Mentre i “liberi pensatori” sostengono l’estremismo islamico
Come c’era da attendersi, il politikamente korretto scende in campo a favore del burqa.
Pur di permettere all’estremista islamico non integrato (e non integrabile) di risiedere in Svizzera seguendo i propri principi, neanche fosse a Kabul, ci si produce in sconcertanti arrampicate libere sui vetri.
Pur di non dare ragione a quanti sostengono che chi vuole vivere in Svizzera deve anche condividere i valori fondamentali del nostro paese, ecco che i politikamente korretti si imbarcano nelle operazioni più inverosimili. Tutte all’insegna de “l’immigrato non ha doveri, ma solo diritti, e chi sostiene il contrario è un becero populista e razzista”.
Troviamo così la presidente della Commissione per le pari opportunità che sostiene il burqa. Ossia l’indumento simbolo di usanze tribali che si fondano sulla sottomissione della donna.
Davanti ad una Commissione per le pari opportunità, finanziata dal contribuente, che sostiene la plateale negazione delle pari opportunità, una qualche domandina sull’utilità ed il senso di questa Commissione nasce spontanea.
Troviamo pure i liberi pensatori schierati in difesa dell’estremismo islamico. Pur di non dar ragione a chi combatte la completamente fallita – ma politikamente korretta – multikulturalità, ecco che si gettano alle ortiche sia libertà che pensiero.
La nostra è una società libera, ma questa libertà ha bisogno di essere protetta e promossa con decisione. Non si promuove una società libera dando spazio a chi di questa libertà intende approfittare per prima trapiantare e poi imporre regole liberticide.
Altrettanto inaccettabile tentare di far passare il divieto di burqa come una limitazione della libertà religiosa. Tanto per cominciare il burqa non nasce da prescrizioni religiose bensì da usanze tribali. Ed inoltre anche la libertà religiosa – come tutti i diritti costituzionali – ha dei limiti.
I politikamente korretti tentano di far passare il burqa per un “non problema”. Una minaccia ai valori fondamentali su cui si fonda la nostra società, per costoro, non è un problema perché in nome delle aperture scriteriate ed incondizionate occorre accettare tutto.
L’iniziativa popolare lanciata dal Guastafeste ed appoggiata dalla Lega, denigrata e trattata con sufficienza in Ticino, suscita invece – per la serie: nessuno è profeta in patria – interesse a livello nazionale ed anche internazionale. E’ la prima volta che il divieto di burqa, introdotto in alcuni Stati tramite voto parlamentare e con l’approvazione anche delle $inistre (tutti populisti e razzisti?) viene sottoposto al giudizio popolare.
Se il popolo ticinese dovesse approvare il divieto di burqa, si tratterebbe di una “prima” importante; di quelle che non è possibile ignorare.
Il modello di società occidentale democratica e liberale è messo in pericolo da una politica migratoria scriteriata, che spalanca le porte a modelli ben diversi. La libertà di cui godiamo non è piovuta dal cielo. E non è neppure un dato acquisito nei secoli dei secoli. E’ frutto di secoli di lotte, che sono costate migliaia e migliaia vite. Tutto questo non vale più nulla?
Il 22 settembre abbiamo l’opportunità di dare un messaggio a chiaro a chi vuole vivere in Svizzera: o lo fa rispettando le nostre leggi ed i nostri valori fondamentali, o rimane a casa propria.
Lorenzo Quadri