9 febbraio: i più soddisfatti (?) del compromesso-ciofeca sarebbero i ticinesi?
Si moltiplicano gli studi ed i sondaggi farlocchi fatti per reggere le coda alla libera circolazione! Studi e sondaggi che sono semplicemente delle iniziative propagandistiche mirate a negare la realtà di un mercato del lavoro sfasciato dalla devastante politica delle frontiere spalancate. A negare la realtà, e a spacciarla per una semplice “percezione ingannevole”, come racconterebbero gli scienziati dell’IRE.
Certo, perché 65mila frontalieri, ossia quasi il 30% della totalità dei lavoratori in Ticino, sono una “percezione”. Frutto di allucinazione collettiva.
Gli asini volano?
Dopo le prodezze dell’IRE, che con i milioni del contribuente costruisce realtà alternative per farci credere che le frontiere spalancate sono una figata pazzesca e chi sostiene il contrario un mentecatto, ecco arrivare, sulla stessa lunghezza d’onda, l’ultimo sondaggio taroccato dell’istituto gfs.bern. Un sondaggio secondo il quale il popolo elvetico andrebbe in estasi per la (non) preferenze indigena light: ossia per l’annullamento del “maledetto voto” del 9 febbraio perpetrato alle Camere federali lo scorso dicembre dal triciclo PLR-PPD-P$$ e partitini di supporto. Non solo: i più soddisfatti del compromesso-ciofeca sarebbero addirittura gli svizzeri italiani (!). Ed inoltre il gradimento degli accordi bilaterali sarebbe cresciuto dal 2015 ad oggi. Come no. Se avesse anche indicato che gli asini volano, gfs.bern avrebbe fatto l’ “en plein”.
Credibilità nel water
E’ davvero sorprendente la disponibilità di certi istituti demoscopici a gettare nella tazza del water la propria credibilità. Prima di pubblicare scempiaggini come quelle di cui sopra, aspettandosi pure che il popolo becero se le beva, occorrerebbe riflettere un attimo. Davvero solo un attimo: non servono grandi teorie. Se il 70% dei ticinesi ha plebiscitato l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, è evidente che gli abitanti di questo sempre meno ridente Cantone NON possono essere soddisfatti della preferenza nazionale light che rottama quel che loro hanno votato.
Oltretutto, si imbroglia anche sui termini. La preferenza in questione non è nemmeno nazionale. E’, semplicemente, una misuricchia che creerebbe un diritto al colloquio di lavoro (non certo all’assunzione) a vantaggio di taluni iscritti agli Uffici regionali di collocamento (URC). Naturalmente dimenticandosi che sempre più senza lavoro residenti non si annunciano agli URC: lo fa solo chi può percepire qualche prestazione. E dimenticandosi pure che agli URC si possono per contro iscrivere anche i frontalieri ed i cittadini UE che si trasferiscono in Svizzera per tre mesi alla ricerca di un impiego, prolungabili a sei. Altro che preferenza “indigena”! Indigena una cippa!
Tentativi di pilotaggio
Uscirsene a sostenere che i ticinesi sarebbero i più soddisfatti della Svizzera (!) per la turpe manovra perpetrata a Berna dalla partitocrazia cameriera dell’UE ai danni del “maledetto voto” è un insulto all’intelligenza. Da ciò si deduce facilmente che tutto il sondaggio di gfs.bern è una boiata pazzesca.
Da tempo ormai questi istituti demoscopici tentano di influenzare i risultati di votazioni ed elezioni secondo i desiderata delle élite spalancatrici di frontiere. Riuscendoci però sempre meno, e nel contempo screditandosi sempre di più. Con l’uscita secondo cui i ticinesi sarebbero addirittura i più entusiasti della Svizzera per un compromesso-ciofeca che li prende letteralmente a pesci in faccia, si precipita nel baratro.
La spiegazione
Una parziale spiegazione di tanto autolesionismo da parte dell’istituto demoscopico bernese la si trova nel committente. Lo abbiamo già scritto: lo scarraffone è bello a mamma sua; il sondaggio, invece, è bello a committente suo. E chi è il committente nel caso concreto? L’Associazione delle imprese farmaceutiche svizzere, Interpharma. Ossia, spalancatori di frontiere incalliti, vogliosi di ingrassare le proprie tasche oltre ogni decenza!
Modesto suggerimento: invece di spendere soldi in sondaggi taroccati, Interpharma potrebbe commissionare un’indagine sul perché le medicine prodotte in Svizzera se comprate all’estero costano una frazione del prezzo praticato in patria. Sicuramente il tema interesserebbe di più ai cittadini degli sfacciati tentativi di propaganda a favore della fallimentare libera circolazione.
Lorenzo Quadri