristiano e costruito su base cristiana -, c’è davvero di che mettersi le mani nei capelli.
Avanti con l’islamizzazione della Svizzera grazie anche al fattivo contributo dei kompagnuzzi!
Nel Canton Vaud…
Intanto nel Canton Vaud nei giorni scorsi le associazioni musulmane hanno per la prima volta preso una posizione politica. Oltretutto l’hanno presa contro la nuova legge votata dal parlamento cantonale che vieta l’accattonaggio, sostenendo che l’elemosina sarebbe uno dei pilastri dell’Islam. Bene, se è un pilastro dell’Islam, che la si pratichi nei paesi musulmani. Di certo l’accattonaggio non è un pilastro della Svizzera; e quindi in casa nostra non lo vogliamo.
E’ inoltre degno di attenzione che le associazioni musulmane vodesi abbiano preso posizione contro una nuova legge perché non in linea con le loro usanze e valori. Usanze e valori che evidentemente, alla faccia dell’integrazione, vogliono imporre in casa nostra.
Se questo non è un chiaro campanello d’allarme!
Fin troppo facile immaginare quale sarà il prossimo passo: fondare un partito, ottenere cariche politiche, e pretendere di cambiare le nostre leggi dall’interno, per sostituirle con regole d’ispirazione islamica. A partire dalla sharia.
Magari sarebbe il caso che qualcuno cominciasse a togliersi le fettone buoniste di salame dagli occhi.
Lorenzo Quadri